Arrivati in Tessaglia, regione della Grecia settentrionale, dopo una sconfinata pianura, ecco apparire all’orizzonte, all’improvviso, queste rocce nate 60 milioni di anni fa dall’erosione di arenaria e modellate per secoli da acqua e vento , chiamate “meteore” ovvero “in mezzo all’aria”.
Alcune a forma di torre, altre bucherellate come gruviera, o rigate come pettini, o con sassi sospesi che sembrano dover cadere da un momento all’altro…
Fin dall’XI secolo gli asceti scelsero alcune di queste grotte per ritirarsi a vivere lontano dal mondo; ancora frequentata è, ad esempio, la grotta tempio di Agios Mandhilas, dove ogni anno gli abitanti dei paesi vicini si arrampicano per cambiare i drappi colorati che appendono per ottenere buoni auspici.
Nel XIV secolo i monaci della chiesa ortodossa greca cominciarono a costruire dei monasteri su alcune di queste rocce. Ne furono costruiti 24, e ne rimangono 6 tuttora abitati.
Non dev’essere stato facile nel Medio Evo arrampicarsi fin lassù e portarvi il materiale, ma i monaci ottennero quello che volevano: essere veramente sospesi nell’aria, nel silenzio, in solitudine, al sicuro dalle invasioni dei Turchi.
Fino al secolo scorso vi si poteva accedere solo tramite scale di corda o sistemi con carrucole e reti che potevano contenere materiali e i monaci stessi.
Nel XX secolo furono invece costruite scale in muratura o scavate nella roccia che permisero l’accesso al pubblico e forse posero fine alla pace della vita monastica…
Adesso l’ingresso è a pagamento e le visite vanno prenotate; in ogni monastero c’è il negozietto che vende icone e prodotti tipici .Le donne in pantaloni non sono ammesse: devono indossare dei gonnelloni lunghi forniti all’ingresso.
Alcuni di questi monasteri, come Varlaam e Grande Meteora, sono vasti e ben organizzati, ma quelli che mi sono piaciuti di più sono i più piccoli.
Questo è il monastero di Roussanou, fondato nel 1388, abitato da 16 monache ( la presenza femminile si nota nella cura del minuscolo giardino). All’ingresso c’è una monaca che dipinge sui sassi l’immagine del monastero e li vende come souvenir; poi, come in tutti i monasteri, c’è la chiesetta piccolissima tutta affrescata in stile bizantino. I temi sono sempre gli stessi: giudizio universale, vite dei santi, torture dei martiri.
Si possono accendere delle sottilissime candele che si piantano in contenitori pieni di sabbia, e ci sono tanti foglietti su cui scrivere i nomi delle persone care scomparse: le monache pregheranno per loro.
Dopo aver salito un centinaio di gradini si raggiunge un altro piccolo monastero, dove vivono una decina di monaci: San Nicolaus Anapafsas, costruito nel 1527, che contiene affreschi del famoso pittore cretese Theofanes.
I monaci difficilmente si fanno vedere, tranne quelli addetti alla vendita di souvenir e al controllo dell’ingresso; si vedono però quelli che ormai non possono più essere turbati dalla confusione provocata dei turisti.
Il panorama che si può vedere dalle terrazze di questi monasteri è straordinario: i paesi di Kalambaka e Kastraki ai piedi delle Meteore, che praticamente vivono di turismo, la vegetazione lussureggiante, le rocce che si alzano verso il cielo con i monasteri appollaiati lassù.
Per tanti secoli i monaci hanno vissuto lassù indisturbati, indifferenti anche all’invasione dei turchi, ma per quanto tempo ancora potranno resistere all’invasione dei turisti?
Però mi piace pensare che alle 5 del pomeriggio, quando tutti i turisti se ne sono andati, tutto torni come prima, e la pace e il silenzio regnino ancora su queste rocce.
I teschi fanno un po’ impressione… ma i paesaggi!!!! Che paesaggi!!! Straordinarie “opere” della natura.
Grazie per il tuo commento Lucia! Si è vero, uno dei paesaggi più particolari che io abbia mai visto, affascinante in ogni stagione e con qualunque tempo!