I fiori viola della Jacaranda si stendono come un tappeto sui marciapiedi mentre le acacie e altri alberi vigorosi spaccano il manto stradale con le loro forti radici. Sembra quasi che la natura stia iniziando da qui a riprendersi i luoghi di cui è stata defraudata
La prima settimana in Mozambico l’ho passata nella sua capitale, Maputo, che sorge su un pendio affacciato su una baia omonima, quasi al confine con lo stato sudafricano. La prima cosa che noterete, allontanandovi dall’aeroporto e avvicinandoci alla città, sarà inevitabilmente la distesa di baracche delle periferie. Sono tanti cubetti colorati che gridano, alternandosi l’un l’altro, il nome della Coca-Cola, la Vodacom, quello di altre aziende telefoniche e non solo telefoniche. Il marketing qui è diretto e immediato. Vuoi dipingere le pareti della tua casupola? Benissimo, te lo faccio io. Tu in cambio mi farai trasformare l’esterno della tua abitazione in un cartellone pubblicitario.
Poi, vedrete i tanti venditori ammucchiati ovunque ai lati della strada. Li troverete dappertutto, nelle principali arterie delle città. E fuori, ad ogni villaggio, vi verranno a bussare al finestrino del vostro Chapa proponendovi di tutto: bibite, snack, ma più di ogni altra cosa i loro prodotti, come amenduina (noccioline), manioca, banane e così via.
Giunti in centro siamo rimasti estasiati dalla vegetazione lussuriosa. I fiori viola della Jacaranda si stendono come un tappeto sui marciapiedi mentre le acacie e altri alberi vigorosi spaccano il manto stradale con le loro forti radici. Sembra quasi che la natura stia iniziando da qui a riprendersi i luoghi di cui è stata defraudata.
Sono lo specchio delle sue tante anime date dalla varietà di popolazioni che l’abitano o che l’hanno abitata: nativi naturalmente, poi portoghesi, indiani, cinesi, sudafricani e molti altri.
Ma Maputo è una città dai mille volti che vi ammalierà ad ogni passo con il suo fascino esotico e decadente che mischia enormi palazzi di gusto sovietico a villette d’epoca coloniale… Perché qui la storia sembra aver battuto percorsi differenti e le strade si chiamano ancora “Avenida Karl marx”, “Avenida Lenin”, “Avenida Ho Chi Min” e, naturalmente, “Avenida Samora Machel”, leader della Frelimo e primo Presidente mozambicano. E così, mentre l’imponente cattedrale della Nostra Signora della Concezione imprime la sua bianca silhouette sul cielo, di fronte ad essa la severa scultura del capo della rivoluzione sembra sfidarla. Farete l’abitudine a questi contrasti che vi sorprenderanno man mano che, presa confidenza con la città, vi avventurerete nei suoi quartieri più caratteristici.
Sono lo specchio delle sue tante anime date dalla varietà di popolazioni che l’abitano o che l’hanno abitata: nativi naturalmente, poi portoghesi, indiani, cinesi, sudafricani e molti altri.
La prima zona che visiterete sarà la Baixa (letteralmente “la Bassa”), centro nevralgico della vecchia Maputo dove risiedono la maggior parte dei musei e degli edifici che bisogna visitare. Alcuni mi hanno affascinata più di altri, fra questi sicuramente il Museo di Storia Naturale e il Museo Nazionale d’Arte.
Indice
Il Museo di Storia Naturale e il Museo Nazionale d’arte
Il primo vi accoglierà con il fascino antico di vecchie tecniche di imbalsamazione e collezioni sulla fauna locale che sembrano spuntar fuori da un polveroso tomo di tassonomia.
Al suo interno, la vera chicca – al di là della bizzarra raccolta di feti di elefante in formaldeide – è la raccolta etnografica che vi permetterà di gettare un primo sguardo sulla eterogeneità di usi e costumi delle diverse etnie presenti nel paese. Da non perdere sulle mura esterne dell’edificio il murales firmato dall’artista mozambicano Malangatana.
Altri suoi dipinti li troverete nella collezione permanente del Museo Nazionale d’Arte che annovera fra gli altri, opere del grande Alberto Chissano e alcuni pezzi fra i più rappresentativi della moderna scultura mozambicana. Il Museo ospita naturalmente varie collettive estemporanee, all’epoca della mia visita ve n’era una dedicata all’artista Bertina Lopes. Nel giardino del centro, appollaiati su sgangherati sedili di automobile si incontrano alcuni dei migliori scultori makonde del paese: qui ho acquistato il mio “pezzo d’arte” che ho portato a casa con orgoglio. Ormai si trovano molte imitazioni di questo stile scultoreo in tutti i mercatini del paese e, forse, anche la grande scultura del popolo makonde sta scivolando in una fase manierista. Tuttavia questi ragazzi stupiscono ancora oggi per la perizia tecnica e per la ricchezza del loro linguaggio figurativo. Naturalmente, per vivere, si sono adattati a produrre autentici souvenir, ma, stando attenti, potrete sicuramente scovare in mezzo ai vari Buddha e animaletti simpatici, qualche Shetani (spirito) in ebano ricurvo dalla forza espressiva impareggiabile.

A sinistra, scultori makonde, museo nazionale d’arte di Maputo. A destra, scultura makonde (Shetani), dettaglio
La stazione ferroviaria e il Jardim Tunduru
Altri luoghi interessanti della Baixa sono sicuramente la stazione ferroviaria, oggi sede di locali in e di un centro artistico, fra gli edifici più rappresentativi della capitale e mirabile espressione dell’architettura in ferro dei primi del Novecento (si dice che la meravigliosa cupola in ferro sia stata progettata da un socio di Gustav Eiffel);
e il Jardim Tunduru, disegnato nel 1885 dall’Inglese Thomas Honey. Oggi il Jardim verte in uno stato di abbandono e qui vivono molti ragazzi di strada che non hanno altro posto per dormire. Alcuni sono davvero piccoli, ma si danno tutti da fare: chi lavando le auto, chi vendendo pomodori, chi… certamente, anche rubando (ma noi non siamo mai stati disturbati da nessuno). Il Jardim è una cornucopia traboccante di altissime palme e piante esotiche provenienti non solo dall’Africa: una vera giungla in città. I suoi vialetti conducono a una vecchia serra con all’interno una scultura michelangiolesca.
Qui la vegetazione si è infittita a tal punto da uscire dai vetri e ingombrare il selciato, con una potenza disarmante. Molte altre sono poi le statue romantiche che conferiscono all’ambiente un fascino decadente. Se farete attenzione ai rumori che vi circondano, potrete riconoscere, proprio come è successo a noi, decine di pipistrelli aggrappati sugli alberi sopra alle vostre teste.
Centro franco-mozambicano
Un’altra destinazione meritevole nella Baixa è il Centro franco-mozambicano, punto di riferimento per la cultura del paese, che organizza spesso rassegne cinematografiche e artistiche. Qui troverete una biblioteca, uno shop e un accogliente angolo bar che vi farà sentire davvero a vostro agio. E proprio qui abbiamo incontrato Reinate Sadimba: una delle maggiori esponenti non solo dell’arte mozambicana, ma anche di quella africana, che plasma nella terracotta inquietanti figure che sembrano uscite da un altro mondo.
Il mercato del pesce
Il mercato del pesce è uno dei posto più ricchi di colore e di vita che vi capiterà di visitare a Maputo. Ve ne ho parlato nell’articolo Granchi, gamberi e capulane, dove troverete la nostra esperienza.
Il Mercato di Xipamanine
Concludo la rassegna dei luoghi che abbiamo visitato a Maputo con il famoso mercato di Xipamanine: attenzione, parliamo di un luogo non per tutti, un punto di ritrovo per la criminalità locale, un luogo di spaccio, un luogo alla fine del mondo insomma. Qui non è proprio il caso di fare gli splendidi, ma anzi è bene non farsi notare ed essere prudenti. Fate quindi le vostre valutazioni per decidere se correre o meno questo rischio. Per me Xipamanine era una tappa d’obbligo perché l’unico posto che permetta di dare uno sguardo alla medicina tradizionale: ve ne ho parlato in questo altro articolo.
Sto leggendo tutti i tuoi racconti! sono molto belli e riconosco molto di quello che ho letto e ascoltato da amici mozambicani. Dalle tue foto riconosco anche un po’ di Portogallo, ovviamente. Sai che Lisbona è piena di alberi di jacaranda? Sono uno spettacolo!
Veramente? Non sono mai stata in Portogallo… Adesso mi hai dato un motivo in più per pensarci! 🙂 La Jacaranda è stupenda, pensavo crescesse solo a quelle latitudini subequatoriali!Vedrai che proviene dalle ex-colonie…
avevo sentito venisse dal Brasile… ma non ne sono sicura. Comunque vai in Portogallo, è stupendo!
🙂 Credo proprio di sì…Si potrebbe organizzare un tour ripercorrendo la strada della Jacaranda o magari farci la sceneggiatura di un film 😉