Ottana è uno di quei posti che non penseresti mai di visitare durante un soggiorno in Sardegna. Prima di arrivarci, allontanandosi per chilometri dalle coste dall’isola, si fiancheggia una grande area industriale: quelle classiche zone che nella mente di un turista sono un rimosso da nascondere e evitare. Eppure, non visitare questo paese, specie nel periodo del Carnevale, sarebbe fare un grande torto all’antichissima Regione e significherebbe perdersi un’esperienza fra le più significative per comprenderne l’essenza arcaica e misterica. Del resto, basta prendere una cartina in mano per accorgersi che Ottana si trova quasi perfettamente al centro della terra dei nuraghe, non ci si stupisce quindi di sapere che sia uno scrigno di tradizioni che risalgono alla notte dei tempi.

Come avviene per la maggior parte dei Carnevali più interessanti della Sardegna quello di Ottana si spiega tenendo a mente i culti rurali pagani che un tempo accomunavano tutta l’area del Mediterraneo. L’invariabile ciclo delle stagioni, la morte e la rinascita, sono quindi i temi che vengono trasfigurati simbolicamente nella mascherata. Quest’aspetto si palesa fin dal primo arrivo in paese: fin da lontano si ode infatti un chiassoso scampanare che ricorda subito quello delle greggi al pascolo. E’ soltanto un’anteprima sonora di quello che aspetta il visitatore una volta raggiunto il centro della cittadina.

Il cuore della manifestazione risiede nel rumoroso corteo di personaggi zoomorfi che corre, saltella e danza accompagnato da suoni che richiamano la campagna e le sue regole, dettate unicamente dalla natura. Sono Sos Boes: vestiti di velli ovini, agghindati di grossi campanacci e, soprattutto, riconoscibili per le bellissime maschere di legno forgiate a somiglianza di una testa bovina. Le lunghe corna, le fini decorazioni pittoriche sul muso conferiscono subito a questi elmi un’aura sacra che smuove nell’animo un timore atavico. Accanto a loro, Sos Merdules sono l’altra componente immancancabile nella festa di Ottana.  Sos Merdules siamo noi: gli uomini, creature un tempo più vicine al mondo animale, spesso rappresentate con i tratti fortemente deformati della vecchiaia, ghigni malefici che non hanno nulla da invidiare alle più eccellenti opere espressioniste.  La natura con cui questi uomini hanno a che fare non ha nulla a che spartire, infatti, con le benevole fatine delle favole. E’ una madre spietata, implacabile nelle sue leggi che ha spinto i suoi figli ad intraprendere contro di essa l’eterna battaglia per la sopravvivenza: addomesticando la terra e domando gli animali.   E difatti i merdules sono muniti di redini, con le quali scortano i Boes e talvolta li ammoniscono. Spesso questi ultimi si buttano a terra, simulando la morte, ed allora va in scena quello che a un profano potrebbe sembrare un semplice balletto. Il Merdules li incitano a rialzarsi con gestualità antiche che in realtà nascondono un rituale propiziatorio di fertilità: è la terra stessa che viene invitata a ri-fiorire, invocando la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera. Ma il quadro non sarebbe completo senza fare i conti con l’ultimo personaggio chiave di questa affascinante ricorrenza: Sa Filonzana, un’altra “maschera muta” che più di ogni altra atterrisce il visitatore. Sa Filonzana nient’altro è che una Parca di mitologica memoria. La vecchia si aggira fra la folla con un mano in paio di forbici e un filo che minaccia di tagliare: non importa se uomo o animale, chiunque può cadere per un suo capriccio, svelando così l’ineluttabilità del nostro destino e la potenza della nera signora. Ecco la chiusura del cerchio: l’uomo e gli animali lottano per sopravvivere, ma entrambi sono sottoposti a leggi cieche contro cui nessuno può far nulla, se non forse ballare esorcizzando la paura.Si capisce quindi come la sfilata di Ottana sia molto di più di una pantomima e del classico ribaltamento dei ruoli tipico del carnevale: quelli che si sollevano nella finzione sono quesiti esistenziali.  Tuttavia non bisogna pensare che  queste giornate siano lugubri: la popolazione partecipa divertendosi, e persino i bambini si mascherano in maniera tradizionale. Nell’occasione vengono organizzate mostre e piccole fiere dell’artigianato locale (a questo link il programma dell’edizione 2017);  i negozi sono aperti e offrono dolci tradizionali alla clientela, nel cortile della chiesa principale si assiste alla vestizione e in piazza le maschere si scatenano per la folla. Insomma, si tratta di una vera festa e i visitatori sono più che benvenuti! La cosa bella è che, a differenza ad esempio di quanto avviene a Mamoiada, non c’è un numero preciso di maschere e quindi, previo costume, chiunque può parteciparvi. Certo non è così scontato avere pelle di pecora a disposizione, ma le maschere, rigorosamente fatte a mano, si possono anche acquistare. E non solo durante il carnevale.Non è bastato dunque un petrolchimico per scalfire le radici possenti delle tradizioni di Ottana. Guardate oltre, osservate con attenzione, ascoltate. E, qui, carpirete un frammento della voce ancestrale della Sardegna più vera, tanto più genuina quanto più distante dalla costa e dal vociare sulle spiagge.

La curiosità: se un merdules vi toccherà col suo bastone, di martedì, vi offrirà da bere! A noi è successo, e così, davanti a una bella birra, abbiamo conosciuto  qualche segreto di questo particolare carnevale. Per esempio lo s’òrriu”: uno strumento musicale unico, realizzato in sughero e pelle capace di produrre un suono cupo e sinistro. Occhio, però, perché se invece capiterete i primi 2 giorni di carnevale, toccherà a voi offrire! Ottana, come arrivare: è facilissimo arrivare ad Ottana, in provincia di Nuoro, con l’auto. La cittadina si trova infatti in prossimità della SS131, al km 26 (uscita, Ottana).

Altre informazioni sul carnevale ottanese le trovate sul sito dell’associazione Boes e Merdules.

 

 

 

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