IMG_6123webConsidero Lanzarote, fra le sette isole delle Canarie, una destinazione perfetta per una vacanza che voglia abbinare mare, escursionismo e anche cultura, grazie all’opera di Cèsar Manrique, una sorta di Antonì Gaudì isolano. Io l’ho scelta perché relativamente piccola e facile da girare in auto e soprattutto perché mi attirava come un magnete per la sua natura vulcanica. Lanzarote gode anche di un clima meraviglioso fra le “isole dell’eterna primavera”, come sono state ribattezzate le Canarie, dato che la sua terra è percorsa dagli alisei che mitigano una temperatura altrimenti africana. E a ottobre più che primavera sembrava estate.

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Lanzarote: l’isola del fuoco. Ed è così che me la ricordo: una tavolozza di colori bruciacchiati.  Una landa brulla, desertica con quasi assenza di vegetazione, su cui si innalzano colline lunari e crateri, si snodano infiniti tappeti di terra rossa o masse bitorzolute di roccia ispida e tagliente.  Un paesaggio così l’ho trovato solo nella Death Valley americana.  E i vulcani. Già i vulcani. L’attrazione principale dell’isola è costituita dal Parco Nazionale del Timanfaya, nella zona occidentale. Frutto della tremenda eruzione, avvenuta fra il 1730 e il 1736, che ha trasformato fertili terreni in una distesa di lava solidificata, oggi il Timanfaya è abitato solo da licheni ed è proprio l’esistenza di questo ecosistema primordiale fragilissimo che ha fatto sì che nel 1993 Lanzarote venisse dichiarata Riserva della Biosfera Unesco. La cosa eccitante è che sotto questo paesaggio apparentemente morto il magma ribolle ed il vulcano è ancora attivo.

IMG_5837webL’area può essere visitata sia a dorso di cammello sia con delle navette apposite. L’aspetto un po’ deludente è che il parco non si possa visitare a piedi: una volta entrati con la macchina e raggiunto l’Islote de Hilario si deve necessariamente salire sui bus che condurranno, senza mai far scendere i passeggeri, nell’anello nominato la Ruta De Los Volcanes.  Certo il paesaggio è sorprendente e potrebbe tranquillamente essere paragonabile a una visione dantesca, fra caldere, crateri, squarci vulcanici dalle impensabili sfumature viola, carminio e ocra. Per toccare con mano l’attività tellurica, poi, si può assistere a dimostrazioni geotermiche  presso il centro visite.

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Diciamo che la visita del Parco è perfetta per capire la natura dell’isola e cominciare ad apprezzare il suo fascino alieno.

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Poco distante dall’ingresso del Timanfaya, infatti, si trova una caldera solitaria dove poter finalmente appagare il desiderio di camminare liberamente sul suolo lunare di Lanzarote: il Volcan El Cuervo. Il Volcan El Cuervo fa parte delle Montagne del Fuoco del Timanfaya e fu proprio da qui che inizio la formidabile eruzione del 1730.

Nella prima notte un’enorme montagna si alzò dal seno della terra e dall’apice si sprigionarono fiamme che continuarono ad ardere per diciannove giorni

Così, padre Andrés Lorenzo Curbelo raccontò lo spaventoso squarcio che portò l’inferno in terra. Ed è’ strabiliante pensare che sia stato questo piccolo cono dalle punte aguzze a sconvolgere per sempre l’isola di Lanzarote.

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El Cuervo vi apparirà fin dal lontano con la sua silhouette nera in mezzo a una distesa bucherellata di sabbia orlata di verde muffa.  Ci si arriva prendendo una stradetta che si stacca da quella che da Uga si dirige a Masdache. Salire sul cratere è facile; mentre si cammina, si potranno vedere una miriade di minerali, come l’olivina, che viene venduta nei vari negozietti turistici dell’isola. Si può anche decidere di scendere al suo interno: io l’ho fatto ed è stato come scendere al centro della terra.

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Dal Cuervo si abbracciano con lo sguardo le caldere circostanti: quella Blanca in lontananza, e la Colorada, bellissima nelle sue sfumature rosa e arancio. Per meglio apprezzare il panorama si può quindi decidere di salire sulla vetta della Montaña Negra, proprio di fronte al Cuervo, dall’altro lato della strada: il panorama è impagabile.

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Un’altra facile escursione che vi consiglio di fare per completare la vostra volcanic experience a Lanzarote è quella sul Volcan de la Corona. In molti, sono certa, avranno visitato il Malpàis de la Corona anche perché qui si trova la famosa Cueva de los Verdes. Anche in questo caso si tratta di un paesaggio generato dall’eruzione del Corona, circa 5000 anni fa. Qui si possono apprezzare i tempi lenti della vegetazione che sta tornando a popolare questo luogo ostile. IMG_5950web

Guardando in alto osserverete la mole imponente del vecchio vulcano e magari vi verrà voglia di scalare i suoi 609 m, come è successo a me. Vi dico subito che non è facile trovare il sentiero d’accesso. Bisogna recarsi nel paese di Ye e qui affidarsi a un buon senso dell’orientamento. La salita fino all’orlo del cratere è semplice e adatta a tutti. Ancora una volta, poi, lo spettacolo che si spalancherà sotto i vostri piedi vi ripagherà degli sforzi fatti. Il cratere del Corona è molto più ampio di quello del Cuervo e la voragine è imponente.IMG_5927web

Vi sconsiglio di avventurarvi nel periplo del vulcano se non sapete esattamente da dove passare: io mi sono trovata in un passaggio  parecchio franoso e non è stato divertente!IMG_5925web

Nonostante questo, poter raccontar la mia visita alla Corona mi dà sempre soddisfazione: camminare in questi paesaggi spogli, inadatti alla vita umana, mi porta a riflettere sulla potenza della natura, a cui dobbiamo accostarci con timore e rispetto. Mi vengono in mente allora i versi immortali di Leopardi che, al cospetto del Vesuvio, ci ammonì:

Dipinte in queste rive/Son dell’umana gente/Le magnifiche sorti e progressive

Dovremmo ricordarlo più spesso.

Qui le info per organizzare una vacanza a Lanzarote: Turismo Lanzarote

 

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