Spiaggia di Preveli, Creta

Spiaggia di Preveli, Creta

 

Un’altra giornata caratterizzata dalla commistione di sacro e profano a Creta: in programma per oggi la visita al Monastero di Preveli e all’omonima spiaggia sottostante. Come al solito, la mattina inizia presto con un’ottima colazione al bar del Lefka Ori. Ci mettiamo in marcia e decidiamo di dedicare un po’ del nostro tempo alla visita del paesino di Komitades, famoso soprattutto per essere all’uscita della gola di Imbros (che naturalmente vedremo di smarcare presto). Si favoleggia anche di una chiesa con antichi affreschi…ebbene, noi non l’abbiamo trovata! Se vi capiterà di passare da qui e di vedere questi famigerati affreschi…fatemi un fischio! Sono proprio curiosa.

Devo dire che il paese mi colpisce per le sue vecchie case: grandi mura di pietra bianca mangiata nel tempo dal vento, dal sole e dall’acqua.

Komitades

Komitades

La seconda sosta sarà a Plakias. Questa località è decisamente turistica con svariati hotel, ristoranti, B&B e una lunga striscia di sabbia che orla tutto il suo golfo. La spiaggia è ancora deserta quando vi arriviamo e naturalmente ci concediamo un refrigerante bagnetto. Rinfrescati e più motivati ci  muoviamo diretti al Monastero di Preveli.

PPreveli, monastero, interno

Preveli, monastero, interno

Preveli, monastero, antica fontana

Preveli, monastero, antica fontana

Il Monastero di Preveli, situato a circa 37 km da Rethymno, è dedicato  a San Giovanni Teologo. In realtà questo complesso è costituito da due corpi principali: Piso Monastiri (letteralmente “il Monastero che sta in alto”) e Kato Monastiri (il Monastero che sta in basso). Il secondo, oggi, verte in stato di abbandono.  Fu fondato nel XVI sec. e fu molto importante durante la dominazione turca. Addirittura, durante la rivoluzione del 1866, i monaci di Preveli ebbero parte attiva nella lotta armata, lo stesso accadde in tempi più recenti, all’epoca della Resistenza Nazionale contro i nazisti. All’interno del complesso monastico si trova anche un piccolo museo con oggetti liturgici, icone, paramenti sacri e documenti. Una particolarità è che, all’esterno, nel suo giardino, vengono allevati grandi pavoni che accolgono i visitatori con le loro strida, poi ancora cerbiatti, oche e tacchini.

Entriamo. Un monaco all’ingresso mi consegna uno scialle fiorito per coprirmi le spalle. Noto subito che alle altre ragazze più succinte di me viene data anche una gonna. Entro in chiesa: è minuscola, le sue pareti sono affollate di volti di santi, scene del vecchio e nuovo testamento in una profusione d’oro. Rifletto sulla potenza disarmante delle immagini e per poco non ne sono sopraffatta. Quelle facce ieratiche che mi osservano mute e impietose, quel silenzio freddo e sordo mi commuovono quasi alle lacrime. Devo assolutamente uscire e riguadagnare l’aria fresca (fresca si fa per dire).

Dal tormento mistico all’estasi balneare il passo è breve. Proprio ai piedi del promontorio che ospita gli edifici religiosi, giace la rigogliosa spiaggia di Preveli. Prima però,  una nota dolente. Per accedere all’agognata spiaggia bisogna lasciare l’auto in un parcheggio custodito alla fine della sterrata: in questo parcheggio abbiamo incontrato l’unica cretese scortese del nostro breve viaggio! Non un sorriso, non una parola di benvenuto da parte di questa bigliettaia, solo qualche grugnito infastidito. Peccato. Per fortuna la spiaggia vale la pena di questo piccolo dispiacere e della scalinata che bisogna percorrere per ragggiungerla. Qui troverete un esotico palmeto tagliato a metà da un ruscello; un placido stagno alle spalle dell’arenile e, a coronamento di questo quadro indimenticabile, nell’acqua, poco distante dalla riva, un masso di pietra che ricorda un cuore scheggiato.

Preveli, il palmeto

Preveli, il palmeto

Il cuore di Preveli

Il cuore di Preveli

Tropici o Mediterraneo?

Tropici o Mediterraneo?

L’acqua ha un bel colore turchese, peccato però che vicino alla riva le barche abbiano lasciato un impercettibile velo di nafta.

Resteremo qui tutto il giorno fino allo sciamare via dei numerosi turisti…all’ombra dell’ultimo sole ci godiamo la pace.

Vi segnalo infine sulla via del ritorno una DE-LI-ZIO-SA  taverna in cui ci siamo fermati a cena, proprio a Komitades. Non c’era quasi nessun altro a cena, eppure abbiamo mangiato la più buona moussaka del viaggio, ottime frittelline di zucca, patate e raki offerto dalla casa. La riconoscerete senz’altro perché il proprietario ha dato sfogo qui a tutta la sua creatività e il risultato è una simpatica opera naïf.

komitades, taverna

Komitades, Creta, taverna

Komitades, Creta, sul nostro tavolo

Komitades, Creta, sul nostro tavolo

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