Tornare a parlare di Lunigiana di questi tempi in cui si deve stare chiusi in casa e l’orizzonte si fa più piccolo assume un valore terapeutico. La Lunigiana con i suoi borghi sospesi nel tempo, i suoi castelli, i suoi boschi, le sue alture colme di leggende appare come un rifugio per l’anima.
La Lunigiana è una terra antica e misteriosa in cui persino i confini sono labili e incerti: chi vuole che si estenda fino al mare, chi invece la circoscrive in un lembo di terra racchiuso dagli Appennini e dalle Alpi Apuane. Quel che è certo che nei secoli è stata una terra contesa, un luogo aspro che ha visto passare molte genti ma che ha saputo mantenere una propria identità. E qui si può venire ancora per fuggire dall’oppressione cittadina, anche solo per poche ore. Fra i molti paeselli che essa conserva, tuttavia, ce ne sono cinque fuori dalle rotte più frequentate che mi hanno colpito particolarmente:
Indice
Taponecco: il borgo in galleria

Il primo di cui vi voglio parlare è l’ultimo che ho scoperto per caso durante una giornata con amici. “il borgo in galleria”, così come è stato ribattezzato Taponecco (Licciana Nardi), è una paese sulle pendici dell’Appennino. È un autentico labirinto di pietra che conserva parte delle struttura muraria originale. I suoi vicoli sono ripide gradinate, volte, gallerie che stupiscono passo dopo passo. Vi è anche una torre campanaria, che nei secoli è stata la sede di un monastero, oggi riconvertita in agriturismo dalla famiglia Maffei. In tempo di guerra, come nella vicina Apella, anche a Taponecco trovarono rifugio i partigiani, diventando un punto strategico per le azioni nella zona. Passeggiare per Taponecco permette di immergersi in quella Lunigiana che rischia di scomparire, colpita dall’abbandono della popolazione, ma che non vuole cedere.

Del resto si tratta di un luogo che resiste da migliaia di anni come dimostra la statua stele rinvenuta nel 1975 nelle sue vicinanze. I bambini, al pari dei grandi, vivranno la suggestione del paesaggio fiabesco e scopriranno una dimensione del vivere lontana dalla nostra quotidianità e rigenerante.
Ponticello: ritorno al Medioevo

Ponticello, nel territorio di Filattiera, è stato per me una vera sorpresa. L’avevo sempre sentito nominare in coppia con il più famoso Filetto (leggete sotto) per essere uno dei più bei borghi medievali della Lunigiana e, devo dire, non delude le aspettative. Ponticello, fondato fra il XIV e il XV secolo, si trova sulla via Francigena. Il paese sarebbe perfetto per ambientare un fantasy grazie ai suoi archi gotici, le volte a botte, le case torri, gli slarghi e le piazze. Ma c’è un testimone vivente della storia di Ponticello ed è un pergolato d’uva: vecchio, nodoso, contorno, ancora lì dopo tutto, come le pietre dei suoi caseggiati.
Ponticello si anima d’estate durante la kermesse I Mestieri del Borgo, sicuramente un’occasione per vedere le sue case accese dai colori e dai suoni di una volta.
Bagnone: di acqua e di pietra

Parlando di Lunigiana, vi sarà capitato sicuramente di sentir nominare o di vedere una foto di Bagnone. Questo paese sorge su uno sperone roccioso lungo la via del sale e ai suoi piedi scorre il torrente da cui prende nome. Il fiore all’occhiello di Bagnone è senz’altro il castello malaspiniano, normalmente chiuso al pubblico, ma visitabile durante manifestazioni particolari, quali le Dimore Aperte del Fai (quindi state all’occhio!). Del castello, oggi, resta una torre e un bellissimo giardino da cui partono vicoli che si srotolano fra le mura fino ad arrivare al nucleo originale del borgo. Qui si trova anche una chiesetta in sasso, molto suggestiva. Ma una visita a Bagnone non sarebbe completa senza aver dato un’occhiata al suo fiume, che regala scorci pittoreschi dai due ponti che lo attraversano (e in estate è pure balneabile)!

Da vedere anche il porticato con lo ieratico monumento alla Grande Guerra di epoca Fascista, se si vuole avere un quadro completo della sua storia. Concludo dicendovi che il borgo di Bagnone è ancora una realtà molto vivace, dove potete anche pensare di pranzare o soggiornare per visitare i dintorni.
Caprigliola: c’è una stella sulla carta

Caprigliola, nel Comune di Aulla, è uno di quei borghi che ti trovi davanti tutti i giorni, tanto da dimenticartene. Ed è un gran peccato. Giace su un’altura poco distante dal letto del fiume Magra in una posizione strategica nell’antichità, lungo le vie commerciali che mettevano in comunicazione l’entroterra con il porto di Luni. Il borgo, fortificato già nel XII secolo, era la residenza estiva dei potenti Vescovi di Luni che dimoravano in un palazzo oggi quasi completamente distrutto se non fosse per la massiccia torre cilindrica che svetta sul caseggiato. Successivamente divenne feudo del Vescovo e dei suoi successori. Il complesso religioso è ancora oggi situato nella parte alta del borgo, accostato all’imponente Chiesa di San Nicolò. Nel 1401, tuttavia, Caprigliola passò sotto il dominio fiorentino ed è in quest’epoca che il borgo venne dotato della caratteristica cinta muraria di stampo rinascimentale. Il bastione lo avvolge tutto disegnando un nastro, anzi: una stella, visto che, dall’alto il perimetro dell’abitato ricorda fortemente una cometa. Ma non serve guardarlo su google earth per accorgersi della sua bellezza: già da lontano, Caprigliola, con le sue casette colorate, la sua simmetria, sembra un acquerello di un bravo pittore.
Filetto: echi bizantini

Filetto, frazione di Villafranca Lunigiana, è il più famoso fra i borghi che vi ho nominato in questo articolo, eppure è minuscolo. Questo microscopico aggregato medievale è un vero gioiellino per chi sappia dove guardare. Si entra nel borgo varcando ancora oggi la monumentale porta Ariberti e pian piano scorrendo accanto a portali ed archetti, si giunge al cuore del paese: la conservata piazza quadrangolare, in cui è ancora possibile riconoscere una delle quattro torri della pianta originale. Filetto, in origine un castrum bizantino, ha saputo far leva sulla sua particolare fisionomia, pertanto nei mesi estivi qui si svolge una frequentata festa medievale in cui è possibile assistere a spettacoli a tema, raduni di cosplayer, o semplicemente curiosare nelle bancarelle del bizzarro mercato. Io ho avuto occasione di visitare Filetto durante lo slow travel festival: senz’altro un modo furbo per avvicinare i bambini alle bellezze di questo territorio ricco di storia, natura, adatto a un turismo poco chiassoso, più intimo e riflessivo.
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