Finalmente qualcosa si muove anche vicino a casa mia… Finalmente cresce un festival made in Carrara (MS), originale e persuasivo, capace di trasportare in fiera anche qualcuno che le fiere le odia: tipo me. Si chiama Festival dell’Oriente, è alla sua quinta edizione, e si è tenuto dal 31 ottobre al 03 novembre nel grande complesso di Carrara Fiere (MS). Questa volta mi sono detta: devo assolutamente andarci e vedere cosa stanno combinando questi Carrarini. E poi mi è sembrata una buona idea anche per concedermi un assaggino di quel gran calderone di culture orientali pubblicizzato sul sito internet dell’evento… Senza prendere l’aereo e senza muoversi da casa.. Insomma: una sorta di “viaggiare stando fermi” che tanto aiuta nella preparazione di una partenza vera e propria.
Premetto subito che nel complesso il festival mi è piaciuto o, meglio ancora, mi sono piaciute molto le proposte “dentro al festival”. Perché il festival in realtà si è rivelato caotico e disorganizzato. Purtroppo. Dico purtroppo perché l’idea è sicuramente valida e spero che negli anni quest’iniziativa possa crescere, migliorarsi e risolvere i tanti “ma”.
Partiamo, non a caso, dal sito: fonte primaria di informazione sull’evento, non mette da nessuna parte gli orari degli spettacoli in programma. Che pure sono tanti e uno dovrà farsi una sorta di piano per decidere cosa vedere o cosa no, giusto? Già questo mi sconvolge. Penso che gli organizzatori abbiano in qualche modo dovuto tagliare la spesa alla voce “comunicazione”, cosa forse comprensibile di questi tempi, ma uno straccio di timeline con gli orari ce l’ha anche la più piccola scuola di danza per il saggio di fine corso delle allieve.
Pazienza. Intanto, prima di andare, mi sfoglio l’elenco degli spettacoli in programma che sono davvero tantissimi e vari: si va dalla cerimonia del thé nelle sue varianti giapponese e cinese, ai tamburi giapponesi, ai canti e balli thailandesi, dervisci persiani e egiziani, danza bollywood style e poi ancora danza kecak indonesiana e gamelan di Bali, tanto per citarne qualcuno. Parallelamente agli show si svolgono poi esposizioni di bonsai e suiseki, danze del dragone, “bagno di gong”, stand di degustazione e molto altro. Mi appunto, d’accordo con mio marito,”gamelan” e comincio ad ascoltare qualcosa in casa pregustandomi il concerto.
Il secondo “ma” riguarda le date scelte per l’evento. Ottima l’idea di realizzarlo a novembre, periodo assolutamente morto quanto a presenze turistiche a Carrara, ma come fai a scegliere di fissare il tuo evento, che parla di cultura e arte orientale, contemporaneamente al Lucca Comics? Un evento ormai di fama internazionale a circa 50 km dalla tua location che rischia di fagocitarti la metà delle presenze? Non sarà proprio le stesso identico target, ma sicuramente una spessa fascia di intersezione fra “amanti dei fumetti, manga, cosplay e Giappone” e “amanti del Giappone, della Corea delle bambole kokeshi e delle katana“, tanto per dire, c’è. Concedo però il dubbio che sia stato il Comics a programmare la sua inattaccabile fiera in concomitanza al festival dell’Oriente quando questo era già fissato. Ad ogni modo, un gran peccato.
Entrando nel vivo dell’evento, arrivati all’ingresso del padiglione fieristico, pagate le 10 € di ingresso a persona, chiedo alla bigliettaia se per caso ha una brochure con i fantomatici orari degli spettacoli. Mi risponde che all’interno troverò le informazioni sulle conferenze ma “degli spettacoli non è stato realizzato un depliant con gli orari perché sono in rotazione per tutta la giornata”. E questo cosa vuol dire? Mica roteranno a caso, voglio ben sperare… Detto questo, una volta entrati scopro che il festival è organizzato grosso modo su 4 padiglioni: uno, fondamentale, dedicato alle arti marziali: “100 federazioni che saranno di scena con competizioni nazionali ed internazionali, oltre 150 stage, dimostrazioni, convegni e conferenze per un totale di 10.000 atleti complessivi provenienti da oltre 113 nazioni”. Un altro riservato al benessere, alle terapie alternative, erbe medicinali, spiritualità ecc.. Poi altri 2 ,ognuno con un suo palco per gli show, attorniati di bancarelle di prodotti tipici, stand per workshop e laboratori anche per bambini.
Devo dire che è stato molto divertente girottolare fra i vari spazi degli espositori e curiosare fra “stoffe, vestiario, borse, calzari, tessuti, gioielli antichi, amuleti, incensi, candele, oli essenziali, tatoo, oggettistica da interni ed esterni, mobilio, elementi di arredo, quadri, tappeti, arazzi, pietre, vasi, ceramiche, statue, libri, prodotti di erboristeria, infusi, spezie, thè, campane tibetane, gong, sari, kimoni, scatole cinesi, lacche giapponesi, calligrafie“. Perché davvero ci sono tutte queste cose al festival, ma il punto è che l’organizzazione un po’ caotica impedisce di capire subito “cosa/dove“. Ecco, forse il trucco sta lì: per gustare appieno gli stand senza nervosisimi, bisogna girare senza meta, senza cercare di trovare un filo conduttore e fermandosi a osservare ciò che cattura il nostro sguardo.
Una volta rientrata a casa ho scoperto anche che c’erano “decine di aree tradizionali” dedicate a paesi molto interessanti come la Mongolia, il Tibet, la Birmania, l’India, e la Cina, ma io non sono riuscita a trovarle, o forse a riconoscerle, perché erano un po’ buttate a casaccio, in mezzo al resto.
Dopo tutte queste note negative ecco finalmente quelle positive. Nei due palchi dedicati agli spettacoli, lo sfilare di abiti, movenze, make up, tratti somatici diversi mi avrebbe volentieri trattenuta fino a sera. Ho assistito con sorpresa al concerto di tamburi “Taiko” dei Masa Daiko: un evento che aveva per protagoniste molte donne, caratterizzato da un’energia e una grinta incredibile, davvero ipnotico.
Molto bella è stata anche la danza Tannura dell’Egiziano Emad Selim, che ha volteggiato ininterrottamente per svariati minuti giocando con la sua coloratissima gonna. Carini lo stand di degustazione della south Corea e la tenda marocchina coi narghilé sui tavolini.
Ah, il Gamelan! Non so dirvi come sia stato. Probabilmente entusiasmante, ma noi non l’abbiamo visto. Non sapevamo in quale palco si tenesse, e nessuno ha saputo darci quest’informazione.
pieno di fanti che si pistano nel muso!