
Come ogni anno, è giunta l’ora di Halloween (o “la notte delle Streghe” o la festa di Ogni Santi a seconda di come intendiate considerare questa ricorrenza). E’ indubbio che ormai questa festività sia entrata nei nostri costumi, tuttavia ogni volta si riapre la querelle: è giusto festeggiare Halloween? E’ solo una festa consumistica (ma cosa vogliamo dire allora del Natale?), importata e totalmente aliena alle nostre tradizioni?
Ho fatto una piccola ricerca sull’argomento, vagliando la festa dei morti in vari paesi, non ultimo l’Italia. Vi ripropongo qui un sunto di quest’ultima parte, aggiornata per l’occasione.
Partiamo dalle origini. Tutti sanno che la festa di Halloween ha origini celtiche, legate ai culti rurali e, in particolare, al periodo del raccolto. Ma pochi ancora sanno che la festa di Ogni Santi, come accadde per altri rituali cristiani, fu istituita dalla Chiesa proprio per “coprire” quelle usanze così dure da sradicare. Quando i primi evangelizzatori si mossero verso le terre del nord, Inghilterra, Irlanda, Scozia e Bretagna, per convertire le popolazioni ancora dedite ai culti pagani, incontrarono una tale resistenza che si pensò che fosse più facile “mascherare” le vecchie usanze, riposizionandole in un contesto cristiano, piuttosto che proibirle. La festa di fine estate druidica, Samhain, divenne così All Hallows Eve: la festa dei Santi. Fu Papa Gregorio Magno che, nel 835 d. C., con mossa astuta e lungimirante spostò la festa di tutti i Santi del Paradiso dal 13 maggio al 1 novembre. Tuttavia sotto il fuoco appena spento covava ancora una brace calda, dura da estinguere. Per spegnerla del tutto, qualche tempo dopo venne fissata anche la festa dei Morti, il 2 novembre. A questo punto la guerra sembrava vinta. Sembrava.
In realtà le tradizioni rurali sono le più difficili da estirpare perché continuano a tramandarsi di generazione in generazione. Ed anche nella nostra Italia si trovano tracce ancora vive di quei culti arcaici (pensate che qualcuno ha voluto vedere un seme di halloween nella festa di Pomona e nei parenthalia degli antichi romani!).
Per esempio, un po’ in tutta la Sardegna, sopravvive l’usanza di Is Animeddas o Su mortu mortu. Anche in questa ricorrenza, al pari di quella più nota americana, i bambini travestiti da fantasmi vanno di porta in porta a chiedere dolcetti. Naturalmente esistono dolcetti fatti apposta per il giorno dei morti, come i gustosissimi Papasinos neri o i suggestivi ossu de mortu.
Ancora, a Pettorano sul Gizio, in Abruzzo, esiste una festa, celebrata fra la fine di ottobre e i primi di novembre, che si chiama “Capotempo“, letteralmente, “capodanno”(e che cosa vi ricorda questo nome?) . Un tempo, durante questa festa, e in particolare nel giorno di Tuttiisanti, ai ragazzi e ai bisognosi si facevano doni e offerte, perché considerati figure più vicine ai morti, in quanto umili e inermi. Era anche in uso creare una sorta di spaventapasseri munito di corna che veniva trasportato in processione. La festa includeva infine la visita agli ossari del paese.
Anche l’uso di intagliare la zucca per trasformarla in un volto maligno non è poi così tanto una novità. Basti pensare che in Puglia, ad Orsara(FG), si celebra una festa chiamata Fucacoste, in cui il simbolo di Halloween, la zucca intagliata, ha il ruolo da protagonista.
Addirittura alcuni Orsaresi rivendicano tenacemente l’invenzione della zucca malvagia spiegando come siano stati proprio i loro avi, emigrati in America, a impiantare quest’uso del Nuovo Continente. Gli anziani del paese raccontano poi come già “ai loro tempi” si usasse porre le zucche svuotate della loro anima, con una candela accesa all’interno, ai bordi delle strade, o sulle finestre, mentre in piazza si accendevano dei grandi falò con rami di ginestra (per approfondire potete leggere questo articolo).
Se poi dal sud passiamo al nord dello Stivale, non pensiate che le cose cambino poi di tanto: a Bormio, in Lombardia, per la notte del 2 novembre si è soliti porre una zucca ricolma di vino sul davanzale. In fondo, un buon bicchiere di vino non si nega a nessuno, neppure ai morti. In Val’ d’Ossola, in Piemonte, invece, si lascia loro a disposizione tutta la casa, mentre si va con tutta la famiglia al cimitero, cosìcché possano ristorarsi con un po’ di privacy. E’ poi lo scampanio delle campane a indicare alle anime dei defunti quando è l’ora di tornare nell’Aldilà.
Ed infine, dalla parti di casa mia, nella provincia di Massa Carrara, in quest’occasione, si faceva dono ai bambini di collane di castagne bollite e mele per rasserenare l’anima dei defunti di famiglia. Anche mio padre me ne confezionava una da bambina… Mentre poco distante, in Val di Vara, nel borgo di Pignone (SP) si tramanda l’usanza di U Ben di Morti, con un banchetto benaugurale che si fa risalire all’antico popolo dei Liguri.
Insomma, queste sono solo alcune delle tradizioni diffuse in Italia che fanno un po’ da trait d’union con quella più famosa americana. Alla fine Halloween – che si faccia ricorso al trucco pesante e a un immaginario che attinge dal cinema horror, non importa! – potrebbe essere visto come l’occasione per riscoprire antiche usanze cancellate dall’avvento dell’era contemporanea.
In fondo, la caccia alle streghe non ha mai giovato a nessuno 😉
Non esitate a scrivermi se siete a conoscenza di altre usanze! Buona festa a tutti!
Dovrei chiedere a mia nonna perché mi pare che dalle mie parti (Piemonte tra Roero e Langhe) si usasse lasciare delle caldarroste per i morti, ma non sono sicura di ricordare bene. In effetti quando ero bambina ricordo che nel periodo di visita ai cimiteri, tra le vie del mio paese iniziavano a comparire i “caldarrostai” con i loro pentoloni e le castagne arrosto.
Buona domenica ❤️
Sì! sarebbe interessante! Alla fine si scopre che ogni zona aveva una tradizione precisa e ben radicata, che forse si è persa un po’, ma che varrebbe la pena essere conosciuta! Grazie di esser passata!