Sono una travel blogger, o almeno sul web vengo categorizzata così, ma sono tante altre cose: sono anche una mamma adesso e prima di tutto sono una persona e questo è il mio diario. Così, oggi, sul mio diario, non riesco a scrivere di viaggi, di spiagge, di paesi straordinari da scoprire. Accendo la televisione e, mentre il mio bambino gioca spensierato, mi passano davanti immagini terribili. Si parla di un muro, si parla di proteggere i confini… da tempo per strada, seduta al ristorante, al bar sento frasi violentissime contro questa gente. Io guardo la TV, tengo in braccio il mio bambino e di là dallo schermo un altro bambino in braccio a suo papà saluta. Ha lo stesso stupore del mio, la stessa voglia di scoprire il mondo e non sa quanto ostile quel mondo possa essere. Stamani sono stata in farmacia e ho speso 40 € per una banale infiammazione alla pelle del mio piccolo. Tutti i giorni si spendono tantissimi soldi per i nostri piccoli e io penso a quel piccolo, vittima di situazioni che anche noi abbiamo contribuito a creare…che vita lo aspetta? Chi si preoccuperàdella sua salute? Scappato dalla miseria, dalla barbarie e dalla guerra, stipato in container e barconi. Da mamma, queste cose mi colpiscono ancora di più: come si fa a rinchiudersi nella propria casa, come si può parlare di viaggi? Non è la prima volta che resto annichilita difronte al “sangue degli altri“.
Si viaggia per conoscere gli altri ed il mio amore per il viaggio nasce dalla fame di scoprire e imparare dalle altre culture, la mia bolla di evasione quotidiana si alimenta di curiosità e sogno, come posso continuare a scrivere se nel momento in cui un altro popolo ci tende la mano,noi chiudiamo la porta?
La mia non è pietà, non penso che le donazioni, anche se fatte con il cuore, siano risolutive e penso piuttosto che siano un viatico per la nostra coscienza. Ci vorrebbe un ripensamento totale, ci vorrebbe una conoscenza diversa per dare risposte a problematiche che hanno radici profondissime nella storia. E tanta empatia.
Ecco, il mio cucciolo si è svegliato, io torno da lui, pensando ancora a quanto il caso lo abbia voluto fortunato a nascere da questa parte del Mediterraneo. Spero che quel bambino in TV riceva lo stesso calore, che non si parli più di muri, di “sparare” – c’è ancora chi lo dice – ai barconi, “che tornino a casa loro” quando una casa non c’è.
Domani parlerò ancora di sole, di mare perchè basta spegner la TV e per noi tutto torna magicamente come prima. Ma per loro no. E oggi questo articolo nero vestito è per loro.
“E come potevamo noi cantare..
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento”.
Salvatore Quasimodo
Resto colpita dalla tua sensibilità di giovane mamma: hai ragione, siamo fortunati (almeno per ora) ad essere nati in un tempo e in un luogo che ci hanno dato problemi, ma non insuperabili. In questo secondo Medioevo che stiamo vivendo ognuno pensa solo a se stesso e alla sua famiglia, e spera di tenerne lontani gli orrori che ogni giorno ci fa vedere la TV. I problemi sono troppo grandi per essere risolti in tempi brevi, ma chissà che il tuo piccolino non possa vivere in tempi migliori! E così anche gli altri piccolini come lui…..
anch’io ultimamente me lo chiedo spesso…complimenti per il coraggio di aver scritto sul blog.