A Taranto, nel corso della Settimana Santa si può assistere ad alcune pratiche religiose fra le più suggestive in Europa. Non è un caso che ciò avvenga proprio in questa città, si dice infatti che l’usanza prenda piede in paese durante la dominazione spagnola, nel 1700, ed in effetti non è difficile scorgere nei costumi tarantini un’eco delle grandi rappresentazioni della penisola iberica.
L’anima delle celebrazioni è quella delle due confraternite dell’Addolorata e del Carmine. Ogni anno, con rito immutato, nella domenica delle Palme, le due confraternite si incontrano e si assiste alle aste per stabilire come avverrà la processione. Dopo questo atto solenne tutta la città è come irrorata dallo spirito devozionale alla base della manifestazione e, per una settimana, viene sospinta in una dimensione quasi onirica, in cui il tempo viene scandito dagli appuntamenti religiosi e le strade sono pervase dalle azioni di fede.
A dare il “la” al corredo processionario è l’uscita dei “perdoni” verso le 15:00 del Giovedì Santo. Si tratta di una coppia di confratelli, una “posta“, che vaga per la città vecchia e quella nuova in visita agli altari della reposizione situati nelle chiese. Queste figure, scalze, dall’incedere lento e zoppicante – “nazzicata” è il termine dialettale – col capo incappucciato e uno strano abito bianco, hanno tratti inquietanti. Nulla del loro costume è affidato al caso e ogni dettaglio ha un significato preciso. Nell’insieme tutto rimanda al lutto, al sacrificio e all’idea dell’espiazione. A cominciare dalla mantella, cinta in vita da un rosario nero, dal crocifisso e dalla cinghia di cuoio, che ricordano la persecuzione del Cristo. La mazza, invece, il cosiddetto “bordone“, vuole rievocare il cammino dei pellegrini verso la città eterna per chiedere la remissione dei peccati. Singolare è anche il signorile cappello che i penitenti tengono legato al collo: nero, bordato di azzurro. Così come azzurri ed eleganti sono i ricami sugli scapolari che recitano rispettivamente “Decor” e “Carmeli“. Tanta cura nel vestiario si spiega pensando che i perdoni svolgono un ruolo importante in tutta la manifestazione e ne sono un elemento ricorrente. La loro prima uscita termina alla mezzanotte fra il giovedì e il venerdì santo, ma torneranno anche nelle altre fasi dei riti della Settimana Santa. Li incontriamo infatti poco dopo, quando, nelle prime ore del venerdì santo, esce dalla Chiesa di San Domenico del Borgo Antico, la Processione dell’Addolorata. Questo è uno dei momenti più toccanti di tutto il rito. La bellissima statua dell’Addolorata rappresenta infatti il cammino disperato di Maria in cerca del figlio. Una scena intensa, ricca di pathos sottolineata dal risuonare per le strade del suono cupo di uno strumento musicale insolito e arcaico: la “troccola”.
Vi garantisco che il suono che produce, quasi un gracchiare di corvi potente e ostinato, porta con sé un alone tetro, al punto che la troccola è divenuta di per sé emblematica delle celebrazioni pasquali tarantine. Suonare la troccola è un compito molto importante e pertanto il “troccolante” è un personaggio di spicco delle notti sacre. E’ il “troccolante” ad aprire il corteo e sarà sempre il “troccolante” a chiudere tutte le celebrazioni. Lo seguono quindi i perdoni e poi una sfilata di statue desunte dal vangelo: le “pesare“, a ricordo del lancio di pietre, la “croce dei misteri“, i crociferi ed infine l’Addolorata stessa. Dietro di loro si riversa la fiumana di fedeli che prega, mentre i megafoni riverberano in tutta la città le marce funebri e ricordano i momenti salienti dell’evento.
Questa processione giunge al termine nel pomeriggio del venerdì santo per lasciare il posto alla Processione dei Misteri: senz’altro l’acme della settimana santa di Taranto. Come sempre, ad aprire la sfilata ritroviamo quel crepitare costante della “troccola” e la danza dondolante dei perdoni, poi, sotto gli occhi attoniti dei devoti, scorrono i gruppi scultorei che riproducono i momenti cruciali della Passione: il Cristo nell’orto, la Colonna, l’Ecce Homo, la Caduta, il Crocifisso, la Sacra Sindone e, di nuovo, l’Addolorata. E’ impossibile non percepire la partecipazione emotiva dei fedeli che colgono l’invito alla meditazione e alla preghiera di questa solenne sacra rappresentazione seguendo ossequiosamente il corteo. L’orchestrazione è perfetta e nel suo fluire lento lungo le vie cittadine pare una preghiera sussurrata in coro.
La processione dei Misteri ha termine nella mattina del Sabato Santo quando il troccolante per primo giunge alla Chiesa del Carmine, dalla quale la parata ha preso avvio, e batte 3 volte il suo bastone sul portone dell’edificio ponendo fine alle celebrazioni e a quel gracchiare arcano. Resta ora soltanto il tempo del silenzio per il raccoglimento e la preghiera. Infine alla mezzanotte del sabato le campane risuonano per segnare la Resurrezione: la tensione si spezza e Taranto abbraccia la gioia per dare avvio ai festeggiamenti.