“Quatro paredes caiadas, / Quattro pareti imbiancate,
um cheirinho à alecrim, / un profumo di rosmarino
um cacho de uvas doiradas, /un grappolo di uva dorata
duas rosas num jardim, /due rose in un giardino
um São José de azulejo, / un san Giuseppe di ceramica
mais o sol da primavera… / più il sole della primavera
uma promessa de beijos… / una promessa di baci
dois braços à minha espera… / due braccia che mi aspettano
É uma casa portuguesa, com certeza! E’ una casa portoghese, di certo!
É, com certeza, uma casa portuguesa!” E’ di certo una casa portoghese!

Amalia Rodriguez, Uma casa portuguesa

Lisbona, la Mouraria: salendo al Miradouro

Lisbona, la Mouraria: salendo al Miradouro

La Mouraria

La mia incursione a Lisbona è iniziata dal profondo del suo ventre, fra scalinate sporche e odorose e case bianche baciate dal sole: il quartiere della Mouraria, da molti considerato malfamato, da altri verace e quindi autentico. La Mouraria è una torre di babele in cui si intrecciano le vite deglialtri” Lisboetaes: i brasiliani, africani, cinesi, indiani e i molti altri che in fondo ne costituiscono una parte viva ed essenziale. La Mouraria si estende da piazza Martin Momiz, di riferimento anche per la fermata della metropolitana, fino alle alture del castello di São Jorge. Luogo deputato  agli “stranieri”, da quando Dom Alfonso Henriques, nel lontano 1147,  concesse l’uso di quest’area ai Mori, la Mouraria ha mantenuto pressoché intatta la sua fisionomia e ancora oggi non è difficile imbattersi in squallide tascas, buie e fumose, nelle quali donne sciupate, che non nascondono le cicatrici di una vita difficile,  si danno via per un po’ di pane.

Martin moniz: festa!

Martin Moniz: festa!

Dal basso, la Mouraria, circondata dalle solide mura, appare come una roccaforte chiusa e inespugnabile. Non lasciatevi  intimorire e piuttosto inoltratevi fra i suoi vicoli  per ammirare vecchi palazzi impreziositi al loro interno da azulejos e ascoltare la musica proveniente dai balconi. Scoprirete allora quell’universo sonoro, languido e nostalgico, che impregnò le navi di ritorno dai porti esotici dell’impero lusitano. Quelle stesse contaminazioni melodiche che diedero vita al Fado: il linguaggio più vero del popolo portoghese.

Dalla Mouraria è cominciata la mia ascesa al cielo, diretta al più alto Miraudoro sulla città.  Gradino dopo gradino, accompagnata da un corteo di panni stesi al sole e graffiti sui muri ho raggiunto la bella cappella da Sehnora do Monte. Da qui la vista spazia fino all’estuario del Tago, abbraccia il Castello di São Jorge e si perde nell’infinità del tappeto multicolore delle case dei quartieri più bassi.  Per un attimo penseresti di essere a San Francisco, per il profilo rosso che emerge  fra la foschia del ponte 25 de April, ma la maglia ingarbugliata degli edifici e la luce abbacinante del cielo ti ricordano subito che… no: questa non può essere la cartolina perfetta della città californiana, ed è piuttosto una foto vibrante ma sfuocata…è certamente Lisbona.

Panorama dal miraudoro da Senhora do Monte

Panorama dal miraudoro da Senhora do Monte

Abbandonata a malincuore  la prima terrazza sulla città, scendendo rapidamente, si raggiunge il secondo belvedere, quello da Graça di fronte al convento omonimo,  molto amato dagli abitanti della capitale. Sotto l’ombra di pini maestosi infatti i giovani sorseggiano birra e ginjinha e per un attimo, ci si confonde con loro e ci si sente parte della vita brulicante della città.

Miraudoro da Graça, lisbona, birra e Ginjinha

Miraudoro da Graça, Lisbona: birra e Ginjinha

L’Alfama

Proseguendo nel gomitolo di strade che scendono come rivoli dai fianchi della collina, presto sarete intrappolati nel labirinto dell’Alfama. E’ difficile descrivere l’Alfama: una finestra sul Tago, uno scialle nero, una bottiglia di vino e bicchieri sbeccati. Io posso solo consigliarvi di perdervi fra la poesia dei suoi tetti, sorprendendovi fra le pieghe dei suoi becos (vicoli) per lo spalancarsi di una piazza, il rivelarsi di una chiesa o il vociare dei bambini che giocano nei cortili.

Alfama, vicoli

Alfama, vicoli

Alfama, vista da Largo das portas do Sol

Alfama, vista da Largo das portas do Sol

Molte guide consigliano di visitare il quartiere con il tram 28: io, anche se sono convintissima che lo sferragliare dei tram elettrici, assieme alle lanterne, i negozi di  bacalau e sardine, gli elevadores, siano parte insostituibile del fascino senza tempo di Lisbona, considero la giostra urbana del 28 troppo inflazionata dai turisti.

l'electrico 28, Alfama

l’electrico 28, Alfama

E così ho preferito, come al solito, girare l’Alfama a  piedi: osservando la sua gente, sbirciando fra le sue botteghe e annusando gli aromi sprigionati dalle tascas.

Alfama, biancheria al sole

Lisbona: verso l’Alfama, biancheria al sole

Alfama, devozione popolare

Alfama, devozione popolare

Alfama: ristorantini nei vicoli

Alfama: ristorantini nei vicoli

Qui, io e mio marito siamo tornati ogni sera del nostro soggiorno.  Qui abbiamo gustato il tradizionale bacalau nel localino consigliatoci da Martina di Pimpmytrip: Malmequer Bemmequer. Solo 6 tavoli, la porta chiusa dal proprietario non appena la trattoria è piena, la conduzione squisitamente familiare creano nel ristorantino un’atmosfera intima che ti fa sentire subito il benvenuto. Già perché all’Alfama non bisogna dimenticarsi della cucina semplice e popolare che arricchisce ogni giornata dei suoi aromi intensi. Delizioso il pesce alla Grelhador de Alfama. Di questa taverna mi è piaciuta molto la formula spiccia: un piatto di pesce o uno carne esclusivamente alla griglia, saporiti e cucinati bene.  Ma una serata all’Alfama secondo me non può dirsi conclusa senza abbandonarsi, almeno una volta, alla saudade del fado. Non sarà difficile trovare dove ascoltarlo: ogni guida sulla città portoghese ve ne suggerirà almeno un paio oppure, semplicemente, girando senza meta fra le viuzze dell’Alfama le arie echeggianti fra case e botteghe vi chiameranno come sirene. Sicuramente uno dei più famosi è la Parreirinha de Alfama: fondata nel 1950 da Argentina Santos, continua ancora oggi a proporre Fado tradizionale cantato dai mugliori interpreti. Ma, se come noi, sarete alla ricerca di qualcosa di più alla mano, io vi consiglio l’Adega dos Fadistas dove si può semplicemente gustare un buon porto mentre si ascoltano gli appassionati cantanti. Nella saletta con archi in pietra, alla luce discreta della candele, la musica è la vera regina: non si parla, non si ordina da mangiare mentre un fadista si esibisce. Ho apprezzato moltissimo questo rispetto per la canzone. Silenzio. E la melodia pervade la sala e quasi sembra di poterlo toccare, il pathos di Lisbona, che si insinua piano sotto la pelle. Silenzio e, alla fine, neanche te ne accorgi, ma la Saudade ti ha conquistato.

Lisbona: ricordi di Fado

Lisbona: ricordi di Fado

 


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