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Supramonte di Urzulei

Domani partirò per la Sardegna… di nuovo.  Sono due anni che manco dall’isola e la nostalgia cominciava a farsi sentire. Certo quest’anno il mio soggiorno sarà una vera “vacanza” condita da mare, sole e tanta lettura, molto meno “attiva” del mio solito: sarà una pausa rigenerante perfetta per il mio stato di donna in attesa. Ma sono sicurissima che anche questa volta l’isola saprà stupirmi e regalarmi emozioni come ogni altra volta.

Come per esempio, quella volta che, insieme al mio compagno, ci siamo imbarcati in una divertente avventura nell’entroterra di Urzulei  che ora vi racconterò.

Tutto è cominciato da un depliant informativo della Provincia di Nuoro. Era il 2009, noi, fidanzatini innamorati e innamorati della natura. La brochure si intitolava Trekking nella provincia di Nuoro e sulla quarta di copertina campeggiava una spettacolare foto di una cascata. In basso, un omignolo guardava sopra di lui uno scroscio di acqua imponente che cadeva fitto da alte parete di roccia. Intorno, chiazze di verde. L’uomo sembrava tremendamente piccolo e impotente di fronte a quello spettacolo, ma allo stesso tempo, estasiato.  E’ Sardegna, questa? I miei occhi non riuscivano a staccarsi da quell’immagine, ma per quanto mi sforzassi, non trovavo notizia all’interno del depliant di dove si trovasse quella cascata. Però avevo deciso: dovevo trovarla. Chiesi quindi al personale dell’ufficio informazioni di Orosei, che si mostrò molto sorpreso della mia curiosità e che mi disse che non sapeva come ci si arrivasse, ma che non si trovava nel suo territorio e che comunque era pericoloso avventurarsi nell’interno senza una guida.

Non del tutto convinta chiesi anche all’ufficio di Dorgali che, questa volta, mi strappò un sorriso: si trattava di Su Cunnu e S’ebba e si trovava in territorio di Urzulei (in Ogliastra quindi, non nel nuorese!). Finalmente avevo un nome! E sapevo cosa cercare. Così, dopo una rapida ricerca su internet, tirai giù un itinerario di massima. Devo dire che oggi si trovano molte più informazioni e parecchi racconti di escursioni nell’area, ma a quell’epoca (che pure non è lontanissima) non si reperivano moltissime fonti.

La mattina dopo, partiamo. Carichi come delle molle. Già la prima parte del viaggio è spettacolare: lungo la SS125, la Orientale Sarda, si attraversano i superbi paesaggi di pietra del Supramonte. La strada si inerpica con curve strette e spesso a strapiombo in queste lande assolate dove la presenza umana è sporadica e poco invasiva. Al km 25 da Dorgali giungiamo al valico Genna Cruxi, da dove inizia la strada che conduce nel misterioso Supramonte di Urzulei. Presto, termina il tratto asfaltato e la strada si trasforma in tipica sterrata. Da questo momento, non sappiamo cosa aspettarci e un brivido di felicità corre su per la schiena. All’improvviso si spalanca davanti ai nostri occhi un dolce altipiano rivestito di arbusti e ginepri. Un asino bruca l’erba solitario. 104 Siamo a Campu Pranu Oddeu e siamo sulla strada giusta. Dopo poco, la rassicurante pista sterrata prende a scendere sempre più sconnessa: reggerà la nostra gloriosa fiesta verde, matricola 1999? Siamo indecisi se proseguire o meno. Qui non c’è anima viva e inutile dire che se l’auto ci abbandonasse non sarebbe molto divertente. Poi, le indicazioni che abbiamo sono un po’ vaghe: dobbiamo proseguire fino a degli ovili (quelli di Sedda ar Baccas) , ma al momento non ce n’è traccia.

Proseguiamo continuando la nostra difficile e tortuosa discesa. Ci fermiamo quando proprio con la macchina non  si può andare oltre. Qui non vediamo ovili, ma alcuni maiali che si riparano all’ombra del bosco! Davanti a noi però c’è un’altra auto e il conducente subito scende a chiederci  informazioni. E’ tedesco. Nessuno di noi ha una mappa precisa del luogo, ma ci dà conforto un antiquato e impreciso gps: immaginate una carta senza troppi toponimi che però indica chiaramente la congiunzione di due fiumi…. sappiamo dall’itinerario che ho scaricato su internet che la cascata non è molto distante dalla giuntura e così, sia noi che i nostri confortanti compagni di avventura, decidiamo di tentare!  Ammetto di essermi sentita un po’ Indiana Jones nel decidere che direzione prendere, basandomi sulla posizione dei fiumi e il mio spirito bambino si è inorgoglito tantissimo.080

Il paesaggio intorno è selvaggio con alberi immensi che danno riparo a cinghiali e maialini selvatici. Mi sento subito a mio agio. In particolare, ci fermiamo ad osservare la maestosità di un tasso: è così perfetto nella sua forma regolare che sembra esser disegnato.

081 Non mi accorgo che sotto di esso riposa un maiale ricoperto di fango e quasi quasi mi ci siedo sopra facendo sghignazzare i presenti! Usciti dal bosco, si continua a scendere sotto il sole cocente: inaspettatamente la terra è molto verde e splendidi gigli selvatici impreziosiscono l’ambiente.

018 Non ci sono molte indicazioni a rassicurare l’escursionista, a parte ometti di pietra. Presto però scorgiamo un cartello che indica una deviazione per Pischina Urtaddala. Scopriamo che si tratta di un bacino lacustre protetto da un grottone dove l’acqua si mantiene fresca: una risorsa idrica preziosissima per i pastori della zona, ma anche una tappa imperdibile per gli amanti del canyoning che qui si calano con le corde. Risaliamo il duro pendio e continuiamo la nostra marcia anche se non sappiamo bene se troveremo o no la nostra cascata.001

Arrivati in alto, rimaniamo a bocca aperta. Il colpo d’occhio è da choc e sotto ai nostri piedi si apre, infinito, uno scenario primordiale. Nulla sembra turbare l’equilibrio immobile di questo luogo e la civiltà è solo un ricordo. La roccia sembra piegata come un drappo di tessuto plissettato. E’ l’acqua, che ha scavato per millenni il guscio duro della terra, l’artista creatrice di questo capolavoro. Ancora una volta mi stupisco della bellezza della natura. Una bellezza che fa quasi paura.036 037 021

Ancor più motivati che alla partenza scendiamo in fretta il crinale di S’ischina e S’Arraiga, la cresta che separa il canyon del Rio Flumineddu (proprio quello della gola Gorrupu!) da quello della Codula Orbisi fino a raggiungere un pianoro di pietra piallato nei secoli dal lavorio dei torrenti. E’ incredibile pensare come questa distesa così asciutta possa cambiare rapidamente volto con le piogge e diventare un fiume impetuoso. Ma le tracce sul terreno non mentono.  Siamo arrivati alla giuntura individuata dal nostro Gps! Si tratta precisamente di Sa Giuntura: il punto di confluenza fra il Rio Flumineddu, la codula Orbisi e il Rio Titione. Al di là dell’individuazione geografica precisa di questo luogo, quello che resta in mente è la sua unicità. Il fiume ha scritto nella pietra per anni e anni le peregrinazioni delle sue acque impetuose: un cerchio sopra l’altro. Con pazienza e dedizione ha inciso con cura i costoni rocciosi, li ha modellati come creta e si è poi ritirato nel suo letto, lasciando qua e là piscinette limpide. Un insegnamento o un ammonimento, forse.

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Da questo punto, proseguendo ancora ci si inoltra brevemente nella gola di Gorrupu, fino a incontrare un altro laghetto, oltre il quale per proseguire servono corde ed esperienza.

Ci guardiamo intorno: osservando con attenzione le pareti si scorge in lontananza una grotta e un rivolo d’acqua che scende da essa… Vuoi vedere che…Sì! E’ Su Cunnu e S’Ebba, la cascata segreta! E quella è la Grotta Donini, conosciutissima dagli speleo, da cui si genera il fiotto d’acqua. Ma siamo in stagione secca e la cascata è asciutta. Certo: non ci vogliono mica dei geni per capirlo. Ma che importa?  Oggi abbiamo imparato che basta un  pretesto per lanciarsi all’avventura in Sardegna e l’isola regala panorami incomparabili a chi sia disposto ad abbandonare i sentieri  più battuti.

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Porteremo questo luogo ancestrale impresso a fondo nella memoria, orgogliosi della nostra piccola scoperta. Altro che spiaggia e ombrellone, per noi, il cuore della Sardegna batte qui. E bisogna abbandonarsi al suo silenzio per ascoltarne il respiro.

Nota: per chi fosse curioso, al termine della vacanza, lo sterzo dell’auto ha ceduto e dopo qualche mese la fedelissima è passata a miglior vita!

Info:

Come accennato poco sopra, su internet adesso si trovano molte informazioni più accurate su questa escursione e anche la segnaletica è più precisa. Vi lascio perciò un link di un racconto molto accurato. Se non ve la sentite di affrontare l’itinerario da soli e con la vostra vettura, potete rivolgervi alle molte guide in loco che oggi propongono questa escursione. Molto utile è anche e interessante è anche questo opuscolo sul territorio di Urzulei. Naturalmente consiglio quest’escursione per la bassa stagione, con tanta acqua nello zaino: le condizioni estive sono proibitive.

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