E’ proprio vero che ogni stagione ha sempre il suo colore, una sua magia e c’è sempre un buon motivo per tornare in posto e viverlo in diversi momenti dell’anno. Prendiamo ad esempio Levanto e i suoi sentieri… Noi, local (come mi sono sentita simpaticamente chiamare da un amico) un po’ sociopatici e che rifuggiamo le folle amiamo venire da queste parti fuori stagione per schivare il picco di affollamento turistico. E poi perché ci sentiamo un po’ dei privilegiati: vuoi mettere godersi il panorama sul mare a dicembre, quando non c’è davvero nessuno, solo un solicchio tiepido che ti invita a stare in maglietta a maniche corte quando solo una trentina di chilometri più in là vai in giro col piumino? Non ha prezzo.
Però un giorno ti capita che ti ritrovi con amici blogger al #weLevanto a e ti si propone di fare una bella escursione da Levanto a Monterosso passando dal Promontorio del Mesco. L’alternativa è una meravigliosa gita in barca lungo la costa e, ammetto, la cosa mi tenta. Quando mi ricapita? Ma poi penso alla bellezza del luogo, a quei panorami infiniti e alla bellezza di raggiungere un luogo lentamente, passo dopo passo. In fondo è questo l’ingrediente segreto dell’escursionismo: quella sensazione di esserti meritato la meta con la fatica e la determinazione. Sia essa un laghetto alpino, la vetta di una montagna, una spiaggia remota o, come in questo caso, un delizioso borgo. Oltretutto questa volta la compagnia è d’eccezione…perciò la decisione è presa: si cammina!
Il sentiero da Levanto a Monterosso non presenta grosse difficoltà e, con un po’ di attenzione e le scarpe giuste, si presta ad essere percorso veramente da tutti. Il mio gruppo, per questioni logistiche, si avvia in tarda mattinata dal centro cittadino. Il mio consiglio è quello di partire, se possibile, presto per evitare il solleone dell’ora di pranzo che può indebolire e rendere più faticosa la salita. Ci guida Roberto, del Salty Dog cafè di Levanto che impreziosisce la camminata di informazioni storiche, culturali, aneddoti e storie come solo uno del posto può fare. Nel primo tratto, ben segnato dal segnavia bianco-rosso CAI, si attraversa la parte storica di Levanto: possenti mura di pietra su cui crescono edere incorniciano mulattiere che sembrano riportare indietro nel tempo:davanti a noi la cattedrale romanica e un castello.
Ci fermiamo quindi ad osservare un’antica cava di marmo rosso di Levanto oggi abbandonata, ma in uso già ai tempi dei Romani. Una “Cararina” come me non può che drizzare le antenne quando sente parlare di cave e ammetto che non conoscevo questo marmo, le cui lastre sono state usate nella cattedrale di Genova , nella Palazzina Reale di Santa Maria Novella a Firenze e persino nella Chiesa sul Sangue Versato a San Pietroburgo.
Riconosco nel predominante rosso scuro violaceo chiazzato di verde i colori che tanto mi piacciono della spiaggia di Bonassola e ora mi è tutto più chiaro. Pian piano il sentiero comincia a salire e si aprono scorci indimenticabili sulla baia di Levanto.
Ci inoltriamo poi in un bosco che, con la sua ombra, rende la salita più agevole. Di tanto in tanto la vista si apre sul mare con squarci sul blu profondo e limpido che quasi quasi ti vien voglia di saltare giù! Poi il blu, lascia spazio al verde giada, lo smeraldo, l’azzurro e sotto le acque traspaiono le rocce. Superlativo!
Devo dire che si incontra tanta gente lungo il cammino, ma questo non mi dispiace: i turisti di queste zone provengono un po’ da tutto il mondo e si respira un’aria di vera vacanza!
Qua e là si scorgono terrazzamenti, ulivi, casupole abbandonate che testimoniano quanto fosse stretto il rapporto con l’ambiente in un’epoca non troppo lontana. Ed ecco che presto giungiamo in un luogo emblematico in tal senso: uno spiazzo da cui, spiega con passione Roberto, parte una traccia (per noi invisibile) che porta alla Gatta. La Gatta è una punta sul mare vicino a cui si aprono alcune cave di arenaria. Fino agli anni Trenta del Novecento qui si recavano i Levantesi a lavorare e, come spesso accade in questi contesti, oltre a lavorare si procuravano del cibo per rimpinguare la cena: oggi un branzino, domani le profumate erbette con cui le mogli impararono a farcire la pasta, inventando i golosi gattafin. Ecco dunque che il legame inscindibile fra Levanto e il suo territorio ha lasciato la sua impronta anche in cucina…e che impronta! Se passate da queste parti, non potete non assaggiare i gattafin!
Chiusa la parentesi culinaria, ripartiamo in direzione punta Mesco. Adesso il sentiero si è fatto più dolce e la vegetazione più rada. Finalmente, giunti in quota, la fatica lascia spazio alla meraviglia e fra gridolini di stupore, scatti fotografici a più non posso, chi twitta e chi posta su facebook ci abbandoniamo all’estasi della vista su tutta la costa del parco delle Cinque Terre e oltre. C’è chi dice che si veda anche la Corsica…e non c’è da stupirsi perché in una giornata così tersa lo sguardo spazia incontrastato: sotto di noi, Monterosso al Mare. Poi, fra il rapido susseguirsi di colline verdi, spuntano: Vernazza, Corniglia, Manarola. Ancora più in là verso la Toscana, dove le alture si fanno azzurrate, ecco inconfondibili l’isola Palmaria, il Tino e il Tinetto.
Anche se non è la prima volta che godo di questa panorama, sono contenta come una bimba ed ogni volta resto imbambolata con un sorriso ebete sulla faccia. E poi sono felicissima che tutti questi amici blogger possano conoscere questa meraviglia! Adesso, dopo una deviazione alle rovine del Romitorio di Sant’Antonio Abate, è tutta discesa.
E presto giungiamo nella mitica Monterosso dove ci rifocilliamo ben bene (leggi qui un racconto eno-gastronomico su questa località).
Ma il mio cuore è rimasto lì, in alto: intrappolato fra le eriche e i corbezzoli incapace di abbandonare quel luogo incantato.
Informazioni pratiche:
Il sentiero Levanto-Monterosso porta il segnavia CAI bianco-rosso; la numerazione sta cambiando e in futuro potreste trovare l’indicazione SVA: sentiero verde-azzurro.
Il dislivello è di circa 300 metri, il percorso si porta a termine in 2.30/3.00 ore. Il livello di difficoltà dell’itinerario è classificato, secondo le categorie nazionali CAI, come: E (escursionistico). Non ci sono tratti esposti. Per verificare la percorribilità del sentiero (per frane, smottamenti o altro) potete scrivere al CAI della Spezia: cailaspezia@libero.it
Da Monterosso si può rientrare a Levanto in treno. Per il soggiorno a Levanto rivolgetevi senza esitazione al Consorzio Occhioblu Levanto Informa: hotel B&B, agriturismi e ristoranti ce n’è per tutti i gusti!
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Quant’è bella la nostra Liguria 🙂 è stata una bella giornata quella delle invasioni digitali e del vostro weLevanto ..
Hai ragione, noi locals abbiamo la fortuna di poterci godere queste meraviglie nelle stagioni meno affollate 🙂
Che bella la nostra Liguria 🙂 e che fortuna poter godere di essa nei periodi meno affollati!! a presto 🙂
Verissimo! Alle volte ci penso e mi ritengo davvero fortunata! Anche se mi manca il Ponente, ma spero di rimediare presto! 🙂
Complimenti..bellissimo articolo e foto!
Ciaooooo
Grazie davvero Enrico! D’altra parte tu c’eri e penso condividerai le mie emozioni…A presto! 🙂
Percorso meraviglioso 🙂 devo assolutamente farlo non appena torno in Liguria 🙂
Assolutissimamente, Vale, sì! E’ sicuramente uno dei percorsi più belli della zona! Grazie di esser passata…e se ricapiti qui, fatti viva, mi raccomando!
Ho fatto questo sentiero quando sono venuta alle Cinque Terre in primavera. Ricordo ancora la meraviglia che mi si è presentata davanti dopo aver raggiunto Punta Mesco. Un panorama che fa rabbrividire per la sua bellezza.
Purtroppo però non ho assaggiato i gattafin -.-
Ciao Sara! Mi ricordo di quando sei venuta da queste parti! Non ti preoccupare per i gattafin: se torni sono una certezza! 😉
grazie per queste immagini sempre suggestive
Grazie mille a te per la visita! Il sentiero a cui ti riferisci è quello che si può fare in alternativa alla galleria ferroviaria.. Un bel saliscendi. Io l’ho fatto un giorno in senso opposto a quel a cui ti riferisci tu: partendo da Deiva Marina per arrivare a Levanto! Se vuoi saperne di più scrivimi pure una mail. Grazie ancora! Buona giornata! 🙂