“Il respiro del panorama era immenso. Ogni cosa dava un senso di grandezza, di libertà, di nobiltà suprema…Lassù si respirava bene, si sorbiva coraggio di vita e leggerezza di cuore. Ci si svegliava la mattina, sugli altipiani, e si pensava: Eccomi qui, è questo il mio posto.” K. Blixen
La terra rossa macchiata di verde corre lontano fino a sfumare nell’aria, ferma come in un dipinto. Ogni tanto spuntano alberi poveri di foglie, in alto, si scorgono aquile ed avvoltoi; in basso, si muovono maestosi gli elefanti, mentre gli impala si confondono fra i cespugli. E’ il bush: paesaggio africano per eccellenza che ha dato origine al “mal d’Africa”. Una prateria silenziosa che ha stregato esploratori e scrittori, il palcoscenico inerme di incontri, seduzioni, ma anche violenze, guerre e sopraffazioni. E questo è il Kruger National Park, riserva naturalistica unanimamente riconosciuta fra le più belle al mondo.
Con 2.000.000 di ettari di terreno, il Kruger è l’area protetta più grande del Sudafrica e la terza in ordine di grandezza di tutto il continente. Si tratta di un pezzo di savana ancora intatto e fa un po’ specie pensare che questo paradiso in cui trovano rifugio alcuni fra gli animali più belli del mondo sia nato in realtà, nel 1898, come riserva di caccia e sia quindi la pura espressione dello spirito colonialista. Anche il termine che designa le specie più ricercate, i cosiddetti “big five” (leone, leopardo, bufalo, rinoceronte ed elefante) , racconta del tempo dei safari e della caccia alle creature selvagge. Per fortuna oggi le cose sono un po’ cambiate e così adesso il Kruger è Riserva della Biosfera Unesco ed ha addirittura il problema del sovrapopolamento di alcuni animali. Per esempio gli elefanti, che vengono venduti ad altre riserve perché qui ce ne sono davvero troppi. Non è difficile rendersene conto perché l’incontro con la wilderness in queste radure è così facile che, casomai, bisogna far attenzione quando i pachidermi ti attraversano la strada in branco, coi cuccioli fra le zampe, manifestatamente abituati alla presenza umana ma ancora impauriti. E’ un’emozione così grande trovarsi di fronte a questi intelligenti mammiferi nel loro ambiente naturale che le labbra dei visitatori non possono non arricciarsi immediatamente in un sorriso che rimane stampato sulle loro facce ben oltre il ritorno a casa.
Ma andiamo con ordine.
Durante il nostro viaggio in Mozambico abbiamo approfittato della vicinanza alla frontiera sudafricana per un safari fotografico in questo eden faunistico. Il Mozambico è un paese interessante e vario che io ho adorato (come vi ho raccontato nei miei articoli sul blog) e al suo interno non mancano parchi e riserve naturali. Purtroppo non sono così semplici da raggiungere a differenza dal famoso parco sudafricano che è alla portata di chi soggiorni a Maputo. In particolare noi, non avendo nostri mezzi di trasporto, ci siamo affidati ad un’agenzia locale, la Dana Tours che organizza pacchetti di più giorni o escursioni giornaliere non soltanto in Mozambico, ma anche in Sudafrica.La nostra gita è cominciata la mattina presto: con un autobus abbiamo raggiunto prima la frontiera di Komatipoort e quindi il Crocodile Bridge, punto di ingresso del parco.
Naturalmente abbiamo perso un po’ di tempo per le pratiche burocratiche alla frontiera, ma tutto sopportabile. Quello che ricordo distintamente di quel viaggio è la sensazione che si ha quando si varca il confine: non si può fare a meno di notare che si entra in un mondo completamente diverso. Se prima la strada era dissestata, adesso presenta un manto uniforme e intatto, non si vede più la sporcizia e al suo posto compaiono filari di alberi verdi e ordinati. Giunti al parco, poi, lo straniamento continua: il cibo ricorda quello americano e, a dire il vero, tutto ha un’aria fortemente occidentale. Siamo in Sudafrica, un paese decisamente diverso dal restante continente.
Una volta all’ingresso abbiamo incontrato la nostra guida che ci ha accompagnato nel nostro breve – ma intenso – tour in fuori strada. Purtroppo non abbiamo potuto fermarci a dormire e ciò mi è dispiaciuto moltissimo, ma il parco è così bello che secondo me anche in una gita come la nostra si riesce ad apprezzare la maestosità della natura africana. Appena siamo giunti in prossimità del ponte ci siamo accorti con stupore della quantità di animali presenti: prima i babbuini di sentinella sulle collinette come fieri guerrieri, quindi i coccodrilli nel fiume e poi tartarughe e uccelli a non finire. Sembra veramente di essere in un film, ma ciò non è niente in confronto alla gioia che ti instilla la vista della miriade di antilopi che saltellano fuori da ogni cespuglio in ogni direzione si guardi. La visita avviene su sterrate che si allungano sulla trama mimetica del parco come ragnatele. La guida sa esattamente dove portare il gruppo e d’altra parte per capire dove si trovi un animale, basta notare le file di auto che si formano. Anche se questo fatto toglie un po’ di magia all’incontro con la natura, basta riflettere un attimo e ricordare che queste bestiole qui sono a casa loro e noi siamo solo ospiti di passaggio, per ritrovare lo spirito giusto.
Dopo gli impala, noi abbiamo visto mandrie di elefanti, giraffe, zebre, ippopotami, schivi leoni, avvoltoi, aquile, rinoceronti, buffi facoceri e tanti, tantissimi uccelli coloratissimi. Purtroppo non siamo riusciti ad avvistare il leopardo, ma, dal momento che la nostra gita è durata dal mattino al tramonto, siamo rimasti più che soddisfatti.
Certo un parco come il Kruger si meriterebbe più giorni di visita, ma alle volte anche nei viaggi bisogna sapersi accontentare. Io a tutt’oggi porto nel cuore il ricordo di quella gita e ogni qualvolta mi trovi difronte a un elefante, una zebra o uno qualsiasi degli altri animali osservati qui, torno subito con la mente a questi incontri fugaci ma genunini.
Ogni volta penso di esser stata, seppur per poco, in uno dei posti più belli al mondo e pian piano, la sento che mi afferra… quella nostalgia dolce che allaga l’anima, quel mal d’Africa che, prima o poi, ti costringe a tornare.
Informazioni pratiche: per reperire informazioni sempre aggiornate sul Kruger National Park vi consiglio di consultare, come sempre, le fonti ufficiali. Se volete essere comodi e sicuri dell’avvistamento io vi consiglio di rivolgervi ad una guida che conoscendo il parco sa dove portare i clienti anche in base al periodo di visita. E’ naturalmente possibile visitare la riserva in autonomia con una macchina a noleggio, ma ricordatevi che è severamente vietato (e pericoloso!) scendere dalla vettura in aree non autorizzate. Vista la vicinanza con il confine mozambicano, tenete presente che può essere un’opzione anche quella di rivolgersi ad agenzie di Maputo. Noi ci siamo trovati molto bene con la Dana Tours. Come periodo di visita, il migliore coincide proprio con la nostra estate: da giugno a settembre!
Meraviglioso! Io ho fatto safari solo in Tanzania e Kenya ma il Sud africa è assolutamente da Vedere