Quante volte sono stata in Piazza dei Miracoli. E quante volte l’ho ammirata rapita dalla sua estatica bellezza. Ma mai avrei pensato di arrivare a carpirne i segreti. Ed invece, complici i miei studi universitari, le chiacchiere distese sul prato con gli amici pisani e, per finire, la visita guidata durante il meet-up AITB a Pisa, è successo. Quella piazza, genialmente ribattezzata da Gabriele D’Annunzio, “dei Miracoli” ha dischiuso i suoi enigma come un carrilon che al termine della melodia riveli un doppio fondo celato alla vista. Ed ecco quindi che dopo avervi portato a spasso sulle mura, qui vi voglio raccontare la piazza “più bella al mondo”. Una piazza che attraverso il suo perfetto geometrismo parla in realtà di terre lontane, di astronomi con l’occhio teso al cielo, di leggende e riti. A cominciare dal bellissimo Duomo.
Indice
Storia e storie della cattedrale
Al centro del bel manto verde di erba, la Cattedrale di Santa Maria Assunta è il manifesto del Romanico pisano ed ha molte storie da raccontare. La sua costruzione iniziò nel 1063 ad opera del maestro Buscheto che, forte di influenze moresche e bizantine, ne studiò l’impianto a cinque navate, il transetto e l’originale cupola ellittica sulla crociera. Proseguì quindi col progetto di Rainaldo al quale si deve la famosa bicromia degli esterni e il prolungamento del corpo di fabbrica principale.
All’interno si possono ammirare i mosaici absidali di chiaro stampo bizantino: accanto al Cristo Pantocreator, spicca la figura di Maria e dell’evangelista Giovanni, quest’ultimo a firma di Cimabue (1302 ca.). Restando in epoca medievale, non bisogna perdere il Pulpito di Giovanni Pisano (1302-1310): un’opera di estrema importanza per il rinnovamento delle arti in epoca medievale. Giovanni Pisano fu infatti per la scultura ciò che Giotto fu per la pittura. E proprio qui possiamo osservare questo cambiamento di linguaggio che vira verso una rappresentazione drammatica, a tratti espressionista.
Entriamo invece nel campo della leggenda con la storia del lampadario del Duomo. Si racconta infatti che fu qui che Galileo Galilei, attratto dall’oscillazione dello chandelier, cominciò ad interrogarsi sui moti del pendolo. In realtà, la lampada che accese in lui la scintilla non è questa, ma la leggenda è cosi forte da resistere ancora oggi.
Dalla leggenda alla superstizione il passo è breve, perciò eccovi una piccola curiosità: sulle mura esterne della Cattedrale (parete settentrionale) si trovano una serie di forellini che, si dice, a provarli a contare non viene mai lo stesso numero. Tutto ciò lo si spiega chiamando in causa il demonio. Questi buchetti sono conosciuti localmente come “le unghiate del diavolo“. Si racconta infatti che Satana in persona si arrampicò sulle mura per impedire la costruzione dell’edificio sacro, ma venne scacciato dall’intervento divino. I segni sulle pietre sarebbero dunque le tracce lasciate dai suoi artigli malefici. Questa storiella, carina da raccontare anche ai bambini, in realtà rivela l’attaccamento dei Pisani alla piazza. Come se dicessero: se neppure il diavolo è riuscito ad ostacolare la costruzione di questi luoghi di culto, è davvero una Piazza dei Miracoli. Del resto i costruttori del complesso cercarono con ogni forza di far sì che il suo apparire fosse come uno shock che costringesse a dire “ecco Pisa, sovrana dei mari“. Perché quello era tempo di scoperte, navigazioni e conquiste. Tempo di crociate anche. E Pisa non nascondeva il suo intento di mostrarsi come legittima sorella di Gerusalemme. Un obiettivo ambizioso il cui raggiungimento continua ad ammaliare gli uomini ancora oggi.
I Segreti della Torre di Pisa
E sicuramente anche allora doveva lasciare stupefatti la torre, che – quasi non ci si crede – altro non è se non il campanile della cattedrale. Quel campanile che ha finito di attirare su di sé tutte le attenzioni che avrebbero dovuto essere ripartite su tutta la Piazza. Perché è innegabile che la torre sia magnetica e non solo perché pende. La torre di Pisa è di una bellezza rara: un modello costruttivo spesso imitato ma mai più eguagliato, solida come una fortificazione, ma allo stesso tempo leggera come una trina bianca che si eleva verso il cielo in matematiche volute. La sua pendenza appare come quel qualcosa in più: come quel particolare sul viso di una bella donna, un neo che non ne intacca il fascino e aggiunge mistero.
Ma perché pende? E’ la domanda su cui si sono arrovellati storici, scienziati, ingegneri alla ricerca di un rimedio che potesse preservare quella bellezza per le generazioni future. Oggi, possiamo rispondere a questo affascinante dilemma, ma per farlo bisogna tornare al momento in cui fu posta la prima pietra, immaginando una Pisa ben diversa da come la conosciamo per riferirsi piuttosto a una sorta di Venezia con una natura lagunare e un fondo fangoso (come attestano anche le scoperte recenti del Museo delle Navi Antiche). La torre sarebbe stata costruita quindi sull’argine di un canale riempito da terreno di riporto: un misto di argilla e sabbia. Cominciò a pendere subito dopo l’inizio dei lavori di edificazione (1173-78) ma dalla parte opposta di come la vediamo oggi, e cioè verso nord. Quando ripresero i lavori di costruzione (1272-1278), con anche l’obiettivo di raddrizzare il campanile, la torre si sbilanciò nuovamente, questa volta verso sud. L’inclinazione aumentò poi con la posa al suo apice dell’importante cella campanaria che conferì alla torre quel classico aspetto che l’ha resa famosa nei secoli. La scoperta più sorprendente degli studi degli ultimi anni tuttavia prova anche un’altra caratteristica dell’edificio, davvero sorprendente: la torre ruota (come un pendolo, appunto) interagendo in maniera significativa con i movimenti del sottosuolo.
D’altra parte non è soltanto la pendenza ad aver incaponito gli studiosi. C’è un interrogativo forse più importante che doveva essere chiarito perché quello stravagante monumento non è firmato. Per anni, a partire da una dichiarazione del Vasari, si è creduto che l’autore potesse essere Bonanno Pisano, famoso scultore medievale a cui si devono, fra l’altro, le porte bronzee di San Ranieri, nella cattedrale di Pisa e la porta del Duomo di Monreale, in Sicilia. Non si capiva tuttavia per quale motivo un esperto della fusione dovesse essere chiamato ad occuparsi di un’opera architettonica tanto importante e rappresentativa come la torre campanaria. Forse perché Bonanno nulla ha a che vedere con la costruzione della torre. Personalmente, trovo molto affascinante la teoria del prof. Piero Pierotti dell’Università di Pisa, col quale ho avuto il piacere di studiare. Il disegno della torre sarebbe, verosimilmente, di Diotisalvi, l’architetto che firmò il primo ordine del Battistero. Diotisalvi probabilmente proveniva dall’area geografica in quegli anni al centro delle crociate e questo spiegherebbe le molte analogie fra il progetto pisano e le architetture della Terra Santa. Secondo questa suggestiva ipotesi, inoltre, la forma della torre, un cilindro cavo al suo interno, non si spiegherebbe solo con una scelta estetica: tutt’altro. Come già alcuni minareti prima di lei, la torre sarebbe un puntatore astronomico. Lo racconterebbero gli otto livelli in cui è ripartita, ognuno per ogni sfera celeste, ma soprattutto i bassorilievi accanto all’ingresso che altro non sarebbero se non trasfigurazioni zoomorfe di carte celesti. E per la precisione, le carte celesti del giorno dell’inizio dei lavori di edificazione. Credetemi: questa tesi che può sembrare partorita da uno sceneggiatore di voyager ha trovato negli ultimi anni molte conferme, la più importante delle quali si è avuta alla rimozione del solaio in cemento alla sommità, posto da Mussolini per procedere alle misurazioni della pendenza. Tolto il “tappo” il cielo è tornato a far capolino al suo interno con tutta la cortina di stelle. Quell’edificio di impareggiabile bellezza trovava dunque il suo senso nella contemplazione del cielo. La torre è campanile, cannocchiale, un monumento capace di attraversare i secoli e di ricordare il legame fra l’uomo e gli astri, come un cantico celestiale.
Il Battistero
Esattamente difronte alla Cattedrale, si trova il Battistero di San Giovanni. Anche su questo edificio ci sono molte storie curiose e interessanti. Questa volta sappiamo perfettamente chi l’ha costruito, perché troviamo la firma dell’autore su un pilastro interno: “DEUSTESALVET MAGISTER HUIUS OPERIS”, recita l’iscrizione. Ritroviamo quindi il supposto autore della torre, con la quale il Battistero condivide la forma circolare. Questo non è un caso poiché è teoria consolidata che il Battistero volesse rievocare con precisione la rotonda dell’Anastasis del Santo Sepolcro di Gerusalemme: un nuovo riferimento alle crociate quindi, ma anche l’ennesima affermazione di potere della città di Pisa. Tuttavia, se Diotisalvi, nel 1153, diede avvio alla costruzione del primo livello, fu solo un secolo dopo che il padre Nicola e il figlio Giovanni Pisano portarono a termine il meraviglioso fabbricato mediante la posa della “falsa cupola”. Una caratteristica peculiare di questo edificio è infatti quella di essere coronato da una cupola troncoconica, poggiante solo sui pilastri interni: non una vera cupola dunque, ma un tiburio mascherato da cupola. Bisogna pensare che all’epoca non si conosceva la tecnica per costruire una cupola di grandi dimensioni ed il modello per quella grande scommessa ancora una volta fu un complesso religioso della Terra Santa: la cupola della Moschea della Roccia. Ma il genio di Nicola e Giovanni non si applicò soltanto nel completare il progetto di Diotisalvi e padre e figlio si occuparono delle decorazioni gotiche esterne e del pergamo in marmo visibile all’interno. Entrando si rimane stupiti dalla sobrietà dell’edificio, decisamente in contrasto con i ricami gotici all’esterno e anche con l’esuberanza della Cattedrale. Tuttavia l’assenza di decorazioni parietali e la scarsità di elementi scultori ne aumentano l’atmosfera solenne e gli donano una dimensione quasi monastica. Camminando lentamente fra i suoi pilastri si ha l’impressione di trovarsi in un luogo adatto alla meditazione: i rumori del mondo si attutiscono mentre i pensieri, rarefatti, volteggiano e si espandono sotto la cupola. A questo clima contemplativo contribuisce senz’altro l’acustica del Battistero, studiata per amplificare le voci. Se ne ha prova durante la visita, quando il personale innalza un breve canto che si moltiplica soavemente come un coro etereo.
il Camposanto Monumentale e la Cappella Sistina dei Pisani
La Cenerentola dimenticata della Piazza dei Miracoli è senz’altro il Camposanto Monumentale. Forse perché dall’esterno non se ne presagisce la bellezza, non sono in molti a varcarne l’ingresso. Eppure una visita a Piazza dei Miracoli non può dirsi completa senza uno sguardo al Cimitero Monumentale.
La sua costruzione fu l’ultima del complesso del Duomo e venne iniziata nel 1277 da Giovanni di Simone in puro stile gotico pisano. Bisogna pensare che nel Medioevo le sepolture venivano poste intorno alle chiese quando non addirittura all’interno di esse. Il fatto di studiare un luogo appositamente dedicato al riposo eterno segna un cambiamento anche di mentalità. Al suo interno i riferimenti alla Terra Santa non sono solo stilistici e architettonici, ma addirittura concreti. Il substrato del cimitero, la terra del giardino del chiostro, dove avrebbero riposato le eminenze della repubblica marinara, proviene dal Golgota: Pisa non poteva essere più esplicita sul suo rapporto con quella terra contesa.
Durante la nostra visita, grazie alle parole di Pisaguide, abbiamo scoperto alcune particolarità di questo luogo sacro ribattezzato la Cappella Sistina di Pisa per l’imponenza e l’importanza del ciclo di affreschi sulle pareti interne. Su tutti, si erge incontrastato il trittico di Buonamico Buffalmacco: il Giudizio Universale, il Trionfo della Morte, e la Tebaide. Il più suggestivo dei tre è senz’altro il Trionfo, il cui restauro è stato terminato nell’aprile del 2018: i corpi lividi e marcescenti sono descritti fin nel dettaglio, mentre, sotto agli alberi, il banchetto di dame e cavalieri mi ha ricordato la raffinatezza di un Botticelli. Ma anche il Giudizio Universale in cui il diavolo è davvero la Bestia che fagocita e smembra i dannati è un capolavoro pittorico e, al tempo stesso, una summa del pensiero medievale. D’altra parte è sicuramente una sintesi di quella lettura del mondo la Cosmografia di Piero di Puccio, visibile su un’altra parete del cimitero, che sintetizza la concezione tolemaica dell’Universo: tanti cerchi concentrici che potrebbero sembrare un’opera di optical art. In realtà ci si può perdere per un’intera giornata a decifrare la narrazione intensa consegnata a questi fregi pittorici. La morte, la vita, l’universo: osservandoli è un’intera epoca a riaffacciarsi. Quell’epoca d’oro in cui Pisa toccava l’apice del suo splendore che sembrava non finire mai e che oggi possiamo quasi toccare con una passeggiata a Piazza dei Miracoli. Come se tenessimo in mano una preziosa boule di vetro.
Informazioni utili e tariffe
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A Pisa ci sono stata a 6 anni ed ho un ricordo nitido della Torre, mi aveva stregata!
Bellissimi i tuoi scatti! E grazie per le informazioni da vera appassionata, sapevo ben poche di queste cose!
Grazie Anna, studiando a Pisa è inevitabile venire a loro conoscenza 😉
Non ho mai avuto occasione di visitare Pisa, ma mi affascina molto