Percorrendo gli stretti tornanti che via via dalla città di Massa si arrampicano sui fianchi delle Alpi Apuane, risalendo la valle del Frigido, non si può fare a meno di guardare costantemente fuori dal finestrino: solo 10 minuti prima si respirava l’aria tiepida del mare, mentre adesso ci si inoltra in un paesaggio fresco e vivido, dal quale emergono, nervosi, i torrioni delle montagne. Si passano in rassegna borghi compatti come Pariana, san Carlo e Altagnana, ma la meta della nostra escursione è il paese di Antona.
Antona, situato a 400 metri sul livello del mare, costituisce senz’altro un invidiabile cannocchiale sul litorale tuttavia, come vedremo, i motivi per visitarlo vanno ben oltre quest’aspetto paesaggistico.
La guida perfetta per questa gita è senza ombra di dubbio il libro di Angela Maria Fruzzetti e Marco Marando , dal titolo, Borghi Apuani di Massa. Una montagna di Itinerari. Nel mio fortunato caso, i due autori sono al mio fianco assieme ai blogger (Lucia di Viaggi dei Mesupi, Michela di Comunica Te Stesso, Rosetta di Picchiapò in cucina) coinvolti dalla Provincia di Massa Carrara nel progetto #lunaticando che arricchisce il festival di teatro Lunatica delle parole e delle opinioni di alcune delle firme più significative del mondo travel sul web. Fra gli intenti del festival Lunatica vi è infatti quello di abbinare al piacere dello spettacolo la scoperta del territorio e la gita di oggi si inserisce a pieno titolo nello spirito della manifestazione.
É un viaggio particolarmente significativo per me, questo, non soltanto nello spazio, ma anche nel tempo. Antona emerge come un luogo mitico dalle pieghe della mia memoria: paese natale della mia nonna paterna, da qui partita e mai ritornata, un viaggio ad Antona è un ritorno alle origini, nella culla della sua storia. Non certo una favola, ma una storia dura, tracciata nella povertà e nel dolore delle guerre, ma che regalava anche aneddoti divertenti e curiosità capaci di incantare il mio cuore bambino.
Giunti ad Antona, si rimane sbalorditi dal panorama ampio e aereo sulla costa: dietro la quinta del paese di Altagnana, si delinea chiaramente il profilo della Torre Marina Edoardo Agnelli e, in condizioni di cielo particolarmente limpido, si possono scorgere persino le isole dell’arcipelago toscano e la Corsica.
Antona è anche chiamata la “città del silenzio” poiché le macchine non possono entrare nel borgo, ma un’altra sua caratteristica invidiabile è senz’altro il clima: baciato com’è dal sole per tutto il corso della giornata, l’abitato si mantiene al tempo stesso fresco e asciutto.
Il borgo si arrotola pian piano sul profilo del monte con scalinate e viuzze acciottolate che dichiarano la sua natura difensiva, probabilmente risalente all’antichità. Le prime tracce di insediamenti umani nella zona si collocano, infatti, nella preistoria e nella civiltà dei Liguri-Apuani. Ma l’impulso maggiore alla crescita del paese giunse inequivocabilmente nel Medioevo grazie alla ricchezza dei castagneti circostanti, delle attività estrattive del ferro, della lavorazione del feltro e della lana.
Il cuore della vita cittadina si svolge, oggi come allora, attorno alla chiesa di San Gemignano: luogo di culto da visitare durante una passeggiata nel borgo, custodisce alcuni gioielli coma una Sacra Conversazione in terracotta invetriata, di scuola Della Robbia, un affresco di epoca seicentesca, firmato Francesco Martelli, la curiosa reliquia di San Gennaro, e un fonte battesimale, anch’esso seicentesco, recante le insegne dei marchesi Cybo Malaspina.
É ai Malaspina infatti, che elessero Antona a dimora estiva, che si deve la seconda forte spinta alla crescita del borgo. Ne è testimonianza la bella fontana seicentesca che i Signori posero ad abbellimento del paese nella centrale piazzetta di San Rocco.
Questa piazza, su cui si affacciano pittoreschi e curati edifici, è un altro luogo importantissimo non soltanto nella storia di Antona, ma di tutta la Provincia di Massa-Carrara. La chiesa di san Rocco ospita il Sacrario dedicato alle vittime civili e ai combattenti protagonisti dei rischiosi trasferimenti sulla “Via della Libertà“, controllata, durante la seconda guerra mondiale, dai partigiani e unica via di fuga per chi volesse attraversare il fronte e raggiungere gli Alleati a Seravezza (LU).
A due passi dal paese correva, infatti, la famosa Linea Gotica ed è per questo che molti degli abitati del territorio, fucina della resistenza, furono funestati da rastrellamenti e eccidi caratterizzati per ferocia e crudeltà.
Non si può fare a meno di attingere da quelle pagine nere, costellate però di personaggi fieri e animati da un senso altissimo della giustizia e della libertà che scelsero lo lotta armata, se si vuol capire davvero lo spirito di queste terre. Le storie tragiche ed eroiche della popolazione, tramandate dai genitori prima e dai nonni poi, hanno forgiato nel profondo le generazioni del dopoguerra determinando anche la fisionomia politica della zona.
Per quanto mi riguarda, entrando nel Sacrario, un brivido mi ha colto scorgendo fra le vittime proprio il cognome della mia nonna e mi stupisco di non esserci venuta prima.
Venendo a cose più allegre e colorite, al centro della piazzetta si trova anche un buffo buco rotondo, destinato ad ospitare nel passato l’albero della cuccagna. In tempi attuali restano, come manifestazioni di costume, la sagra del Neccio e la festa dei Maggianti. La sagra del Neccio è un segno di continuità con la tradizione. I Necci non sono altro che gustose frittelle di farina di castagne, ricordo di quando i paesani raccoglievano tutte assieme le castagne dai loro boschi e le facevano essiccare. Dopo 40 giorni, si procedeva alla divisione in parti eque fra le famiglie e quindi alla produzione di una pregiatissima farina. Può essere un’ottima occasione, la sagra, per abbinare la visita al borgo a una serata di festa.
La tradizione dei Maggianti, recentemente rinnovata dai ragazzi del paese, è un’interessante forma di teatro di strada in cui si mettono in scena narrazioni epiche e cavalleresche. Tutto, dai costumi, ai testi, alle scenografie viene realizzato qui e sembra che un tempo quest’arte fosse così’ fiorente da spingere i paesi vicini a riferirsi agli abitanti di Antona per vesti e travestimenti. Il momento per assistere a una di queste rappresentazioni è, come suggerisce già il nome, il mese di maggio. Pare infatti che questa curiosa rappresentazione tragga origine dai riti rurali di festeggiamento della primavera. Un altro ottimo momento per fare una capatina in paese può essere dunque il mese di maggio.
Un autentico tuffo nel passato è quello che si può fare, poi, grazie a una visita alla Casa Piccianti.
Casa Piccianti è uno scrigno di ricordi, ma anche un baule della memoria collettiva del paese. Entrando, si è subito sopraffatti dallo stupore per la cura e la bellezza della sala: questa casa trasuda amore e lo si capisce subito parlando con Cristina, la padrona, che da anni scartabella libri e archivi in un appassionato lavoro di ricostruzione della storia dell’edificio e del paese. Cristina accoglie i suoi ospiti col sorriso e li accompagna nella visita, che non ha bisogno di molte parole. Casa Piccianti è una macchina del tempo che trasporta in una dimensione lontana, quieta. Se si chiudono gli occhi, si riesce ad ascoltare il crepitio del fuoco nel camino, mentre una signora silenziosa tesse splendidi ricami all’uncinetto e un bambino gioca con piccole bambole di pezza.
Riaprendo gli occhi, la vista dalla finestra lascia a bocca aperta, con la luce che filtra calda sulle travi del pavimento, in legno di castagno, dilavato dal passare dei giorni.
Questa dimora risale al Cinquecento e forse qui soggiornarono proprio i Malaspina a cui è dedicato il salone. In quest’ambiente, sotto l’affascinante soffitto a cassettoni, ancora una volta in legno di castagno, sono custoditi polverosi tomi ottocenteschi in una biblioteca che sembra emergere da un dipinto antico.
Fra questi spiccano documenti ancor più datati, come quello che ricorda le esequie di Maria Cybo d’Este nel duomo di Massa, e poi fotografie, stampe, manoscritti. Arricchisce l’ambiente, già così fortemente evocativo, un bellissimo caminetto sopra il quale poggiano sculture in marmo color burro, corrose dalla pioggia, dal sole e dal tempo.
La visita continua quindi nelle altre stanze: la cucina che, come dice Cristina “emana una forte energia positiva” e poi la stanza della memoria, alla quale hanno contribuito anche gli abitanti di Antona. Un piccolo museo della vita di una volta con macchine da cucire, ferri da stiro, un grande letto e un enorme telaio rosicchiato dai tarli. Gli oggetti qui sembrano avere voce propria ed ognuno sussura la sua storia: basta saperli ascoltare. Come la piccola lanterna appartenente a un compaesano emigrato in Belgio per lavorare in miniera e mai più tornato. Impossibile rimanere indifferenti: è il tempo stesso a parlare da questa stratificazione di significati, sogni, speranze, gesti quotidiani.
Per conto mio, questa visita mi chiarisce molte cose: come l’abilità della mia nonna che, con mani svelte, ordiva coperte, tovaglie, tende, di cui non ho mai capito il vero valore. O il suo viaggio in cerca di lavoro proprio in Belgio. O in Francia. Nessuno lo sa bene.
Per finire, ammaliati da tanta poesia, si accede all’esterno dove si è accolti da un tripudio di aromi e profumi. Quello del giardino delle rose e delle erbe aromatiche dove, con dedizione infinita, il padrone di casa cura e classifica diversi esemplari di flora locale e non, fra cui bellissime roselline arrampicanti.
E con la fragranza di rose, rosmarino, lavanda, timo, “poverino” e altre essenze ancora nel naso, si lascia l’abitazione e si torna bruscamente alla realtà.
La notizia positiva è che questa dimora fatata può essere vissuta per qualche giorno affittandola su AirB&B. Cosicché chiunque possa, per una volta, affacciarsi sul tempo e sulla memoria dalle sue finestre antiche.
Info:
Come arrivare ad Antona:
Antona dista circa km 12 dal centro di Massa. In automobile si raggiunge facilmente: partendo da Largo Giacomo Matteotti, si prosegue lungo Via delle Mura Nord fino a Piazza del Portone, nei pressi del duomo. Da qui si prosegue diritto per circa 30 metri poi si svolta a sinistra in Via dei Colli. Si seguono le indicazioni per “San carlo” e “Antona”. Si superano in borghi di Pariana, San Carlo, Altagnana. E si prosegue fino al parcheggio ai piedi dell’abitato. Casa Piccianti è aperta al pubblico tutti i giorni festivi, in orario pomeridiano dalle ore 15 alle ore 17 nel periodo invernale e dalle ore 18 alle ore 20 nel periodo estivo; previa prenotazione si può visitare in qualsiasi giorno della settimana. Per ulteriori informazioni rivolgersi al negozio del paese : telefono 0585/319448 ( l’orario migliore verso le ore 17).Per soggiornare nella casa: visitare la pagina dell’abitazione sul sito di airb&b.
Da fare nei dintorni: da Antona si possono fare bellissime escursioni nei boschi e nella valle sottostante oppure, proseguendo nella strada che sale fino al passo del Vestito per la Garfagnana, si può lasciare l’auto subito dopo la galleria “Pian della Fioba” e intraprendere il sentiero per la vetta del monte Altissimo. Un’altra attività praticata in zona è il free climbing, in una falesia posta proprio sopra l’abitato di Antona o, più frequentemente, agli Uncini. Rivolgersi al CAI di Massa per informazioni.
Per seguire il progetto #Lunaticando potete visitare il sito della manifestazione, la pagina facebook, la tagboard dell’iniziativa.
Il bello dei blog è scoprire sempre luoghi interessanti e adue passi da casa:)
Un luogo che incanta… e quella casa è veramente un salto indietro nel tempo… o nei giochi!
Non vedo l’ora di tornarci, grazie per questa scoperta!
Grazie, Lucia! Di esser passata e di aver condiviso questa scoperta con me! :*
Ho letto tutto di un fiato l’articolo. Mi sono commosso e ha descritto il mio natio paese di Antona in modo mirabile. Grazie di tutto e mi piacerebbe avere un contatto con chi l’ha scritto visto che era anche il paese di sua nonna.
Ma che piacere questo commento! Grazie mille Gregorio. E’ un articolo che ho scritto di getto, molto di pancia. Pur non essendo molto lontano da dove vivo ora, non so perché ancora non ero mai stata nel borgo di Antona, ma solo nei suoi dintorni. Scoprirlo è stato per me un balzo indietro nel tempo e nella meomoria. Ed è stato davvero prezioso entrarvi in compagnia di Angela Maria Fruzzetti e Marco Marando di cui ti consiglio assolutamente di leggere il libro. Mi trovi sia su facebook, alla pagina del blog Giorni Rubati oppure via mail: giornirubati2012@libero.it
Un saluto e grazie ancora!