Premessa:

il mio tour negli Stati Uniti si è svolto secondo un itinerario piuttosto classico, ma comunque programmato tappa per tappa interamente col fai-da-te. Il viaggio è durato 21 giorni durante i quali abbiamo visitato 4 Stati sulla rotta dei grandi parchi dell’Ovest. I punti principali sono stati: San FranciscoYosemite N.P.- Monolake S.P. Death Valley  N.P. Las Vegas Zion N.P.Bryce N.P.Capitol Reef N.P.Arches N.P. Canyonlands N.P. Dead Horse Point S.P. Monument Valley, Navajo NationPage, Antelope Canyon, Navajo NationPage, Lake PowellGrand Staircase Escalante N.M. – Grand Canyon N. P.Los Angeles. Per costruire il viaggio ho usato moltissime fonti, fra guide cartacee e on-line, ma soprattutto devo ringraziare la community di USA On The Road che è un’autentica miniera di consigli e dritte da chi l’America la ama e non perde occasione per visitarla. Se state pensando a un viaggio come il mio, iscrivetevi subito al loro forum.

Si è trattato di un viaggio straordinario, vario e stimolante che consiglio assolutamente a chi voglia respirare, anche solo per un attimo,  gli sconfinati e inafferabili spazi americani. Come doverosa premessa voglio poi aggiungere che questo sarà un autentico diario fatto di appunti e impressioni a caldo solo appena ritoccati per renderli presentabili. Per questo mancheranno degli approfondimenti veri e propri che  riempiranno, man a mano, articoli specifici. Ad ogni modo se avete qualcosa da chiedermi sul mio viaggio o se volete confrontare le esperienze…beh sono qui apposta!

Capitolo 1: Good vibrations in San Francisco

sanfranciscoweb

31-08-2013: Un bassotto fa avanti e indietro sul monitor di fronte a noi a caccia di cibo nelle valigie dei turisti. Un annuncio spiega che il cibo è molto pericoloso, perché può portare con sé il virus dell’aviaria. Naturalmente io vado subito in paranoia: abbiamo i taralli pugliesi nel bagaglio…bisognerà dichiararli?

Ecco dunque San Francisco! Dopo un volo entusiasmante di Airfrance iniziato stamattina alle 10.00 a Pisa e un cambio a Parigi, siamo atterrati puntualissimi, alle 18.30 circa. Mi gira la testa e sono molto stanca. Siamo in coda all’ufficio di ingresso negli USA e, come tutti i controlli – manco fossi una brigatista – anche questo mi mette ansia e mio marito mi prende in giro, come da copione. In effetti vedo che a molti fanno un po’ di domande…e se non capisco? Invece va tutto liscissimo: “Siamo qui per i parchi, per il viaggio di nozze“, spieghiamo.  L’addetto fa addirittura i complimenti a mio marito per sua moglie…cosa incredibile visto lo stato in cui sono ridotta e il mio outfit stile pigiama e camomilla, ma è un piacere sentire la guardia sfoderare un sorriso smagliante e pronunciare “w-e-l-c-o-m-e-i-n-t-h-e-U-n-i-t-e-d-S-t-a-t-e-s-o-f- A-m-e-r-i-c-a“. Questa sì che è un’emozione! Solo ieri ero a casa, col  mio gattino sulla pancia e oggi sono qui! Complice la stanchezza, sembra davvero di sognare. Poi tutte quelle scritte in inglese, spagnolo e cinese: già capisci che sei atterrato in una torre di babele straordinaria.
I bagagli arrivano puntualissimi anche loro e presto siamo alla ricerca di un mezzo per raggiungere il nostro hotel. Lo troviamo dopo poco: un bel trenino che ci conduce in centro e poi, da lì, a piedi fino all’hotel. L’hotel, il Parc 55, è bellissimo, si trova a due passi da Union Square, servitissimo dai tram e circondato da ristoranti dove poter cenare. La camera poi… beh per me è un sogno, moderna ed elegante con una bella vista sulla città. Ho detto bella? No, non bella: indimenticabile.  Non male come inizio, ma per oggi siamo paghi… e non ci mettiamo molto prima di metterci a letto, entusiasti e ansiosi del domani che ci aspetta.

San francisco dal Parc 55

San Francisco dal Parc 55

01-09-2013: ci alziamo presto, dopo esserci svegliati nel cuore della notte per colpa del jet lag. Oggi abbiamo in programma un bel giro della città per cominciare a conoscerla. Quindi ci prepariamo alla veloce e scendiamo a far colazione in un delizioso baretto proprio sotto l’hotel. E qui è la mia prima volta con il caffé: cosa cavolo devo prendere? Mi faccio convincere dalla curiosità e scelgo un caffe alla vaniglia (?) con latte. “One shot or two shot?” Mi chiede la commessa del negozio…Boh! che cosa saranno mai gli “shot”? Per me lo “shot” è lo shottino rum e pera! Vado proprio a caso e rispondo “one shot, please“. E già, l’Inglese: questo sconosciuto. Riconosco subito gli altri turisti italiani dal balbettio confuso che ci rende unici al mondo: “P-l-i-s-a-c-a-f-è“. “COFFEE?” ” I-e-s-u-a-n-c-o-f-i“. Pazienza, abbiamo sicuramente altre qualità. Naturalmente mi lancio alla ricerca di un cucchiaio, ma mio marito mi redarguisce: “Sveglia! Ci sono le cannucce!” Ah! Già! è vero! Quante volte l’avrò visto nei film?

Superato il primo travaglio della colazione ci mettiamo in marcia, a piedi, come nostra consuetudine. Attraversiamo Union Square, addocchiamo le vetrine della North Face e della Marmot ancora chiuse e ci dirigiamo verso Chinatown.

Chinatown è una città addormentata a quest’ora ed è bello spiare attraverso le sue vetrine piene di ninnoli e cianfrusaglie. Scattiamo varie foto e ci ripromettiamo di tornarci nel pomeriggio.

San Francisco, Chinatown, mattina

San Francisco, Chinatown, mattina

Continuiamo il giro passando accanto alla Transamerica Pyramid fino a giungere al mare… Adoro il mare! sarà perché ci sono nata, sarà perché ancora ci vivo accanto, la sola vista del mare mi riempie di gioia e mi fa sentire subito a casa. Siamo all’Embarcadero e da lontano notiamo la sagoma inconfondibile di Alcatraz. La sua vista mi tenta, ma abbiamo deciso di escluderla dalla nostra visita a San Francisco: stiamo pochissimi giorni e vogliamo vedere san Francisco, non una sua appendice, per quanto sicuramente interessante. Continuiamo la passeggiata lungo mare e notiamo le barche a vela che si stanno preparando per l’America’s Cup. Infatti, solo pochi giorni dopo la nostra partenza dalla City by the Bay, si terrà la gara. C’è anche un casottino per la vendita dei biglietti. Proseguiamo fino a giungere al Pier 39 dove cerchiamo la massima attrazione del luogo, fra una giostra e l’altra: i leoni marini! Li troviamo, buffi e pigri sulle piattaforme di legno, grazie al loro inconfondibile verso.  I leoni marini della California si sono trasferiti a San Francisco dopo il terremoto del 1989, col tempo la colonia è cresciuta fino ad arrivare a contare 1700 esemplari. Qualcuno potrebbe pensare che siano stati portati qui e invece no, per qualche insondabile motivo questi animali hanno eletto San Francisco loro casa. E vi assicuro che il contrasto netto fra i palazzoni della città e questi goffi e simpatici mammiferi crea uno scenario davvero singolare.

San Francisco, leoni marini al Pier 39

San Francisco, leoni marini al Pier 39

Giriamo un po’ per il Pier e i suoi negozietti turistici, poi ci rechiamo al Fisherman Wharf e Piazza Ghirardelli. Al Fisherman, vaghiamo a caccia di pescherecci VERI. So che ne sono rimasti pochi, ma qualcosa deve essere sopravvissuto alla metamorfosi in barchette turistiche. Finalmente troviamo qualcosa di autentico e ci diciamo soddisfatti. Anche perché si è fatta ora di pranzo e io voglio assaggiare il famosissimo granchio! Ma qui sembrano tutti ristoranti italiani: “Pompei grotto”, “Capurro” e via così… d’altra parte non vogliamo dilapidare tutto già al primo giorno. Perciò alla fine mangiamo un ottimo panino al granchio proprio da Pompei Grotto.

 

San Francsico, Fisherman Wharf, Peschereccio

San Francsico, Fisherman Wharf, Peschereccio

San Francisco, Pier 39

San Francisco, Pier 39

Nel pomeriggio, sempre a piedi, risaliamo la collina fino a Lombard Street: che sinceramente non capiamo. Ok: è l’unica strada torta e ritorta di San Francisco, ma sinceramente non mi sembra fra le cose più belle di una città che offre visuali incantevoli da qualsiasi punto la si guardi. Dopo la Lombard, ci dirigiamo alla Coit Tower, pregevole per gli affreschi e il superbo panorama. Per finire andiamo a riposarci in un parco di North Beach: il quartiere originariamente italiano.  Qui stanno girando uno spot – o qualcosa del genere – ci mettiamo a leggere e, ci godiamo il tepore del sole, come i locali. Che bello fingere di essere cittadini!
Concludiamo la giornata con un’ottima cena al Chinatown Restaurant di Chinatown, non prima di aver comprato quache cazzabubbolo nei negozietti del quartiere. In fondo siamo nella più grande e antica comunità cinese d’America! Ricordate Grosso guaio a Chinatown?

Commenti da Facebook

comments