certosa-calciChi di voi non ha mai fatto il cruciverba fotografico della  “Settimana Enigmistica” intitolato Una gita a…?

Ve lo ricorderete sicuramente e magari c’è ancora: il gioco consiste nel riconoscere dei luoghi caratteristici di una città, un paese e di scoprire, riempiendo le parole crociate e guardando le foto, la destinazione di cui si sta parlando. Mi piace molto quel gioco perché fornisce spunti interessanti su luoghi spesso da valorizzare e poco conosciuti. Ecco: anche quest’articoletto vuole essere uno spunto su un luogo certamente da valorizzare perfetto per una gita domenicale. Anche con i bambini. Mi riferisco al paese di Calci in Toscana, nella provincia di Pisa.

Calci è un comune di circa 6000 anime a 10 km da Pisa: in realtà si tratta di un insieme di antichi borghi cresciuti nella valle Graziosa, ai piedi dei dolci pendii del Monte Serra. Il primo inestimabile tesoro che merita una visita nella zona di Calci è senza ombra di dubbio la Certosa Monumentale, purtroppo da annoverare fra i “capolavori da salvare” del nostro Paese.  Infatti  la Certosa attualmente necessita di urgenti restauri a causa di pesanti infiltrazioni d’acqua che ne hanno compromesso gli affreschi, e non solo quelli.grottesche-calciL’edificio condivide la  triste sorte di molti altri beni artistici nel nostro paese destinati al degrado se qualcuno non  interverrà in maniera urgente con importanti finanziamenti. Ed è un vero peccato: la Certosa è un vero gioiello architettonico che racconta delle giornate lunghe e laboriose scandite dalla regola monastica.

L’aspetto attuale dell’edificio religoso rispecchia i canoni dell’arte barocca. Vi si possono riconoscere un arioso cortile interno dedicato ai momenti conviviali e alle relazioni con il mondo esterno e un’area privata costituita dalle celle e dagli orti riservata ai certosini e adatta ai tempi e ai riti della vita eremitica.  Le sue origini risalgono al XI secolo quando, grazie al lascito di un mercante armeno, si posero le prime fondamenta del monastero certosino. Ma è soltanto fra il XVII e il XIX secolo che l’edificio subì gli importanti ampliamenti e trasformazioni che ne fanno oggi una delle più brillanti testimonianze dell’architettura settecentesca in Toscana. In particolare, nel 1614,  prese avvio il rifacimento del chiostro granducale che divenne una grandiosa struttura a pozzo su 2 ordini e sempre nel corso del XVII secolo si provvide alla trasformazione del chiostro trecentesco in un ambiente più maestoso. È interessante sapere che nel rifacimento della struttura si tenne fede  ai principi del trattato  L’idea dell’archittettura universale a firma di Vincenzo Scamozzi: all’epoca uno dei saggi più influenti sull’arte del costruire.  Tempo dopo, nel 1760, la chiesa venne consacrata ma presto, con lo scioglimento degli ordini ad opera del regime napoleonico, la Certosa fu defraudata dei suoi arredi più belli e delle opere che la decoravano. Finalmente, dopo varie peripezie, nel 1866 l’immobile entrò a far parte dei beni demaniali dello Stato e se ne comprese il valore.

Calci: ricostruzione paleontologica

Calci: ricostruzione paleontologica

Fra le cose più interessanti da vedere del monastero si segnalano la foresteria dedicata ad ospitare il Granduca di Toscana che amava visitare spesso la Certosa, l’appartamento del Priore, la biblioteca, l’archivio storico e la farmacia. I Certosini l’abitarono fino agli anni Settanta del Novecento, poi il complesso diventò sede di due musei e venne aperto al pubblico. Proprio nell’ala ovest della Certosa ha trovato sede il Museo di Storia Naturale e del territorio dell’Università di Pisa che fa impazzire i bambini e i loro genitori. Questo museo infatti vanta un’importante galleria dei cetacei fra le più grandi d’Europa, acquari, collezioni di fossili, minerali ( fra cui alcuni meteoriti!), insetti e una sala e un cortile dedicata interamente ai dinosauri con laboratori ludici e didattici.

Ma se pensate che sia finita qui, ricordate che Calci non è solo la sua Certosa e custodisce all’interno del borgo di Castelmaggiore un altro piccolo tesoro anche in questo caso assolutamente da preservare: il Molino Gangalandi.

Molino Gangalandi: interno

Molino Gangalandi: interno

L’opificio rappresenta uno dei pochi mulini in Italia che, grazie alla premura di Angiolo Chini, ultimo proprietario, ospita ancora i macchinari originali di lavoro: le macine, gli ingranaggi e tutte le altre attrezzature  usate dai mugnai  che potrebbero, dopo un’attenta revisione, riportare il molino al suo antico splendore.  Questa struttura non è soltanto un importante pezzo di archeologia industriale ma è la testimonianza viva di come, a partire dal Cinquecento, la zona di Calci si sia accresciuta grazie alla forza idrica del torrente Zambra trasformata in energia dalle ruote idrauliche che a fine Ottocento superavano qui il centinaio.

Dopo varie vicessitudini, sembrerebbe che finalmente oggi il Molino sia entrato a far parte dei percorsi di visita suggeriti dal Comune di Calci.

Per informazioni, vi suggerisco il sito turistico istituzionale.

Adesso, con queste indicazioni, non potete tirarvi indietro da una bella “Gita a…?” “Calci!“. Sperando che non sia troppo tardi.

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