Poco distante da Viterbo si trova un luogo davvero particolare. Un bosco popolato da creature bizzarre, un bestiario mitico che accompagna il visitatore lungo un probabile labirinto iniziatico. Questa foresta meravigliosa attrae ogni anno migliaia di viaggiatori incalliti, famiglie, animi curiosi in cerca di qualcosa capace di
scuoterli. E certo al Sacro Bosco di Bomarzo, camminando fra fiere ed enigmi degni della sfinge di Edipo, non resteranno delusi: per trovare qualcosa di affine, dovrebbero volare in Portogallo, alla Quinta da Regaleira. Nulla di paragonabile si trova nel nostro paese se non forse un’eco lontana nei Giardini di Boboli a Firenze e nel gigantesco Appennino del Gian Bologna. Ma perché a Bomarzo è sorto questo luogo misterico?

passeggiando al Sacro Bosco di Bomarzo

Il Sacro Bosco di Bomarzo:storia e significato

Il Sacro Bosco di Bomarzo si deve a un’idea del Principe Pier Francesco Orsini, detto “Vicino”, signore di Bomarzo dal 1542 al 1585. Orsini era un militare al servizio del seggio pontificio. Gli anni che lo videro combattere furono un periodo brutale in cui lo scontro fra potere imperiale e Chiesa non risparmiava nessuno. Orsini fu testimone di crudeltà atroci e si dice che il suo aver partecipato alla strage ordinata dal Pontefice Paolo VI contro il paese di Montefortino (oggi Artena) l’abbiano portato al ritirarsi dalla carriera militare. Anche se questo fatto è avvenuto dopo la costruzione del parco, ci dice già qualcosa sulla natura del suo committente: un uomo sensibile e riflessivo e difatti, così ce lo restituisce Lorenzo Lotto, in un bel ritratto che lo vede impegnato nella lettura. Orsini conosceva bene anche la letteratura tanto da aver fatto parte di un circolo letterario a Venezia insieme a poeti a lui contemporanei. Che cosa ci ha voluto dire con il suo misterioso Bosco Sacro?

La ragione del parco fu un tributo alla moglie scomparsa, Giulia Orsini. Per la sua edificazione Vicino si rivolse all’architetto Pirro Ligorio, lo stesso a cui si deve la decorazione di Villa d’Este a Tivoli. L’idea geniale fu quella di partire da ciò che il luogo stesso suggeriva: i massi basaltici emersi dal sottosuolo a causa dei movimenti sismici erano già, di per sé, un messaggio sulla forza degli elementi naturali. Pirro li scolpì sul posto, dando un volto a quelle suggestioni magmatiche e lasciando affiorare oscure divinità, allegorie, mostri terribili e visioni oniriche. Per anni gli studiosi si sono interrogati sul significato complessivo della foresta sacra cercando un filo d’Arianna, coerente e intellegibile, ma hanno finito per arenarsi sulle rive del suo mistero.

dentro l'orco del sacro bosco di Bomarzo

E forse è proprio questo il senso di quell’opera monumentale: farsi domande, mettere in discussione le leggi della realtà conosciuta, affinare il pensiero alla ricerca di una verità più profonda. Personalmente, camminando fra quelle creature e leggendo le iscrizioni dal sapore metafisico e surrealista ho immaginato il cammino di un Orfeo verso la sua Euridice. Forse è questo il segreto di Bomarzo? Un cammino dentro le porte dell’Ade? Nessuno potrà saperlo mai e forse, proprio per questo, continueremo ad aggirarci nel bosco di Bomarzo avidi del suo enigma.

sacro bosco di Bomarzo-scultura


Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua, dove son facce horrende, elefanti, leoni, orchi et draghi

Il sacro Bosco di Bomarzo: la visita

Il Sacro Bosco di Bomarzo si estende per circa 3 ettari in una bella foresta ombrosa. La sua vicinanza al casello autostradale lo rende anche un meta perfetta per spezzare un viaggio in Lazio (noi lo abbiamo visitato, ad esempio, di ritorno dalla Sicilia). All’entrata del Parco si viene muniti di una mappa che indica il percorso da seguire per vedere tutte le sculture. Le più rappresentative sono sicuramente il fotografatissimo “Orco”, “le sfingi”, “la casa pendente”, “la tartaruga e la balena”, “l’echidna”. Il cammino si avviluppa salendo nel bosco fino ad arrivare al tempio dove riposano la moglie di Orsini e i coniugli Bettini a cui si deve il restauro del parco nella seconda metà del Novecento.

Il consiglio da mamma:

prima iscrizione del bosco di Bomarzo

Il bosco di Bomarzo piace molto anche ai bambini che sono stimolati dalle figure mostruose. All’esterno del parco, ma parte del complesso, si trovano un’area picnic e un piccolo parco-giochi: offrendo così l’opportunità di un pranzo semplice. All’interno del padiglione adibito a biglietteria, c’è poi un ristorante self service munito di seggioloni per i più piccoli! Non usate passeggini nel parco: ci sono parecchie scale!

il drago-sacro bosco di Bomarzo

Per i bliglietti e maggiori info consultate il sito ufficiale .

La curiosità in più

Da queste parti, di curioso, non c’è solo il bosco di Bomarzo: a Vitorchiano, bellissimo borgo tufaceo nelle vicinanze di Bomarzo, si trova l’unico moai realmente scolpito dagli indigeni dell’isola di Pasqua fuori dalla loro terra di origine! Il moai venne scolpito nel 1990 su iniziativa della trasmissione Rai “Alla ricerca dell’Arca”!


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