Nell’articolo di oggi vi voglio suggerire una facile passeggiata che permette di godere, anche con poca fatica, della bellezza aspra e verticale delle Cinque Terre più autentiche. Dimenticate per un attimo le cinque famosissime borgate, i colori pastello, le vetrine dei negozietti straripanti di souvenir per turisti, i ristorantini, i bar e i soliti selfie da condividere su instagram. Preparatevi piuttosto per una camminata  fra vigneti e  limoni che si stagliano fieri fra il mare e il cielo. E’ qui, in mezzo a questi scampoli di vita contadina, stretta fra colline in caduta libera e scomode scogliere salate, che scende sinuosa una scalinata antica che sembra aver fretta di raggiungere lo sconfinato lago blu ai suoi piedi.

Mi sorprendo sempre a pensare che questi vecchi selciati di pietra, strappati con forza ad una terra severa, siano stati percorsi ogni giorno dagli uomini di questi luoghi, con una costanza e una caparbietà che ha del prodigioso. Ecco perché penso che per capire l’anima del territorio non basti recarsi in visita ai pittoreschi paesini della costa, ma bisogna  misurarsi con esso e assaporare, anche solo per qualche ora, la fatica della risalita e ricordarla per qualche giorno a costo di qualche doloretto alle gambe! La scarpinata, dunque, prende avvio dal valico di Sant’ Antonio: crocevia di sentieri che permettono di esplorare il territorio passo passo, quali le due arterie della sentieristica locale, l’AV5T (che percorre tutta la costa da Portovenere al monte Zatta e l’AVG (che si rivolge invece al versante interno della Spezia). Si tratta di un posto molto bello in mezzo a una grande pineta che offre anche una palestra nel verde, un’area attrezzata per picnic e un piccolo bar. Qui, si parcheggia la macchina e si imbocca la bella scalinata, riconoscibile dal segnavia bianco-rosso CAI 534. Ci si inoltra subito in una foresta di lecci, punteggiata dal rosso dei corbezzoli, calpestando il tappeto di foglie che accarezza gentilmente i primi gradini della mulattiera mangiati dal tempo. Presto però il paesaggio cambia: la vista si apre e abbraccia il mare, con in profili lontani delle isole Palmaria e Tino e dall’altra parte, nelle terse giornate invernali, persino Corsica Gorgona e Capraia; tutt’intorno, le terrazze a vigneto tipiche delle Cinque Terre e i loro mitici muretti a secco: testimonianza fragile della capacità dell’uomo di trasformare anche la terra brulla in un orto curato. Dopo circa mezzora si raggiungono le prime case dell’abitato di Fossola, un nucleo di casette ben tenute che tradiscono l’amore degli abitanti per questo luogo difficile ma magico.

A questo punto noterete sulla vostra destra un ampio parcheggio, punto di arrivo della strada che raggiunge il villaggio. Ancora qualche passo e si raggiunge la minuscola chiesetta dell’Angelo Custode, dove non si può fare a meno di sostare per contemplare il panorama. La chiesetta ha anche un piccolo sagrato con delle panche: perfette per un veloce spuntino. A dire la verità, non riesco ad immaginare un luogo più romantico di questo: le mura bianche dell’edificio religioso risaltano luminose sullo sfondo verde e blu. Qui, con uno sguardo, si apprezza tutta la potenza del territorio con quelle alture così ruvide che si precipitano nell’azzurro, le terrazze che ne tagliuzzano il profilo come le forbici di un abile sarto e, poi, sull’altra costola della montagna, il vecchio borgo di Monesteroli (di cui vi ho parlato qui) che sembra voler sfidare le leggi della gravità ( da Fossola può essere raggiunto imboccando il sentiero 535).

Ecco, penso che, arrivati fin qui, capirete, senza tante altre parole, perché vi consiglio di non perdervi questo posticino meraviglioso. Anche i più pigri non hanno scuse perché possono pensare di raggiungere Fossola tramite strada e, da qui, scendere solo qualche gradino fino alla chiesetta. Agli altri toccherà invece risalire (in circa 45 minuti). Del resto avranno guadagnato una chiave in più per comprendere non soltanto le forme del paesaggio, ma anche quella dell’animo della gente di questi parti: forse un po’ schivo, ma genuino e generoso come la propria terra.

Informazioni pratiche: in macchina, a partire dalla Spezia, si imbocca la Strada Provinciale della Cinque Terre (SP 370) e, poco prima della galleria, si devia a destra per Biassa. Si attraversa questo villaggio e si arriva al Colle del Telegrafo. Si supera anche questa sella e si prosegue a sinistra fino a raggiungere località Sant’Antonio, dove si trova l’attacco del sentiero.Il consiglio da mamma: per i bimbi più piccoli è indispensabile il marsupio o lo zaino porta-bimbi, quelli più grandicelli possono camminare, ma tenete conto che la risalità è molto dura! Portatevi molta acqua (specie in estate, non vi è molta ombra) perché non ci sono punti di appoggio in basso, qualche snack e tutto quanto avete abitualmente con voi in una escursione di media difficoltà. Il posto è ottimo per godere del sole in inverno perché rimane protetto dai venti di tramontana. Non vi sono punti particolarmente esposti,ma prestate attenzione ai bambini sulle terrazze!


Se ti è piaciuto il post condividilo su Pinterest!

 

 

Commenti da Facebook

comments