crocifero-noicattaroDunque, corpo mistico. Ma la mistica arriva dal corpo, è prima di tutto un’esperienza fisica, una sorgente di liquidi, di sangue, di umore, di acque che scorrono, evaporano e tornano a scorrere. Il rapporto con il dio – cristiano, ebreo, musulmano – arde col fuoco, si liquefa come cera, l’anima cannibalizza il corpo, lo aspira, lo ingurgita, si sazia di lui. E direi che quindi nulla è più fisico della pratica mistica”.  Lea Vergine

Noicàttaro: un gruppo di ragazzi a seguito della processione dei crociferi

Noicàttaro: un gruppo di ragazzi al seguito della processione dei crociferi

Noicàttaro è un Comune di circa 26.000 abitanti nella provincia di Bari. Non è una vetrina tirata a lucido per i turisti: è un paese vero, immerso nella vita di campagna fra ulivi millenari e campi di uva da tavola. E’ in queste terre che cresce una devozione  antica quanto le pietre ed è qui che bisogna venire per capire la profonda religiosità pugliese: una fede sincera che nei secoli ha forgiato un corredo di liturgie che, seppur ognuna distinta dal proprio ben delineato carattere, costituisce un pilastro dell’identità della Regione.

nel giovedì santo di Noicàttaro i crociferi portano avanti il loro percorso penitenziale

nel giovedì santo di Noicàttaro i crociferi portano avanti il loro percorso penitenziale

In particolare, a Noicàttaro si può assistere allo svolgimento di uno dei più potenti riti della Settimana Santa: la processione dei Crociferi.

Arriviamo dunque in paese nella serata del giovedì santo. Una volta in centro, non è difficile capire dove bisogna andare: a riprova della partecipazione comunitaria al rito, la città è come un grande alveare nel giorno di nozze della regina. Basta seguire il flusso delle persone nel buio della lunga notte nojana per ritrovarsi davanti al grande falò che brucia dinanzi al Convento degli Agostiniani.

Noicàttaro: l'enorme falò davanti alla Chiesa della Lama rischiara e riscalda i devoti

Noicàttaro: l’enorme falò davanti alla Chiesa della Lama rischiara e riscalda i devoti

L”immensa catasta, accumulata dai contadini nel periodo di Quaresima, in passato svolgeva funzione propiziatoria per le campagne, ma, nei secoli, ha assunto anche un significato simbolico nella ricostruzione degli eventi della Passione.

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un altro crocifero stanco, sostiene con le 2 mani il simbolo del martirio di Gesù: Noicàttaro

Dentro e fuori il grande edificio barocco, sciama senza sosta la folla di fedeli in visita al primo altare della reposizione. Ce ne sono infatti sette (chiamati anche “sepolcri“), distribuiti secondo un programma preciso, in altrettanti luoghi religiosi della città.  Nella Chiesa della Madonna della Lama, annessa al convento,  ha sede anche la confraternita della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo che custodisce gelosamente tutto il cerimoniale della  Settimana Santa.

L'altare in piazza, con la raffugurazione della pietà è simbolo del golgota

L’altare in piazza, con la raffigurazione della pietà è simbolo del Golgota

Entrando nel luogo di culto si notano subito le grandi croci lignee che attendono di essere caricate sulle spalle dal corteo di penitenti, i crociferi (dal latino fero, fers: portare) appunto. Ma, più di ogni altro, cittadini e visitatori attendono impazientemente di vedere “la prima croce“: colui che aprirà la processione, portando la croce più pesante di tutte.  Questi, coi piedi scalzi, vestito di nero come il lutto di cui è emblema, il capo nascosto dentro al cappuccio del saio, una corona di spine sulla testa e una catena alla caviglia è la figura più importante del giovedì santo. La sua uscita è accompagnata dal suono delle “troccole”, lo strumento musicale arcaico che i bambini usano per riecheggiare gli insulti e lo sberleffo dei pretoriani nei confronti del Cristo. Essere “il primo crocifero” è  in realtà un privilegio: c’è una lunga lista di candidati che attende pazientemente il proprio turno, un anno dopo l’altro. La sua vestizione avviene segretamente nelle stanze della Confraternita: si tratta di un passaggio chiave, i cui gesti, lenti e solenni, sono intrisi di profonda spiritualità.

Il crocifero davanti all'ostensorio, in adorazione dell'eucarestia

Il crocifero davanti all’ostensorio, in adorazione dell’eucarestia

Una volta uscito, il primo crocifero comincia un pellegrinaggio che durerà tutta la notte. Appesantito dall’enorme croce massiccia visita ognuno dei sette ostensori. Prima di varcare la soglia degli edifici sacri,  la posa. Poi, attraversa in ginocchio tutta la chiesa. Giunge quindi davanti al sepolcro dove può abbandonarsi alla preghiera e, come autentico atto di fede, si percuote con la catena che si porta appresso.

Oggi come un tempo, sono fiamme e ceri a illuminare la notte di Noicàttaro durante il passaggio dei crociferi

Oggi, come un tempo, sono fiamme e ceri a illuminare la notte di Noicàttaro durante il passaggio dei crociferi

Dopo di lui, seguiranno tutti gli altri portatori che compiranno gli stessi medesimi atti. Noi li seguiamo, in questa notte strana, come i fedeli nojani. Nel silenzio dei lampioni e rischiarati solo da poche fiammelle,  i crociferi, con i loro scomodi sai scuri, vanno avanti e indietro da una chiesa all’altra indifferenti alla fiumana di gente. Il passo è  lento, ogni tanto si fermano, riassestano la croce sulle spalle e poi ripartono. E’ sconvolgente la diacronia che si respira in questa serata: da una parte c’è il presente della gente comune con tutto il suo portato di modernità fatto di automobili, motorini, vestiti eleganti, smarphone e reflex; dall’altra ci sono loro, i crociferi, balzati fuori dalle pieghe di un tempo lontano, completamente distaccati dall’attualità ed immersi nel dramma della cristianità originaria.  Non si tratta di una messa in scena: il crocifero, attraverso il suo atto doloroso, rivive intensamente  la sofferenza di Cristo. E non si può neanche parlare di un rinnegamento della corporeità, secondo quella concezione che vede un’inconciliabile dualità di spirito e carne: tutt’altro. In realtà è proprio il corpo, toccato dal supplizio,  a permettere l’elevazione dell’animo del crocifero,  poiché l’esperienza è il miglior viatico per l’empatia. Ci troviamo dunque a calcare un terreno che non è manifestazione folkloristica e, casomai, vi si legge una sottile assonanza con certa body Art e con quel teatro catartico di matrice Artaudiana per il quale l’attore non è chiamato alla finzione, ma a donarsi interamente e dolorosamente al prossimo: anima e sangue.

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In piazza, sotto il vessillo riportante la scritta P.D.N.I. (Passio Domini Nostri Jesus) un tamburo suona la condanna a morte del Cristo che avvisa dell’arrivo del penitente. Il crocifero, passandogli davanti, si inchina rispettosamente

In questa notte santa di Noicàttaro quindi si assiste a molto di più che a una curiosa usanza liturgica, il crocifero, con la sua meditazione fisica e viscerale sul martirio cristologico, smuove le corde più profonde del sentire umano: quelle che da sempre, indipendentemente dal culto, si interrogano sul nostro esserci nel mondo, sul nostro destino e, in definitiva, sul senso della stessa esistenza.

Non solo Crociferi, la settimana santa di Noicàttaro

Anche se l’evento più particolare delle celebrazioni pasquali nojane è senz’altro il cammino dei crociferi, questo non esaurisce il corredo delle celebrazioni pasquali che continua nei giorni seguenti per culminare nella domenica. Fra queste vi ricordo la “processione della Naka“( termine di origine greca che indica il sarcofago funebre del Cristo deposto) il venerdì santo; la “processione dell”Addolorata che, alle due del mattino del sabato, vede la statua della Vergine peregrinare per tutte le chiese in cerca del figlio, seguita dalle donne velate e dai crociferi. Maggiori info le trovate sul sito degli Agostiniani.

Informazione pratiche

Noicàttaro si trova a circa 20 km da Bari, non distante da centri famosi costieri come Polignano a Mare o Monopoli. Si raggiunge in auto da Bari con la S.s. 100, uscita Capurso; da qui provinciale 214 e poi 131.

 

 

 

 

 

 

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