In un tempo lontano lontano, quando il Sultano regnava sulla Sicilia, c’era una bellissima fanciulla che viveva nella kalsa di Palermo: la pelle color pesca e gli occhi blu, profondi come il mare. La giovane passava il tempo a curar le piante sul suo balcone: limoni, basilico, menta, fiori dai mille colori. Un giorno, sotto quel terrazzo, passò un moro che si invaghì perdutamente della bella ragazza. Ella fu così colpita dall’amore dell’uomo che non poté non ricambiare con la medesima forza il sentimento. Ma la fanciulla non sapeva che il moro custodiva un segreto: presto sarebbe salpato nuovamente alla volta della sua terra, dove ad attenderlo c’erano la moglie e i figlioletti. Venne il giorno dunque in cui l’innamorato si preparò a partire. Non appena la fanciulla lo seppe divenne furibonda: la sua ira crebbe a dismisura e quel grande amore si tramutò in voglia di vendetta. Attese la notte e, quando fu certa che il suo amato dormisse profondamente, sfoderò una spada e con un sol colpo gli stacco la testa dal collo. Prese quindi il capo dell’amante, lo sistemò sul balcone in mezzo ai fiori e alle piante più belle e vi piantò soprà una pianta di basilico: adesso lui era suo per sempre e non l’avrebbe mai abbandonata. I vicini della giovane, non sapendo che cosa fosse realmente quel vaso, ma vedendolo tanto bello e dal basilico rigoglioso, ne vollero subito una copia per loro, per aver la quale si rivolsero ai migliori maestri della ceramica del paese. Fu così che da allora nei balconi dei Siciliani troneggiano le stravaganti teste di moro.
Le teste di moro: Ho voluto raccontarvi questa leggenda un po’ lugubre ma affascinante – che ricorda, per inciso, la novella del Boccaccio Lisabetta da Messina – perché di “teste di moro” in Sicilia ne vedrete un po’ ovunque ed anzi rappresentano ormai un simbolo della creatività isolana. Il maggior centro di produzione di questi opulenti manufatti tuttavia è senz’altro la cittadina di Caltagirone il cui centro storico è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Durante un tour in Sicilia, a mio avviso, dovreste fare assolutamente tappa a Caltagirone e non solo per portarvi a casa un pezzo della migliore tradizione ceramista italiana.
Caltagirone: la città di Caltagirone si trova su un colle circondato dai monti erei in una bella zona in provincia di Catania: a un primo sguardo Caltagirone ipnotizza con il suo agglomerato di case color sabbia, compatte sull’altura. Anche se le origini della città sono antichissime, il suo centro storico è stato ricostruito interamente dopo il tragico terremoto del 1693, tant’è che oggi, grazie alle forme voluttuose e scenografiche di allora, il cuore del paese rappresenta una perla del barocco siciliano. Da vedere, oltre a svariate chiese, palazzi e ville nell’esuberante stile settecentesco, vi è senza dubbio la scala di Santa Maria al Monte, forse più nota del paese stesso. Parliamo infatti di una lunghissima scalinata di collegamento fra la parte vecchia e quella nuova ( più in basso) della città con 142 gradini, le cui alzate sono state rivestite con le colorate piastrelle in terracotta invetriata. Molti non sanno che anche se la scala fu costruita nel Seicento da Giuseppe Giacalone, la famosa decorazione risale in realtà soltanto al 1954 e la si deve al maestro Antonio Ragona. Ricordate poi che per vedere quest’opera così particolare al massimo del suo splendore il momento migliore è rappresentato dalla festa di San Giacomo del 25 e 25 luglio.
Storia della ceramica calatina: ma si diceva della ceramica, ed è giusto chiarire che durante una visita a Caltagirone non dovreste perdervi il piacere di curiosare fra le tante botteghe che portano avanti questa tradizione (e rientrare a casa con un oggetto pregiato). La lavorazione della terracotta qui è presente fin dall’antichità poiché la città sorge su un terreno ricco di argilla. Le testimonianze di quest’attività che ci arrivano dal passato più remoto sono continue a partire dalla preistoria fino all’epoca greca. Ed è nel Medioevo che si ha la vera svolta: è in questo periodo infatti che si diffuse anche nella città siciliana la tecnica della “invetriatura” (non fate l’errore di confonderla con la porcellana che è tutt’altra cosa!) con la quale prese il via la produzione sempre più sofisticata di vasellame, piastrelle, mosaici dai colori brillanti. Oggi potrete trovarne di vario tipo: dalla più tradizionale, nei tipici colori giallo, verde e blu, a quella con qualche concessione alla modernità. Come costola della tradizione ceramista infine prese il via anche la curiosa arte dei figurinai: gli artigiani che fabbricavano le statuine del presepe, rigorosamente in maiolica, che fanno compagnia a vasi e suppellettili nei negozi del centro.
Sia che siate interessati o no all’acquisto, per conoscere meglio questa storia vi consiglio di fermarvi presso il Museo Regionale della Ceramica. A questo punto, per aver un quadro davvero completo, dovreste anche visitare l‘Ospedale delle donne con una collezione comprensiva di opere di virtuosi contemporanei della ceramica.
Informazioni pratiche: per raggiungere la Sicilia e in generale le isole maggiori, potete scegliere fra il volo, per cui le compagnie low cost sono una buona chance con arrivo a Catania, Palermo, Trapani o Ragusa (Comisio) oppure il traghetto. I maggiori porti che collegano la Sicilia alla terraferma sono Civitavecchia, Napoli, Salerno, Genova. Esiste anche un collegamento con la città di Cagliari in Sardegna che offre l’interessante opportunità di un tour delle due isole. Un buon sito di prenotazione chiaro e semplice da usare e che mi sento di consigliare in proposito è Traghetti Lines. Fra i porti di arrivo vi ricordo Palermo, Trapani, Messina, Catania.