Per gli appassionati di artestorialeggende, tradizioni popolari il centro storico di Palermo è un buffet invitante, un baule delle sorprese che non sai mai cosa ti riserva. Non c’è angolo che non incuriosisca, un portone che non chieda di essere aperto, un vicolo in cui non sbirciare. Palermo è una matassa difficile da sbrigliare, ma in cui perdersi è come ritrovarsi in un sogno lisergico. I bagliori dorati si fanno strada in mezzo alle rovine, l’arte si nasconde fra i profumi e i lezzi del mercato. Giardini da mille e una notte si schiudono, improvvisi, dietro a cancellate dimenticate. Del resto a Palermo migliaia e migliaia di popoli sono passati nei secoli non soltanto lasciando impronte indelebili, ma forgiando un’identità plastica e mutevole che oggi, in un momento di duro scontro fra le culture, rappresenta di per sé un esempio e un barlume di speranza. Certo Palermo ha vissuto una storia tormentata, i cui segni sono scarificazioni ancora calde nel suo cuore inquieto. Ma non ha smesso di pulsare e, fra le sue molteplici contraddizioni, i suoi affanni, le sue sbavature, vive. D’altra parte la bellezza, quella vera, non è mai perfetta e proprio questo suo fermento vitale è quello che ci intriga e alla fine ci rapisce nel nostro, spesso frettoloso, passaggio.

E’ stato quindi molto difficile per me decidere cosa vedere a Palermo: anzi diciamo che mi sono fatta guidare dalle suggestioni, un passo dopo l’altro. Avendo a disposizione solo un weekend poi, i tempi per noi erano veramente ristretti, perciò sono molto soddisfatta del nostro giro e penso che possa essere utile a chi voglia farsi una prima idea della città. Dal momento che ci sono varie chiavi di letture per aprire questo baule, ho deciso di scoprire la città uno strato dopo l’altro, andando ogni volta un pochino più a fondo. Dalle attrazioni più evidenti a quelle più nascoste, potete quindi scegliere voi su cosa soffermarvi secondo i vostri gusti e naturalmente siete liberi di scombinare le carte per ritagliare itinerari a vostro piacimento. Tenete conto che noi abbiamo fatto tutto questo giro con i bambini… sono abbastanza sicura quindi che i ritmi di visita non siano marziali e che anzi ci sia tutto il tempo per godersi le cose e, volendo, di aggiungere altro!

La città arabo-normannaChe cosa vedere a Palermo in due giorni-cappella-palatina

 

E’ la Palermo più evidente, quella che balza agli occhi anche di chi nella capitale della Sicilia ci stia solo un pomeriggio. Il suo fascino è indiscutibile. E’ antica, ma multietnica, sensuale e mistica, avvolgente e ieratica. E’ l’emblema della Palermo crocevia del Mediterraneo: il luogo di incontro di civiltà differenti che dalla loro collisione hanno generato un’amalgama  alchemico irripetibile. Lo si vede già nella pianta della città, caratterizzata da vie serpeggianti, vicoli ciechi, biforcazioni che richiamano l’urbanistica islamica. Lo si sente risuonare forte nella toponomastica – il Cassero “al qasr” “il castello”, la Kalsa “al halisah” “l’eletta”, tanto per fare qualche esempio – si rende tangibile e trascinante nelle forme dello skyline che evocano ammalianti orizzonti orientali. Non per nulla i monumenti più importanti di questo itinerario sono stati inseriti nel circuito  Patrimonio dell’Umanità Unesco “Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale”. Praticamente seguire queste orme è come entrare in città dalla sua porta principale.

Ci siamo stupiti quindi di sapere che della vera Palermo araba non rimanga nulla. Quello che noi vediamo sono gli stilemi moreschi che i lungimiranti signori normanni, succeduti agli emiri, non vollero cancellare. Forse anch’essi ne compresero l’eccellenza o, forse, non vollero sradicare una cultura così vitale per la città stessa.

Che cosa vedere a Palermo in due giorni-cappella-palatina

 

Palazzo dei Normanni-Cappella Palatina: in questo itinerario non si può dunque non prendere le mosse dal Palazzo dei Normanni: il baricentro di quella illuminata dinastia che seppe inglobare e far proprio il linguaggio dell’arte islamica. Bisogna dunque salire al primo piano per trovare il monumento forse più bello di tutta Palermo: la Cappella Palatina (1132). Questo ambiente sacro rappresenta più di ogni altro la congiunzione di tre mondi: il Romanico, lo stile bizantino e il decorativismo arabo.  Visitando gli interni, colpisce il Cristo pantocratore della navata principale: immenso, imponente, la sintesi perfetta della  trascendenza teologica bizantina. Poi lo sguardo viene catturato dagli ornamenti sofisticati, dal proliferare delle storie e dal magnifico soffitto ligneo stellare che tradisce una mano maghrebina.

 

Che cosa vedere a Palermo in due giorni-cappella-palatina-soffitto
Dal sacro al profano, si deve salire ancora un piano all’interno del Palazzo per osservare l”altra perla (non si può entrare in questa stanza, solo scrutarla da fuori) la sala di Ruggero II: stessa epoca e stessa profusione dorata della Cappella Palatina, ma in salsa cortese: il tema è quello più amato dai sovrani del tempo, la caccia, ed è il trionfo di pavoni, cigni, centauri e leopardi.

Che cosa vedere a Palermo in due giorni-sala-Ruggero-II

La curiosità: fra gli appartamenti reali spicca la Sala d’Ercole: Oggi sede dell’assemblea della Regione Sicilia. questo spazio è decorato dagli affreschi di Giuseppe Velasquez con temi mitologici.

Informazioni pratiche: il Palazzo dei Normanni ha l’ingresso in Piazza Indipendenza, 1. Orari di visita: da lunedì al sabato, dalle ore 8.15 alle ore 17.40; domenica e festivi, dalle ore 8.15 alle ore 13.00.  L’entrata è a pagamento: 12€ intero, 10€ ridotto. Il Palazzo è sede dell’Assemblea della Regione Sicilia, per questo all’ingresso c’è un controllo visitatori con metal detector come in aeroporto.

Che cosa vedere a palermo in due giorni fra arte, storia e curisoità

La Cattedrale: è un monumento maestoso, fra i più belli del nostro Paese. All’esterno sono subito evidenti le decorazioni moresche negli archi ogivali intrecciati e nei finissimi ornamenti geometrici. La Cattedrale, oggi consacrata alla Vergine, fu prima cattolica, quindi moschea ed infine restituita al Cristianesimo nel 1185. Di tutti questi passaggi rimangono tracce nelle cappelle, perché nel XVII secolo il suo interno fu completamente stravolto e  adeguato allo stile neoclassico. La Cattedrale è anche un piccolo museo: lungo la navata laterale destra si trovano le stupende tombe degli Hoenstauphen.

 

Palermo-Cattedrale.tombe-normanni

 

Severi sarcofagi in porfido – un materiale durissimo, della cui lavorazione si stupì anche il Vasari – e marmo in cui riposano i grandi sovrani normanni: Ruggero II, Costanza d’Altavilla, Enrico IV e lo Stupor mundi, Federico II. Prima di andarvene, vi consiglio di ammirare anche il tesoro del Duomo che custodisce, fra le altre cose, la corona dell’imperatrice Costanza d’Aragona, e di scendere nei sotterranei per scoprire la collezione di sarcofagi antichi.

 

 

La curiosità: nella Cattedrale si trova la Cappella di santa Rosalia, patrona di Palermo. Le spoglie della protettrice della città sono custodite in in un prezioso reliquiario d’argento, capolavoro di quest’arte applicata.

Informazioni pratiche: il complesso sacro si trova in via Vittorio Emanuele. Orari: giorni feriali, dalle 9.00 alle 14.00; domenica e festivi dalle 9.00 alle 13.00. L’ ingresso nella cattedrale è gratuito, ma si fa il biglietto per le Tombe Reali, il Tesoro, la Cripta e i tetti. Il costo è pari a 7€ intero; solo i tetti 5€; 3€ Tombe Reali, Tesoro e Cripta; Tesoro e Cripta 2€; Tombe Reali 1,5€. I bambini pagano ridotto.

La Martorana: conclude la perfetta triade “arabo-normanna” della capitale della Sicilia la bellissima Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, alla Kalsa, comunemente chiamata la “Martorana”. Si tratta del meno noto dei tre complessi, forse perché dall’esterno non se ne intuisce la potenza figurativa. Anche questo sito monumentale è un tripudio di mosaici scintillanti di stampo bizantino in cui si fanno forti gli echi arabi, non solo nelle forme figurative, ma anche nelle iscrizioni. Diversamente poi dagli altri siti del circuito, al mix antico si sovrappongono volute e decorazioni barocche.  La chiesa venne costruita nel 1143 ed ebbe la particolarità di ospitare un monastero benedettino femminile la cui fondatrice si chiamava proprio Eloisa Martorana. Oggi è consacrata al culto ortodosso, sotto il patriarca di Piana degli Albanesi.Cosa vedere a Palermo-martorana

 

La curiosità: la frutta di marzapane chiamata “martorana” deve questo nome al fatto che furono le monache di questo sito religioso a crearle per la prima volta come dono per il Papa! A lato della Martorana sorge la Chiesa di San Cataldo: anch’essa di evidente ispirazione araba.

Informazioni pratiche: La chiesa si trova in Piazza Bellini ed è visitabile tutti i giorni, al di fuori delle funzioni sacre, con il contributo di un biglietto d’ingresso. Intero: € 2,00, Ridotto: € 1,00 (per gruppi di almeno 5 persone, over 65 anni e studenti, mostrando un biglietto del Circuito di Arte Sacra).

Che cosa vedere a Palermo in due giorni

San Giovanni degli Eremiti: oltre a questi tre imponenti e carismatici siti monumentali, a Palermo le tracce arabo-normanne si ritrovano anche altrove. A sud del Palazzo dei Normanni potrete vedere le cupolette rosse sull’edificio di San Giovanni degli Eremiti, fatto costruire ancora una volta da Ruggero II. La chiesa serba anche un incantevole chiostro con colonnine binate immerse nel lussureggiare di un giardino esotico.

La  curiosità:  le famose cupole rosse della chiesa sono un simbolo di Palermo: eppure erano in origine bianche. Si deve a un restauro ottocentesco azzardato la famosa colorazione attuale.

Informazioni pratiche: la chiesa si trova in via Benedettini 20. Le visite vanno dalle 9.00 alle 18.00 dal lunedì al sabato, e dalle 9.00 alle 19.00 la domenica.

Altri edifici per approfondire il tema sono La Zisa, un tempo residenza reale e La Cuba: un edificio fatimita, costruito da Guglielmo II nel 1180, citato già da Boccaccio!

Il Barocco a Palermo

 

Sono certa che già compiendo il circuito arabo-normanno vi sarete imbattuti nell’opulenza barocca della città. In epoca barocca Palermo subì un restyling che ridisegnò completamente il suo volto. Il primo modello di riferimento furono sicuramente le chiese gesuite di Roma a cui si sovrapposero  le influenze ispaniche e sopravvivenze tardo-gotiche. Del resto, a Palermo, così come nel resto della Sicilia, il barocco divenne uno stile dalle caratteristiche ben precise che lo distinguono persino dalle manifestazioni della stessa corrente nel resto della Penisola: mascheroni, putti, scalinate, stucchi, giochi di chiaro-scuro e di luce; marmi policromi, mosaici, geometrie morbide e fantasiose divennero gli ingredienti di una tetralità diffusa.  Tuttavia il barocco in Sicilia fu molto di più di una rivoluzione estetica e comportò anche il radicarsi di alcuni tratti culturali e di costume. E’ in questa epoca che, con l’espandersi della dottrina della contro-riforma, si fanno forti le ritualità e le usanze intorno alla morte così come il fasto processuale.

Che cosa vedere a Palermo in un weekend: i quattro-canti

I Quattro Canti: lo si vede subito nel cuore della città: i Quattro Canti, o “Ottangolo”: ossia piazza Vigliena: il primo sintomo dell’incipiente mutamento stilistico.  Fra il 1609 e il 1620, il viceré Vigliena fece costruire una strada (via Maqueda) che tagliò perpendicolarmente l’asse viario principale della città ( corso Vittorio Emanuele, o “il cassero”) scombussolando la fisionomia del centro antico. Al loro incrocio fece costruire una piazza ottagonale scenografica che divise l’impianto storico nei quattro quartieri o “mandamenti“: i lati, sono le vie che vi convergono, gli spigoli le facciate dei palazzi che la racchiudono. Ai piedi di ognuno di essi, sorgono 4 fontane su modello delle “quattro fontane” di Roma. Le quinte architettoniche si dispongono quindi su tre ordini, ognuna delle quali è impreziosita dalle raffigurazioni delle quattro stagioni, dei sovrani, e delle sante patrone.

La curiosità: Si dice che la piazza in passato fosse soprannominata “il teatro del Sole”. La piazza si dispone infatti secondo gli assi cardinali e durante la giornata uno dei quattro fronti, a rotazione, è illuminato dal sole.

Di Tango7174 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15809723

Chiesa di San Giuseppe dei Teatini (1612-1677): attaccata ai Quattro Canti si trova questa bellissima chiesa emblematica del barocco siciliano. All’interno è un florilegio di marmi policromi, affreschi, stucchi. Fra le opere più pregevoli vi sono una tela di Pietro Novelli, gli affreschi (nella cupola e nel transetto) di Guglielmo Borremans e Giuseppe Velasquez (da non confondere con Diego Velazquez!) e gli stucchi del Serpotta.

La curiosità: si dice che nei sotterranei scorra acqua miracolosa! Tanto che molti Palermitani ancora la prelevano con bottigliette.

Informazioni pratiche: la chiesa si trova in Piazza Pretoria. Le visite sono permesse dalle 7.30 alle 12.00  e dalle 17.30 alle 20.00 dal lunedì al sabato e la domenica dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 18.oo alle 20.oo.
Martirio de San Lorenzo (Serpotta)

 

Oratorio di San Lorenzo: avere un’amica blogger e per di più insider è sempre una gran fortuna, perciò, seguendo il consiglio di Io amo la Sicilia, abbiamo inserito nel nostro percorso una visita a questo oratorio per conoscere meglio l’arte scultorea di Giacomo Serpotta: uno dei nomi che più ricorre quando si parla di barocco a Palermo. Nell’oratorio si narrano le storie dei  Santi Lorenzo  e Francesco mediante i tipici “teatrini” in stucco bianco. Ma sono i putti festanti a rubare la scena alle figure maggiori. C’è chi gioca a nascondino sotto una tenda, chi scherza, addirittura se ne vede uno con i pantaloni calati: scene quotidiane che ricordano una gioiosa festa di bambini che non può non stupire il visitatore. Tutte le opere sono realizzate in stucco, una materia sottovalutata in cui l’autore eccelleva: da studi recenti è emerso che per dare una parvenza  di porcellana alle proprie opere Serpotta usasse rifinirle con polvere di marmo.

La curiosità: dietro all’altare si trovava la Natività di Caravaggio rubata e mai più ritrovata.

Informazioni pratiche: l’Oratorio si trova in Via dell’Immacolatella, 5. Il biglietto di ingresso è pari a 3 €, ridotto a 2 se si possiede un altro biglietto del circuito del sacro. Le visite sono consentite tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. Non sono permesse foto.

 

 

Chiesa di San Matteo: costruito nel 1633 per l’opera dei Miserenimi, questo edificio non è sicuramente fra i più famosi di Palermo, ma anche qui si possono notare veri capolavori di Serpotta, Vito d’Anna e Bartolomeo Sanseverino.

La curiosità: si dice che qui si trovasse uno degli accessi alle grotte dei Beati Paoli. Nella cripra inoltre trovano posto loculi un tempo occupati da mummie come nelle catacombe dei cappuccini.

Informazioni pratiche: la chiesa si trova in corso Vittorio Emanuele. Il biglietto di ingresso è pari a 2,50 €, ridotto a 1,50 se si possiede un altro biglietto del circuito del sacro. Le visite sono consentite tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.

Per completare la vostra conoscenza del barocco a Palermo vi consiglio anche una visita alla Chiesa di San Domenico nel quartiere della Loggia. Molti inseriscono in questo contesto anche la Fontana Pretoria (di cui vi ho già parlato nell’articolo sulla Kalsa), io tuttavia non lo trovo corretto essendo la sua realizzazione cinquecentesca e pensata per un contesto differente da quello palermitano.

Palermo curiosa

Chiese scoperchiate, mummie, acque miracolose…come avete già potuto constatare leggendo qui sopra e nel precedente articolo, Palermo è una fonte di ispirazione continua per gli animi più curiosi e per coloro che non si accontentano di una lettura di superficie. Anche in questo caso potrei segnalarvi molti siti fra quelli che più hanno acceso la mia fantasia e il mio interesse, ma mi limito a quelli più particolari, promettendovi di approfondire anche gli altri temi.

Che cosa vedere a Palermo in due giorni: trionfo della morte

 

Il Trionfo della Morte: nella Galleria Regionale della Sicilia ospitata nel restaurato palazzo Abatellis trovano posto molti capolavori dell’arte occidentale. I visitatori vengono in genere per vedere l’Annunziata di Antonello da Messina (1473): senz’altro un’opera importante ed anello di congiunzione fra Rinascimento e arte fiamminga. Ma io vi consiglio di soffermarvi su un affresco staccato che troverete subito dopo l’ingresso: Il Trionfo della Morte. L’opera, di autore ignoto, ma ascrivibile alla scuola del Pisa nello,  proviene da Palazzo Scàfani. È una delle opere più belle del gotico internazionale in tutta Europa ed anche uno dei rari esempi di un tema iconografico, diffuso a partire dal trecento, molto eloquente sulla mentalità dell’epoca.

La curiosità: all’interno del museo, mi hanno colpito molto le statue di marmo antiche che ancora presentano i segni di colore dell’originale policromia: le sculture erano quindi dipinte!

Informazioni pratiche: la Galleria regionale della Sicilia si trova in via Alloro, 4. Il biglietto è pari a 8 €, ridotto 4 €. Orari di ingresso : da martedì a venerdì 9.00-18.30; sabato, domenica e festivi 9.00-13.00. Lunedì chiuso. La prima domenica del mese l’accesso è gratuito.

 

Che-cosa-vedere-a-Palermo-in-due-giorni-catacombe-cappuccini

 

Il Convento dei Cappuccini: senza ombra di dubbio racconta bene il rapporto fra i Palermitani e la morte il Convento dei Cappuccini. Questo è un tema che val sicuramente la pena di approfondire, pertanto qui vi accenno soltanto al fatto che nelle Catacombe dei Cappuccini troverete cunicoli sotterranei ospitanti circa 8000 mummie, suddivise per sesso, professione, appartenenza sociale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare però, non è uno spettacolo macabro, né un memento mori, ma la manifestazione di una interpretazione della morte ben lontana da quella dei giorni nostri.

Informazioni pratiche: all’interno del complesso è vietato eseguire riprese, usare gli smartphone, o fare fotografie. Si entra al costo di 3 €. Il monumento si trova in via Pindemonte.

 

Che cosa vedere a Palermo in due giorni: i luoghi dei Beati Paoli

 

La leggenda dei Beati Paoli: girovagando per Palermo ci si imbatte sempre nelle storie della setta dei Beati Paoli. Ora si trovano in una piazza, ora in un museo dedicato, ora, al di sotto di una chiesa. Ma di cosa stiamo parlando? Si dice che a Palermo esistesse una congregazione di giustizieri incappucciati che interveniva quando la legge non faceva il suo lavoro. La loro fama la si deve a un romanzo di appendice del Novecento pubblicato a puntate sul Giornale di Sicilia. Alcuni studiosi parlano dei Beati Paoli come di sicari efferati che uccidevano su commissione (e li si connette all’origine della mafia).  Altri ritengono che si trattasse di una confraternita, intitolata a San Francesco di Paola, nata nel Cinquecento per proteggere la nobiltà cittadina. Come che sia, si dice che gli affiliati si riunissero segretamente in gallerie ipogee dove svolgevano le loro inquisizioni. Uno degli ingressi pare si trovasse nella Sagrestia della Chiesa di San Matteo (vedi sopra). Ai Beati Paoli sono dedicate una via e una Piazza vicino al mercato del Capo.

Unito al nostro tour alla Kalsa, questa è la cernita che noi abbiamo compiuto per decidere cosa vedere a Palermo in 2 giorni. Naturalmente, c’è molto altro a partire dal Teatro Massimo, i mercati ( siamo passati da quello del Capo! Ottimo per la gastronomia), la Cala, il Museo archeologico, l’Orto Botanico, la Stanza delle Meraviglie…  Insomma credo che possiamo considerare queste indicazioni un antipasto del nostro buffet! In definitiva: Palermo val bene (un’altra) visita!

 


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