Siamo arrivati in Val di Non al termine di un piacevole viaggio in macchina: sono lontani i tempi delle code infinite in autostrada e della folla di vacanzieri brulicanti su e giù per lo Stivale. Siamo in “bassa stagione”, una stagione morbida e lenta che dona al viaggiare un sapore delicato, di quelli che lì per lì quasi non te ne accorgi e poi ti conquistano completamente. La valle ci ha accolto a bassa voce, con i suoi filari di meli e dolci colline ricoperte d’erba verde che già lascia spuntare qua e là ciuffi dorati. Poi, su questo letto mosso e ondulato si scorgono i tagli vigorosi del fiume, quasi come se due mani enormi avessero voluto aprirsi un varco nel tappeto olivastro e abbeverarsi, laggiù, in fondo a canyon che sembrano non terminare mai. E’ il Noce il re dei corsi d’acqua qui che, con i suoi vassalli e ancelle, ha modellato gole, cascate e laghi svelando il carattere forte di questa terra a prima vista così graziosa e mansueta. Ed un carattere forte lo hanno anche i suoi abitanti, gli “Anauni“, come impareremo presto a chiamarli, che nel corso della storia hanno eretto castelli, fortezze, chiese e santuari, borghi sospesi sulla cornice di burroni che neanche in un film di Miyazaki. Un posto così non poteva non alimentare un vasto repertorio di leggende e storie che riecheggiano nelle sue grotte e mura… e credereste di esser finiti nel mondo di Tim Burton.
E se tutto questo potesse sembrare un po’ troppo, per ritornare alla realtà basta dare un morso a uno qualsiasi dei saporitissimi piatti locali: i primi semplici e aromatici come i canederli, gli Spätzle alla tirolese che dichiarano tutta la particolarità di una terra di confine, i salumi nostrali, le verdure genuine e i dolci farciti di frutta di stagione appena colta.
Difficile dire che cosa mi sia piaciuto di più durante la mia intensa settimana trascorsa in Val di Non: se le passeggiate sonnolente fra i morbidi campi dei Pradiei, o il rivelarsi improvviso del pittoresco Santuario di San Romedio.
La discesa negli anfratti umidi dei canyon del Rio Sass e del Novella o la scoperta degli antichi affreschi medievali, celati nella campagna del paese di Romeno. Oppure semplicemente la perfezione geometrica dei meleti, ritti come soldatini sulle colline, da cui occhieggiano frutti rossi e gialli. Di certo una gemma irrinunciabile è il lago di Tovel: levigata pietra verde incatenata ai piedi delle dolomiti del Brenta. Non si può dimenticare il suo colore così profondo e misterioso che un tempo si tingeva di rosso sangue…
Ed è per questo senso di arcano che trapela qua e là fra un passo e l’altro, come un bisbiglio appena percepito fra il rumore delle foglie, fra questi frutteti così uguali da sembrar finti nelle languide giornate di fine estate che alla fine la valle mi ha conquistata. In una giornata dorata e pigra, al tempo delle mele.
Informazioni pratiche:
I tavolati della Val di Non sono racchiusi ad ovest dal gruppo dolomitico del Brenta, a nord dalla catena delle Maddalene; a sud si aprono verso la sella di Andalo e a est si svalica nella piana di Bolzano. Poco distanti e direttamente comunicanti sono anche la Val di Sole e la Val d’Ultimo. Fra i suoi punti di forza quindi la valle ha la posizione strategica che permette di raggiungere facilmente tutte queste località ed anche la cittadina di Merano.
Per arrivare: con l’automobile, Autostrada A/22 Modena – Brennero. Si esce a Trento nord o a Mezzocorona e si imbocca la strada statale 43 e la 43 dir seguendo l’evidente segnaletica per “Valle di Non”. Provenendo da Bolzano, bisogna passare il suggestivo Passo della Mendola; da Merano, il Passo Palade.
Soggiorno: io e mio marito abbiamo soggiornato a Romeno, tipico centro rurale ottimamente posizionato all’interno della valle, presso l’albergo Villanuova: la struttura è semplice, a conduzione familiare. Gli arredi sono vecchi e andrebbero certamente rinnovati (se siete alla ricerca di un ambiente lussuoso, cambiate aria). L’albergo è convenzionato con il poco distante Resort La Quiete al cui centro benessere si può accedere a prezzo ridotto. Il fiore all’occhiello del Villanuova è certamente la cucina: piatti semplici della tradizione italiana e tirolese ben cucinati e con porzioni più che abbondanti.
La Trentino guest card: straordinaria è poi la possibilità in tutto il Trentino (attenzione: non Sudtirol!) di godere dei vantaggi della guest card, riservata a chiunque soggiorni in una delle strutture che ha aderito a questa iniziativa. Tutte le nostre escursioni e visite nell’area sono state completamente gratuite! Si tratta di un’opportunità irripetibile per conoscere a fondo l’immenso patrimonio paesaggistico e culturale del territorio. Per iniziare a prepare una vacanza in Val di Non il sito di riferimento è certamente quello dell’Azienda di Promozione del Territorio locale al quale ci si può rivolgere per avere informazioni o scaricare brochure.
P.s. Al tempo della mia visita ero visibilmente incinta! Per questo mi sento di raccomandare questa valle a tutte le gestanti in buona salute e alle famiglie con i bambini: a differenza di altre valli dolomitiche, le quote basse, la possibilità di uscite culturali oltreché escursionistiche fanno sì che il territorio sia perfetto per una vacanza piacevole, ma decisamente slow.
Bello! Io ero stata a Malosco 🙂 e dintorni!!
Poco distante allora! 😉