Torre Fiat. Ph. Enrico Giuliani www.bassavelocita.it

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Spesso in paesi e cittadine italiani di piccole dimensioni si celano capolavori d’arte impensabili.
E’ capitato a tutti, magari girando in Umbria, di entrare nella piccola e defilata chiesa di qualche borgo e di trovarsi davanti una pala d’altare di una maestro del Rinascimento.
Se tutti, bene o male, sappiamo riconoscere le opere d’arte più o meno antiche, di solito abbiamo l’occhio meno allenato per quella che si chiama molto genericamente “arte moderna”, sia pittura, scultura o architettura.
A Marina di Massa, propaggine balneare della città di Massa, quasi all’estremo nord della Toscana, c’è un edificio molto alto che domina il paesaggio e lo skyline, visibile nei giorni senza foschia lungo tutta la costa, da Spezia a Viareggio.
Cos’è quella grossa cosa bianca, potrebbe chiedersi qualcuno.
Anche se sembra incredibile, si tratta di uno dei capolavori dell’ingegneria italiana del secolo passato.
La Torre Fiat, questo il nome più diffuso della Colonia marina Edoardo Agnelli ha compiuto da poco ottant’anni, ma non li dimostra affatto.
Lungo il mare della Toscana e della Romagna, sui monti della Lombardia, della Liguria e del Piemonte abbondano le colonie, dove ai tempi del Fascismo i bambini venivano mandati a fare le vacanze estive: è un mondo distintissimo dal nostro, oggi che costa meno andare due settimane in Irlanda che quattro giorni in Sardegna.
Da queste parti iniziarono a costruirle ben prima degli Anni Venti, ma solo con il Fascismo lungo la costa iniziarono a spuntare come funghi: merito del gerarca Renato Ricci, sottosegretario per l’Educazione fisica giovanile (1929-1935) e poi per l’Educazione nazionale (1935-1937), presidente dell’Opera Nazionale Balilla dal 1926 al 1937. L’uomo che aveva nelle sue mani il potere per plasmare lo spirito ed il fisico dei giovani italiani era di Carrara: naturale favorisse la sua terra natia con un gran numero di opere pubbliche.
Eccezionale per molti motivi è la Torre Fiat: i cinegiornali dell’epoca (1933) magnificarono la rapida costruzione e l’imponente cantiere che coinvolse mille uomini per tre mesi. Al di là della propaganda, la realizzazione di un tale complesso in così poco tempo ed in un’area, quale quella della spiaggia a rischio infiltrazioni e cedimenti strutturali, ingegneristicamente difficile, risulta ancora oggi un unicum.
Il complesso della colonia è formato da tre corpi distinti: “la Torre“, “la Pineta“, “la Terrazza” più altri edifici accessori.
La Torre, alta 52 metri e con un diametro di 25, viene concepita come un’unica, interminabile camerata con sviluppo elicoidale, larga 8 e lunga 420 metri, atta ad ospitare circa 800 bambini. La lunga rampa elicoidale, in origine pressoché priva di tramezzature, si svolge intorno ad un pozzo centrale con copertura ad ombrello, originariamente con soletta in vetro-cemento per aumentare la luminosità dell’interno.

Torre Fiat-la rampa elicoidale, Ph. Enrico Giuliani www.bassavelocita.it

Torre Fiat-la rampa elicoidale, Ph. Enrico Giuliani www.bassavelocita.it

L’assenza di tramezzature fu, all’epoca, una delle pochissime critiche rivolte al progettista.
Al momento dell’inaugurazione ogni spira dell’elica comprendeva due camerate da 20 letti, ognuna con il dormitorio per una suora, per due sorveglianti, un gruppo di lavabi ed i servizi igienici. L’ultima in alto ospita un serbatoio d’acqua da circa 100 metri cubi che alimenta tutti i servizi del fabbricato. Dal dopoguerra è divisa in camerate a sei letti intervallate dai servizi igienici e da camere singole per le sorveglianti. Poiché per tutta la lunghezza della rampa non c’è un solo punto parallelo al terreno, tutti i letti presenti hanno le gambe di misura diversa per non inclinarsi.
I collegamenti verticali sono assicurati anche da un ascensore, in grado di trasportare 30 persone.
Gli ambienti conservano in massima parte le finiture e i materiali originali e molta cura era posta nell’uso dei colori: allora bianco, marrone ed arancio, oggi prevalentemente bianco, azzurro e verde, forse per evocare l’atmosfera marina.
Entrarci dentro e trovarsi alla base di questa colonna e sentirsi come circondati dalla lunga spirale del corridoio è una sensazione molto forte, che dà un po’ il giramento di testa. L’illuminazione in questo grande volume è fioca, dall’alto scende una luce soffusa che più che illuminare mette in evidenza i volumi, rendendoli però quasi incorporei. Quasi una decina d’anni prima del Guggenheim di New York di Frank Llloyd Wright…

Torre Fiat-la rampa elicoidale, particolare, Ph. Enrico Giuliani

Torre Fiat-la rampa elicoidale, particolare, Ph. Enrico Giuliani www.bassavelocita.it

Non visibili normalmente, ma oggetto di studi ed ammirazione, sono le fondazioni dell’opera: considerate capolavoro di ingegneria, sono state analizzate da vari studiosi, in particolar modo provenienti dal Giappone. Scendendo sottoterra si possono vedere enormi piramidi trapezioidali collegate fra loro da una grande piastra di calcestruzzo che poggia direttamente sulla sabbia, a circa due metri e mezzo sotto il livello del terreno e di conseguenza un metro e mezzo sotto il livello del mare. Questa situazione crea una serie di controspinte statiche alle spinte idrodinamiche che creano una sorta di sottovuoto nei punti di pressione.

Torre Fiat-le fondazioni, Ph. Enrico Giuliani

Torre Fiat-le fondazioni, Ph. Enrico Giuliani

Se questi termini sono troppo tecnici, basta dire che ancora oggi, dopo ottant’anni dalla costruzione, la fondazioni sono asciutte e non presentano segni di umidità o di deterioramento, sia del calcestruzzo che dei ferri. E che la loro struttura è stata replicata, con le ovvie variazioni del caso, nel Giappone all’avanguardia nella tecnologia antisismica.
Legata alla Torre Balilla (il nome originale è andato naturalmente in disuso) c’è infine un’ultima curiosità: ha due gemelle!
Il progettista era l’ingegner Vittorio Bonadè Bottino, tecnico di fiducia del senatore Giovanni Agnelli. Appena l’anno prima aveva realizzato l’albergo Duca d’Aosta di Sestrière, sperimentando la forma cilindrica che andrà poi ad applicare pedissequamente in questa colonia e successivamente anche per la colonia montana FIAT a Salice d’Ulzio (1937), oggi trasformata in albergo.

hotel Duca d'Aosta- Sestriere

hotel Duca d’Aosta- Sestriere

Autore: Enrico Giuliani. Copyright: Bassa Velocità

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