Metti una serata in Val di Fassa, in una stagione ancora indecisa fra l’autunno e l’inverno. Metti la nebbia, il freddo un po’ pungente sulla faccia, gli abeti sempreverdi, i paesi addormentati in attesa di risvegliarsi sotto la neve. In questa cornice pittoresca ogni anno succede qualcosa. La notte si accende all’improvviso di fuoco e suoni grandguignoleschi.
Esseri demoniaci irrompono sulla scena, con i loro campanacci, le pelli di capra ed espressioni contorte sul volto: sono i Krampus, i diavoli altoatesini che, secondo la leggenda, accompagnano San Nicolò, nella notte del 5 dicembre.
Molto ci sarebbe da dire anche sull’affascinante figura del vescovo di Mira che, forse non lo sapete, nel tempo ha subito una drastica metamorfosi fino ad assumere la foggia del simpatico e arzillo vecchietto con la barba bianca e il vestito rosso amato da tutti i bambini. Qui basti ricordare che, secondo la tradizione, fu proprio San Nicolò a domare il diavolo. Ed è in ricordo di quell’avvenimento che si è consolidata la tradizione della sfilata: prima arriva il Santo che dispensa doni e dolcetti a tutti i bambini buoni e, poi, un esercito di krampus che insegue e punisce quelli cattivi.
Nonostante l’interpretazione cattolica, è evidente tuttavia l’analogia fra il krampus e la raffigurazione antica del Dio Pan: mitologica creatura del bosco con corna e zoccoli caprini. Proprio questa somiglianza accomuna il krampus ad altre figure tradizionali delle feste del Mediterraneo. Ed infatti, sorprendentemente, la prima volta che ho sentito parlare dei krampus non è stato in territorio dolomitico, ma in Sardegna. I krampus non sono molto dissimili dalle affascinanti maschere del carnevale sardo, in particolare quelle di Ottana e Mamoiada. La teoria davvero seducente è dunque quella che riporta queste usanze a una comune matrice pre-cristiana e a riti ancestrali per celebrare il ciclo di morte e rinascita della natura.
Alla luce di queste considerazioni, da tempo desideravo assistere alla sfilata dei krampus e finalmente ne ho avuto occasione a Pozza di Fassa. Qui, si trova un’associazione che ha riportato in auge l’antica tradizione ed ogni anno organizza il corteo di demoni invitando a partecipare anche delegazioni da tutto il Trentino Alto Adige e oltre. Si tratta dei Krampus da Poza. Il momento migliore per vedere la sfilata, sarebbe, ovviamente, il 5 dicembre, ma fortunatamente, vengono organizzate sfilate anche in altre giornate che, di anno in anno, richiamano sempre più pubblico.
In particolare, io e la mia famiglia abbiamo potuto vedere quella di sabato 28 novembre.
L’evento è iniziato verso le otto di sera. La centrale piazza Malgher era gremita da gente accorsa da tutta la valle, per lo più adolescenti, ma anche famiglie coi bambini in attesa dei Krampus in arrivo dalla chiesa di San Nicolò. L’atmosfera trepidante era riscaldata da musica rigorosamente rock e gothic.
I primi ad aprire la sfilata sono stati proprio i padroni di casa, con maschere davvero spettacolari e muniti di fruste. I bambini erano elettrizzati: a metà fra il divertito e l’impaurito. I krampus si avvicinano, scherzano e non risparmiano qualche frustatina che ho avuto il piacere di sperimentare sulla mia pelle (fa male!). Per la verità, temevo che il mio bimbo potesse rimanere scosso alla vista di quelle facce mostruose, invece, probabilmente ha considerato i diavoli animali e non li ha temuti per nulla, permettendoci di goderci lo spettacolo in tranquillità.

Pozza di fassa: i krampus si sono modernizzati! Alle loro spalle i bambini in prima fila si godono lo show
Dopo i Krampus da Poza è stata la volta dei Krampus di Merano, dei Sudtiroler Unterland, Castelbello, Parcines, Vigo e Soraga, Salorno, Girlan, Bronzolo, la val dei Mocheni, Montagna, Campitello di Fassa, Castelrotto, Ora, Lana, natz/shabs e, per finire, Mals. Una giostra infernale illuminata da carri infuocati, avvolta nel fumo e nella nebbia. In tutto, più di duecento diavoli, in una commistione fra tradizione e modernità, con qualche concessione persino all’immaginario horror più contemporaneo: angeli imprigionati, motoseghe, diavolesse, moto.
Inizialmente, ho pensato che questi aspetti più moderni snaturassero l’autenticità della sfilata, ma, a ben vedere, è proprio l’attualizzazione del krampus che dimostra quanto questa figura sia ancora viva. La notte dei krampus non è una nostalgica rievocazione per turisti, ma una festa sentita e partecipata da tutta la popolazione. E, come ogni festa che si rispetti, la serata non si esaurisce col corteo ma si trasforma in una notte per ballare, riscaldati da birra e vin brulé.
Noi, come tutti i child busy presenti, siamo sciamati via con il nostro cucciolo addormentato, soddisfatti per aver finalmente osservato una festa genuina che riporta, per un attimo, alla notte dei tempi. Tornati in hotel, abbiamo chiuso bene la porta…si sa mai: c’è il diavolo in città!
Informazioni pratiche: nel nostro breve soggiorno in val di Fassa ci siamo appoggiati all’Agritur Weiss: uno splendido agriturismo, piccolo e curato nei dettagli, dall’ottima cucina. Un luogo ideale non solo per famiglie, ma anche per coppie in cerca di un luogo romantico. Per organizzare al meglio il vostro soggiorno in Val di Fassa vi consiglio inoltre di rivolgervi all‘ente ufficiale del turismo in val di Fassa.
Curiosità: la leggenda dei krampus è diventata lo spunto per un film, ovviamente, horror: In fondo al bosco. Le scene sono state girate proprio in val di Fassa! L’avete visto? Vi lasciò il trailer:
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Ciao Elena! Sono bulgara e vivo in Italia da 27 anni. Sono molto affascinata della storia dell’umanità e delle varie usanze, che ci sono nel mondo. In particolare mi incuriosisce il fatto, che ci sono tradizioni, che sono presso che uguali, in posti lontani e che in apparenza non sono legati. Leggendo il tuo racconto e vedendo le foto mi hai ricordato una usanza del mio paese, molto, ma molto simile. Si tratta dei “kukeri”. Ti lascio il link dove puoi vedere delle foto: https://www.google.bg/search?q=%D0%BA%D1%83%D0%BA%D0%B5%D1%80%D0%B8&biw=1366&bih=618&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&sqi=2&ved=0ahUKEwjN4dH-2ZbSAhUBNxQKHep9BcEQsAQIKg
Ho letto, che tradizioni simili ci sono in molti paesi europei, ma sembra che le radici sono nelle feste in onore di Dioniso in Tracia.
Grazie per i momenti magici, che mi hai fatto viere con il tuo racconto!
Ciao Rumy! Mi fa molto piacere il tuo commento che arricchisce di fatto l’articolo! La tesi che tu sostieni è la stessa esposta nel Museo delle Maschere di Mamoiada, in Sardegna, dalla quale sono rimasta molto affascinata. E’ bello scoprire le origini comuni, piuttosto che esaltare le storie che ci dividono. Ti dirò che ho saputo di un carnevale dai caratteri similari anche qui vicino a casa mia e che spero di poter documentare a breve! Quanto alla Bulgaria mi incuriosisce moltissimo e spero di riuscire un giorno a vedere di persona queste maschere ( così come le altre tradizioni di cui ho sentito parlare)! Grazie mille per il tuo contributo! Torna a trovarmi! 😉