“Che significato aveva quel viaggio? Stavo solo vagando sotto l’effetto di qualche droga? O ero davvero venuto a Las Vegas per scrivere un pezzo? Chi sono queste persone? Queste facce? Da dove vengono? Sembrano caricature di venditori di auto usate di Dallas… e Gesù benedetto, ce ne sono tantissimi alle quattro e trenta di domenica mattina, ancora ingroppando il sogno americano, quella visione del grande vincitore che emerge dall’ultimo caos pre-aurorale di un trito casinò di Las Vegas“
Dal film Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam
08 settembre (sera): siamo a Las Vegas. Dopo aver attraversato il deserto, siamo stati inghiottiti dall’intestino di highway che immette nella città, sotto un cielo infuocato dai colori così belli da render tutto ancor più irreale.
Il nostro hotel, il Mandalay Bay è un enorme meteorite luccicoso piovuto da chissà dove e conficcato con uno spigolo in questa terra così aliena.
Già! Mi sembra di essere atterrata su un pianeta distante e artificiale: uno di quelli che si vedono spesso nei film di fantascienza anni Novanta. L’impatto è devastante. Arriviamo dopo una giornata di camminata sotto il sole cocente della Valle della Morte. Neanche devi parcheggiare la macchina: ci pensano quelli dell’hotel, che nel momento esatto del tuo arrivo, ti accolgono, ti chiedono le chiavi e ti invitano a dimenticarti dell’auto per tutto il tempo del tuo soggiorno a Sin City. La prima cosa che noto, assieme alle limousine nere, sono i tacchi altissimi su cui ondeggiano sicure le ragazze. E poi gli abiti, che sembrano essersi rimpiccioliti dopo un passaggio non troppo accorto in lavatrice, lustrini, corpetti, abiti da sposa, acconciature da dive, e, soprattutto, una quantità indefinibile di silicone che straborda da ogni parte. Avete presente Nip&Tuck?La serie tv sulle follie della chirurgia plastica? Ecco, all’improvviso, mi ci sono sentita dentro.
Anche i negozi non sono da meno, con sexyshop, lingerie audace, vestiti kitsch, e poi ancora piscine, centri benessere, hall per concerti, acquari. E al centro di questo roboante mondo dell’eccesso si impongono i labirintici casinò.
Las Vegas sembra davvero un’astronave aliena del tutto indifferente al passaggio delle ore e dei minuti. Non a caso, nei casinò non ci sono orologi ed è come essere dentro un girone infernale da cui non puoi uscire, perché non sai neanche di esserci. Le luci non si spengono mai e la giostra gira indifferente ai ritmi della vita. Presto ci lanciamo alla scoperta della Strip. In realtà chi è stato a Vegas sa che da vedere non c’è molto più di questo filare di megaresort dalle forme assurde. Gli edifici evocano luoghi assurti a simbolo di bellezza e divertimento nel mondo: passiamo accanto,nell’ordine, alle Piramidi di Giza, i grattacieli di New York, Parigi con la torre Eiffel, il lago di Como con la villa di Bellagio, Venezia, Roma, e sono certa di essermi dimenticata qualcosa.
Anche se non si è bevuto nulla, è impossibile non sentirsi ubriachi e storditi fra Marylin Monroe e i Kiss che occhieggiano ai lati della strada, i furgoncini di callgirl – le ragazze del “servizio in camera” per striptease privati – le piccole cappelle per bizzarri matrimoni e il serpentone di gente che scorre fuori e dentro dagli hotel.
Davvero, a distanza di tempo, non so farmi un’opinione su questa città. Mi piace? Non direi che Las Vegas rientri nei miei luoghi tipici ma, senza nascondermi, ammetto che sono felice di esserci stata. Perché anche questa è umanità. E’ un lato dell’umanità barocco e caricaturale che, per rendersi veramente conto della sua esistenza, bisogna toccare con mano. Insomma, questo pulsare elettrico alle luci del neon, questo brulicare incessante e questa felicità gonfiata di steroidi venduta a a pacchi in offerta speciale non può lasciar indifferenti. La si può amare, la si può odiare, ma non ignorare. Con quelle grandi labbra gelatinose e i capelli cotonati biondo platino, Vegas seduce e chiama a prender parte al suo circo osceno: sta a noi decidere.
Un grande parco giochi per adulti: ecco che cos’è Las Vegas. Una sensazione simile l’ho vissuta ad Amsterdam, nella città a luci rosse, con tutti quei corpi bellissimi in vetrina e l’aria imbevuta di marijuana, ma là avevo odiato l’ipocrisia dei tanti turisti che riempivano a frotte i sexyshop e mi era sembrato che Amsterdam non fosse lì e fosse piuttosto mangiata da queste orde di repressi.
Qui, non ho avuto questo sentore, più che altro perché Las Vegas non esisterebbe senza i casinò e il resto. Basta guardarsi un po’ intorno e osservare la polvere calda che corre solitaria per miglia per capire. Las Vegas è l’invenzione milionaria del Nevada avvenuta quando, nel 1931, la Contea legalizzo il gioco d’azzardo in quella che era una sorta di oasi nel deserto, tappa per le carovane e importante snodo ferroviario. Già allora la città era privilegiata rispetto all’area che la circonda per la presenza di acqua, ma fondamentale, in questo senso, fu la costruzione della diga Hoover e la nascita del lago Mead, nel 1936, che ancora oggi alimenta la città.
Incantati dallo spettacolo delle fontane del Bellagio, infatti, non si pensa allo spreco di acqua e al problema della desertificazione a cui sta andando incontro la zona, ma Las Vegas, sotto quest’aspetto, ha mostrato una faccia insolitamente virtuosa e da anni ormai affronta il problema con consapevolezza.
Per rendere giustizia poi alla “Capitale Mondiale dell’Intrattenimento” c’è da dire anche che, oltre al tradizionale divertimento dei casino, degli striptease e dello shopping sfrenato, la capitale dell’eccesso offre un calendario di mostre e spettacoli anche di grande spessore culturale. Basta saper cercare, insomma, e ce n’è per tutti i gusti.
Io, dopo una lunga passeggiata sulla Strip, comincio ad avvertire la stanchezza e i miei occhi vogliono chiudersi. Forse non sono fatta per Las Vegas. Ma la ruota continua a girare…Love, Live, Vegas.
Darei non so cosa per vedere quel tramonto dal vivo!
Foto MERAVIGLIOSE, complimenti 🙂
Grazie mille, Farah! Sei troppo gentile! :*
ecco il mio grande rimpianto.. eccola… atterrato e partito senza vederla per colpa di un aereo rotto a Londra e un giorno di ritardo… nella settimana del ringraziamento con un lungo on the road da affrontare… almeno me l’hai mostrata… scintillante e vanitosa, suadente ed eccessiva!
bellissime le foto!
ma nooooooo!!!! Mi dispiace!!! :(( Ma, sono certa, avrai un’altra occasione! Così potrai dirmi se sei d’accordo con la mia impressione! Grazie di esser passato e torna a trovarmi… ho ancora tanto da raccontare su quel viaggio indimenticabile!
Anche io sono rimasta incantata da Las Vegas. La cosa che più mi ha sconvolto è stato come effettivamente all’interno dei casinò non si ha la percezione del tempo: lì è sempre tutto uguale, giorno e notte si confondono, potresti essere lì dentro da 10 minuti o da 10 ore. Spero di poterci ritornare!
Grazie mille, Silvia, di esser passata! Essì i casinò sono la bocca dell’inferno: ti inghiottiscono e tu neanche te ne accorgi. Io non so se alla fine Vegas mi sia piaciuta o no, la sto metabolizzando….ma sicuramente per capire bisogna viverla! A presto! 😉