In un raro weekend di sole di Novembre a caccia dei colori del foliage e in cerca di un luogo adatto anche al nostro piccolino, la nostra curiosità ci ha spinti a Formentara (da non confondere con Formentera!), un minuscolo villaggio ormai disabitato nella vallata di Zeri. Quando ero bambino, Zeri era nota soprattutto per gli impianti sciistici di Zum Zeri, al Passo dei Due Santi, ma oggi, anche per i cambiamenti climatici, sento nominare questo territorio soprattutto per la sua natura e i suoi prodotti, in particolare l’agnello dalle carni prelibate, presidio slow food.
In effetti Zeri è un piccolo comune di montagna, adagiato tra l’appennino ligure e toscano, e noto per essere il più selvaggio della Lunigiana. Le strade sono pochissime e tortuose, la maggior parte del territorio è formato dalla profondissima valle del torrente Gordana (lo stesso che forma, poco prima di sfociare nel Magra, gli spettacolari Stretti di Giaredo), ed è costellato da rari e piccoli centri abitati di cui il maggiore, sede municipale, è Patigno.
Qui è sorprendente, per queste latitudini, il numero di pascoli che si incontrano, ed era da tempo che non mi capitava di trovare una strada interrotta dal passaggio di una mandria di… mucche. É così che si presenta Zeri al visitatore: valli e boschi dove il tempo sembra scorrere più lentamente in una dimensione quieta che invita al riposo anche della mente.
Dopo aver sorpassato i pittoreschi borghi di Noce e Patigno abbiamo quindi proseguito sulla strada che porta al Passo dei due Santi per poi deviare verso il Parco Eolico del monte Colombo: Formentara si trova a pochi minuti a piedi dal parcheggio e lo si raggiunge con uno stradello ben segnalato.
In realtà è possibile raggiungerlo con un bell’itinerario a piedi proprio dal paese di Noce, ma noi, per non stancare troppo il nostro bimbo ( e il suo portatore!) abbiamo scelto la via più breve. La giornata era stupenda e la luce regalava riflessi dorati ai boschi caramellati dall’autunno. Quando siamo arrivati a Formentara all’improvviso sembrava di esser scivolati in una fiaba.
Il villaggio è costituito da case in pietra immerse nel folto degli alberi. Un tempo Formentara era un alpeggio, sorto nel XVI secolo analogamente ad altri alpeggi della zona come Gurfuglieta e Porcilecchio poi abbandonati negli anni cinquanta. Ma a Formentara, a differenza di quest’ultimi, è stato costruito un sapiente sistema idrico e persino un oratorio, dedicato a San Bartolomeo. Gli edifici sono una trentina, tutti disabitati e, purtroppo, in cattive condizioni. Si notano due tentativi di restauro ma è la natura che pian piano si sta riprendendo questi luoghi: le felci e le radici invadono le case, la pioggia è scesa fra le piagne, i tipici lastroni di arenaria che ne costituiscono il tetto, molti muri sono crollati ed altri sono in procinto di farlo. Formentara è quindi un vero villaggio fantasma dove, ancora a fatica, si può ascoltare la voce di una vita rurale che ormai non esiste più. Sarebbe bello vedere qui un museo dedicato alla vita contadina (una piccola Skansen tutta lunigiana), ma per il momento bisogna esser felici che qualcosa sia ancora in piedi.
Dopo il nostro pic nic nei pressi del borgo, abbiamo fatto una bella passeggiata col passeggino sullo sterrato: il nostro bimbo si è divertito tantissimo alla vista delle mucche e di alcuni cavalli.
Per finire la giornata, abbiamo voluto quindi cercare un’altra località nelle vicinanze e di cui avevamo letto: il lago Peloso. Lo si può raggiungere grazie ad una strada sterrata piuttosto disconnessa che parte immediatamente sopra il villaggio Aracci, un piccolo agglomerato privato di seconde case, chiuso da sbarre e a tratti un po’ inquietante (come il condominio di shivers di cronemberghiana memoria).
Il lago in sé ha più l’aspetto di un’area umida che di un vero lago, ma è immerso in un ambiente bellissimo: una grande radura erbosa di crinale dove far divertire i più piccoli. Un luogo dove mi piacerebbe tornare in inverno con le ciaspole ai piedi, o al contrario in piena estate per sfuggire alla calura del fondovalle. Qui, il parco eolico, sempre visibile in lontananza, è un comodo punto di riferimento, e un soggetto inusuale per le fotografie.
In conclusione questa nostra prima incursione a Zeri non ha fatto che aumentare la curiosità per queste terre, così vicine e così lontane che, con poche ore di macchina, ci hanno regalato tutto ciò che andiamo a cercare in montagna. Mi riservo di tornare altre volte ad esplorare questo angolo di Appennino: sono sicuro che riserva molte altre sorprese!
SE vi ho incuriosito, altre info su Zeri le trovate qui: Blog Zeri
Poche parole oltre a quelle mirabilmente espresse a commento delle bellissime foto. È un miracolo meraviglioso che esistano luoghi così magici nella loro oncontaminazione.
Grazie
emilio
Sono di Zeri, precisamente di Patigno, e quelli descritti sono i luoghi della mia infanzia e quelli nei quali hanno vissuto in parte i miei genitori e i miei avi.
Sono luoghi che amo moltissimo e vorrei che fossero più valorizzati.
Grazie mille Marisa, il fatto che tu sia di Zeri e che tu sia passata a leggere l’articolo ci fa immenso piacere. Anche noi vorremmo che questi luoghi fossero valorizzati: scrivendone, speriamo di are un piccolo contributo in questo senso!
Grazie mille, Emilio di esser passato! é proprio vero,peccato che spesso non ce ne rendiamo conto!
Avevo sentito parlare di Zeri da una mia compagna di scuola 🙂 mai stata ma che bello passeggiare nella natura .. per i bimbi poi vedere gli animali deve esser fantastico 🙂
Sì, vedrai quando Leila sarà un pochino più grande come si divertirà!