Palermo-la-KalsaCi sono città che sembrano cartoline: curate in ogni dettaglio, perfette per selfie mozzafiato ad ogni angolatura, così precise da sembrare miniature. Queste città mi ricordano un po’ quegli sfondi fotografici di cartone: forse belli, ma basta sfiorarli per rendersi conto della montatura.
Poi c’è Palermo. Una città che può definirsi tutto tranne una “bomboniera”. Complessa, stratificata, martoriata: un puzzle a tratti monco in cui le ferite si mescolano ad angoli che rinascono come erba fra le rovine. Una città di una bellezza diversa, tremendamente vera e per questo affascinante. Ho iniziato la mia esplorazione della capitale della Sicilia accompagnata da Naida Samonà , guida turistica per Wonderful Italy, nel tour walk with a local.

Con Naida ci siamo intese subito. Abbiamo una formazione accademica simile e nutriamo gli stessi interessi perciò, andare in giro con lei, è stato come essere a spasso con una vecchia amica. Naida non è sempre vissuta a Palermo perché, mi ha spiegato,”ci sono stati anni in cui questa città non era vivibile. Quelli che per voi e per il resto d’Italia sono stati gli anni del boom economico e della ricostruzione qui hanno coinciso col sacco edilizio“. Non mi è  stato difficile andare con la mente ai titoli dei quotidiani, alle aperture dei tg, ma anche a tanto cinema che ha parlato di quel periodo nero. Parliamo di mafia indubbiamente, Naida lo chiarisce subito. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il centro storico  di Palermo, squarciato dai bombardamenti, fu dimenticato per dare il via a un’espansione edilizia forsennata nelle periferie. Palermo-la-kalsaGrazie alle connivenze fra mafia e politica, interi quartieri vennero fatti oggetto di speculazioni che non tennero conto di nulla: né di un sensato piano regolatore né della storicità degli edifici. Palermo venne letteralmente maciullata: preziose ville liberty furono abbattute per far posto a mostri architettonici, di contro le macerie della guerra furono lasciate lì dov’erano e gloriosi palazzi abbandonati nell’incuria più totale. Quello che seguì lo sappiamo tutti: gli omicidi di cosa nostra, la guerra fra le diverse cosche, fino ad arrivare alle stragi di Capaci e di via d’Amelio. Quelle deflagrazioni segnarono un punto di non ritorno per Palermo.  Ma anche l’inizio di una svolta.

Piazza Magione e l’anti-mafiaPalermo-la-Kalsa

Per spiegarmelo Naida ha iniziato il nostro tour dal quartiere della Kalsa. Una zona ancora poco turistica e, per questo, viva. Il quartiere nacque durante la dominazione islamica ed è qui che risiedeva l’emiro. Lo ricorda il suo nome, che deriva dall’arabo al halisah, “l’eletta”, “la pura”. E ancora oggi gli stilemi moreschi si mescolano alle testimonianze medievali e barocche secondo quell’intrigante mix che si ritrova solo a Palermo.Palermo-la-kalsa

Al centro della Kalsa si trova Piazza della Magione: un luogo che è diventato emblematico della storia di questo pezzo di Sicilia.  A prima vista, questa vasta spianata verde potrebbe sembrare un parco archeologico perché nel terreno sono riconoscibili vecchie fondamenta ( ma Naida mi ha chiarito trattarsi dei resti dei bombardamenti). Diversamente da un’area storica, tuttavia, al centro vi troneggia un edificio diroccato sui cui sono fiorite alcune opere di street-art: diciamo che nel complesso è un’immagine molto distante dalla comune idea di Piazza. Eppure quella della Magione è speciale, non solo perché ritrovo serale dei Palermitani, ma anche perché si tratta della Piazza per eccellenza di Falcone e Borsellino. Lo ricorda senza fraintendimenti, a chi si trovi a passare di qui, un bel manifesto. Vi sono raffigurati i due giudici mentre discutono in amicizia, in un atteggiamento che suscita tenerezza e commozione.la-Kalsa-Palermo-Falcone-Borsellino E’ un ritratto iconico che si ritrova anche altrove a Palermo. Fra l’altro, campeggia enorme sulle mura dell’Istituto Nautico situato lungo la Cala: senza dubbio, il più bel biglietto da visita della città e nel contempo un accorato omaggio dei suoi abitanti a quelli che sono diventati dei numi tutelari. Ma qui il duplice ritratto assume una valenza diversa, direi intima. È questo infatti il quartiere in cui i due magistrati sono cresciuti, si sono conosciuti, ed hanno intrapreso la loro radicale scelta di vita. Non a caso a pochi metri da qui, in via della vetreria – mi ha spiegato ancora Naida – si trova la casa di Borsellino – che ho visitato nei giorni successivi – e che oggi è un centro culturale che vuole soprattutto rappresentare un’alternativa per i giovani della Kalsa . ” Qui dov’è nato Paolo Borsellino i cittadini palermitani iniziano il risanamento del centro storico“, si legge su una semplice targa gialla affissa all’esterno dell’edificio. Ed è proprio così. Perché dopo quelle due detonazioni, con cui i boss mafiosi volevano dichiarare tutta la loro potenza e la loro ferocia, la città di Palermo ha iniziato la sua ribellione. Grazie anche ai cambiamenti politici, pian piano i cittadini si sono ripresi gli spazi abbandonati, sono iniziate le opere di recupero, i restauri che hanno portato a celebri riaperture.Palermmo-murale-Falcone-Borsellino

Capolavori ritrovati

Naida mi ha portato a vedere alcuni di questi luoghi, dimenticati per decenni. Come la Chiesa dello Spasimo: un capolavoro assoluto, unico esempio di gotico settentrionale di Palermo, reso straordinario dalla sua incompletezza. Fu infatti costruita per volere dell’ordine degli Olivetani per rendere omaggio al dolore sconfinato della Vergine. Ma, sotto l’incessante pressione dei Turchi, i religiosi abbandonarono il sito nonostante fosse stata commissionata una tela (attualmente custodita al Prado di Madrid) addirittura a Raffaello. Oggi la Chiesa, con la sua volta di cielo, dopo esser stata trascurata per troppo tempo, è tornata a ricoprire il ruolo pubblico che le spetta come location per eventi raffinati quali rassegne musicali, cinematografiche o artistiche.

Oppure, il Teatro Massimo, il più grande teatro lirico d’Italia, chiuso per più di un ventennio per un banale guasto all’impianto elettrico, divenuto secondo il New York Times, e non solo, il simbolo dell’anti-mafia in Sicilia.

L’importanza dell’associazionismo

A fare la differenza sono state negli ultimi anni soprattutto le persone comuni così, in compagnia di Naida, abbiamo scoperto Alab: Associazione liberi artigiani artisti Balarm di Palermo. Un movimento nato nel 2012 che coinvolge oltre 200 soci che, attraverso le pratiche dell’artigianato, mira alla riqualificazione del centro storico. Si tratta di ceramisti, sarti, stilisti, fotografi, architetti, inventori, giovani creativi di ogni genere che coniugano sapienze antiche con estetiche di design, processi eco-friendly e nobili materie prime con il solo denominatore comune di voler far rinascere le botteghe del cuore di Palermo tramite le proprie passioni. Sono loro che hanno rinnovato la faccia della città, rialzando saracinesche chiuse da tempo immemore. Anche se, ancora prima di loro, il germe del cambiamento  venne gettato dall’insurrezione di Addio Pizzo. “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità“. Questo lesse Palermo una mattina del 2004 su migliaia di volantini sparpagliati in strada. Oggi, hanno aderito all’associazione che nacque da quel motto di indignazione più di 800 esercenti, riconoscibili da una vetrofania posta sulla porta d’entrata al proprio negozio. E se è innegabile che la mafia ancora esista, è altrettanto vero che le sue grinfie su Palermo si siano allentate.

La rinascita di Palermo e i luoghi da scoprire

La città, libera dalla paura, è di nuovo fiera del suo splendore e la sua attrattività sui visitatori è tanto forte da averle meritato il titolo di capitale italiana della cultura e di essere scelta come palco per l’esposizione di arte contemporanea Manifesta 12. E pensare che solo pochi anni fa Palermo non era una destinazione turistica, mentre ai nostri giorni è fra le mete più ambite dai viaggiatori europei.Palermo-Manifesta12

In effetti, nonostante alcuni innegabili disagi, vi si può godere di incredibile bellezza. Insieme a Naida, ho scoperto luoghi da cui trapelano le tante anime della città che mi hanno lasciata di stucco. Come piazza Pretoria che fronteggia il Municipio e che viene chiamata “della vergogna” dai locali. Non solo per le tante sculture rinascimentali nude che attorniano la fontana, quasi aliene nel contesto stilistico di Palermo, ma anche perché, data la sua posizione, è assurta a simbolo della corruzione politica.

Palermo-la-Kalsa-Fontana Pretoria O come il superbo intreccio arabo -normanno- bizantino e barocco della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (la Martorana): una giustapposizione di ieratici mosaici dorati e volute ornamentali da sindrome di Stendhal. Un tripudio decorativo reso ancor più suggestivo dal fatto di essere consacrato al rito greco degli Ortodossi di Piana degli Albanesi. E sembra incredibile che tutto questo possa convivere col vociare dei mercati, il comparire improvviso di un murale, lo shopping griffato ai  Quattro Canti, l’odore di fritto dello street food – stile culinario fra i più rappresentativi di Palermo – le scalinate e i cortili, i vecchi portoni, le canale bucate e la sporcizia, i palazzi nobiliari e le catapecchie, gli alberi giganti, la decadenza e la rinascita che ti colpiscono e ti stordiscono durante una semplice passeggiata in un turbinio di sensazioni contrastanti.Decadenza-Rinascita-la-Kalsa-Palermo

Del resto Palermo è un giardino. Un “giardino planetario” secondo Manifesta 12, che esalta la multiculturalità tipica della capitale siciliana, ma anche un giardino di speranze: frammentato, a volte incolto e insidioso, ma ricco di semi fertili. Ecco perché mi piace pensare a Palermo come se fosse uno di quei ficus mastodontici che si possono osservare a Villa Garibaldi, in Piazza Marina: i  rami si allontanano dal suolo e poi, meravigliosamente,  gettano a terra nuove radici. Per un nuovo inizio.Palermo-la-kalsa

Visitare Palermo con Wonderful Italy

Wonderful Italy è una giovane società che propone soggiorni in abitazioni private ed esperienze nel Sud Italia. Opera sul territorio nazionale attraverso una rete di imprese locali chiamati “Hub”. Il primo Hub locale è stato lanciato la scorsa estate in Sicilia Occidentale, a partire proprio da Palermo. Lo scorso novembre è nato l’Hub Puglia Centrale, con baricentro Ostuni, il Brindisino e la Valle D’Itria e recentemente è stato creato l’Hub Sicilia Orientale, che parte da Siracusa per estendersi verso Ragusa e in tutta la zona est della Sicilia. Al cuore di tutte le proposte della Società vi è sicuramente il contatto e il coinvolgimento delle comunità locali per favorire l’incontro e la conoscenza fra visitatore e abitante, messo al centro del sistema di accoglienza.

Il tour walk with a local risponde a questa filosofia di fondo e rappresenta una perfetta introduzione alla città di Palermo che lascia anche il tempo di visitare altri luoghi significativi in autonomia (dura circa 3 ore). Wonderful Italy offre naturalmente altre esperienze per vivere la capitale siciliana: dai tour gastronomici a quelli più coloriti fra mercati e street art, fino proposte più innovative come “Il corso di cucina in barca“, il “Kids welcome, Palermo per bambini“, o la serata in compagnia della cantastorie Sara Cappello. Fra le tante, viste le tematiche affrontate anche in questo articolo, vi segnalo il tour “Palermo Antimafia”, svolto in compagnia dei volontari di Addio Pizzo.


Post in collaborazione con Wonderful Italy

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