Inserita nella piccola Provincia della Massa Trabaria prima e nel Ducato d’Urbino poi, l’Alta Valle del Metauro conserva a tutt’oggi il carattere tipico di terra di frontiera. E lo scorrere dei secoli, contrassegnato dal continuo guardarsi da vicini scomodissimi, deve avere molto contribuito al formarsi nei suoi abitanti di maniere schiette e un po’ guardinghe.

Non che da queste parti le persone siano di vedute limitate o prive di senso di accoglienza: tutt’altro. Solo che il modo semplice di essere e il profondo sentirsi parte di una comunità battono di gran lunga la per nulla ostentata necessità di sapersi vendere.

Quella dell’Alto Metauro è insomma una valle restia a raccontarsi e, al contempo, un luogo dove meraviglia e tradizione non sono pezzi da museo ma parte del vivere quotidiano.

E, detto tra noi, non è un caso se questo pezzettino d’Italia, quasi totalmente estraneo alle maggiori rotte turistiche nazionali, viene letteralmente preso d’assedio da olandesi, tedeschi e americani: alla scarsa loquacità degli indigeni fa da contraltare la peculiare bellezza dei luoghi, un incanto che non tarda a mostrarsi.

E così la Scuola Italia e gli altri istituti votati all’insegnamento della lingua e della cultura italiana sparsi nella zona funzionano come una calamita: gli studenti arrivano da mezzo mondo per un corso di qualche settimana e sovente finisce che, ammaliati dal territorio, vi piantino radici profondissime. Tutt’altro che raro è passeggiare per borghi rurali un tempo disabitati e scoprirli tornati alla vita, vedere bambini biondissimi scorrazzare scalzi per le antiche vie di pietra e sentire risuonare nell’aria risa ed espressioni in lingue di cui nemmeno si poteva sospettare l’esistere.

Ma che cos’ha di tanto speciale l’Alta Valle del Metauro? Una risposta,  o meglio un suo assaggio, la troverai nelle righe che seguono.

URBANIA

Palazzo Ducale di Urbania nell'alta valle del Metauro
Il Palazzo ducale di Urbania -photocredit: Marco Toccacieli

Urbania, conosciuta anche come l’Antica Casteldurante, è  probabilmente – grazie alle sue preziose ceramiche e alla Festa della Befana che richiama ogni anno migliaia di bimbi da ogni dove – la cittadina più nota e blasonata del posto.

Settemila anime appena, eppure basta un istante o poco più per capire che non si tratta di un paesello come un altro: vicoli, musei, chiese e palazzi riflettono una remota nobiltà, quella di Capitale della piccola Massa Trabaria che fu, appunto, Urbania.

Strabiliante, a dir poco, è l’immagine di Palazzo Ducale che si riflette sulle acque mansuete del Metauro. E se il contenitore ha dell’incredibile, il contenuto non è da meno: è infatti possibile visitare il Museo della Storia dell’Agricoltura, ricordo di un passato prossimo eppure così lontano, oppure perdersi a contemplare le meraviglie conservate nel Museo Civico che trova spazio nei grandi saloni del piano nobile. Tra dipinti e incisioni di grandi artisti spiccano quelli di Federico Barocci e Raffaellino del Colle. E poi, come non rimanere piacevolmente basiti di fronte ai globi del Mercatore, opere di valore inestimabile, o alla grandiosa stampa del Trionfo di Carlo V?

E le sorprese non finiscono qui, dal momento che  gli amanti della letteratura potranno ammirare volumi unici al mondo: una Divina Commedia edita nel 1491, un Cortegiano (1528) e i Sonetti di Torquato Tasso (1583).

Da Palazzo Ducale, edificio progettato nel 1470 da Francesco di Giorgio Martini su commissione di Federico da Montefeltro e ultimato da Girolamo Genga sotto i Della Rovere, è possibile raggiungere – attraverso un sentiero – il Barco, antica riserva di caccia e luogo di delizia dei duchi d’Urbino.

Barco Ducale di Urbania
Barco Ducale Urbania- licenza creative commons

Tra i numerosi tesori che il glorioso ieri ha lasciato in eredità alla cittadina marchigiana ve n’è uno piuttosto macabro: la Chiesa dei Morti. Vera e propria tappa obbligata per gli appassionati del genere, l’edificio – un tempo conosciuto come Cappella Cola – dalla prima metà dell ‘800 conserva al suo interno diciotto corpi mummificati, alcuni con tanto di pelle unghie, capelli e organi interni. E tutti con una storia da raccontare.

La Chiesa dei Morti di Urbania
La Chiesa dei Morti di Urbania – photocredit: Marco Toccacieli

SANT’ANGELO IN VADO

Dal momento che Urbania dista solo qualche decina di chilometri da Urbino, si potrebbe pensare che il campanilismo più acceso sia da ricercare proprio tra le genti di queste due antiche capitali. E invece l’antagonista per eccellenza di Casteldurante è Sant’Angelo in vado.

Una competizione sentitissima, che vede i due Comuni sfidarsi anche a colpi d’incanto. Il territorio vadese, infatti, non solo può vantare una delle dieci balze più belle d’Italia (Cascata del Sasso) e chiese da capogiro come quella di Santa Maria in Extra Muros, ma si è addirittura fatto protagonista di quello che è uno tra i più importanti rinvenimenti archeologici dell’ultimo mezzo secolo: una dimora gentilizia di oltre mille metri quadrati risalente al I° secolo d.C. ricca di preziosi mosaici e conosciuta come Domus del Mito.h

MERCATELLO SUL METAURO

Piazza Garibaldi Mercatello sul Metauro
Piazza Garibaldi-Mercatello sul Metauro-photocredit: Marco Toccacieli

Inforcando nuovamente la strada che ora, mentre i rilievi dell’Appennino si stagliano sempre più massicci contro l’orizzonte, prende a essere bordata da case coloniche che ben ricordano le cascine della vicina Toscana, si arriva – nel giro di qualche minuto – in quel di Mercatello sul Metauro.

Non ci si lasci ingannare del toponimo tutt’altro che altisonante e che vorrebbe l’antica presenza in loco di un piccolo mercato territoriale: Mercatello, con i suoi duemila abitanti scarsi, è a tutti gli effetti una città d’arte. Un paese bellissimo che non di rado viene chiamato “la piccola Urbino” e che può fregiarsi di riconoscimenti importantissimi a livello turistico: in effetti, è al contempo ‘bandiera arancione’ e uno dei ‘Borghi più Belli d’Italia’.

A valergli i prestigiosi titoli sono Palazzo Ducale e il suo degno rivale, quella dimora dei Signori Fabbri che la gente del posto chiama il Palazzaccio.

il Palazzaccio Mercatello nell'alta valle del Metauro
Il Palazzaccio di Mercatello- photocredit: Marco Toccacieli

E vuoi che il paese d’origine di religiose come Santa Veronica Giuliani e la Beata Margherita della Metola non conti anche straordinari luoghi di fede? E tra questi a impressionare di più il visitatore è il trecentesco complesso monumentale di San Francesco.

La pesante struttura, completamente realizzata in arenaria, è di stile romanico, anche se non mancano elementi gotici a tradire i rimaneggiamenti subiti dalla costruzione nel corso dei secoli. Un arco a sesto acuto immette nell’unica navata di cui si compone la chiesa. Più che i curiosi affreschi che colorano le pareti, sono l’Arco Trionfale in travertino posto nei pressi dell’abside, il bel Crocifisso di Giovanni da Rimini e l’imponente monumento funebre dedicato a Bartolomeo Brancaleoni ad attirare l’attenzione di chi guarda. I vani della sacrestia e del piano superiore sono oggi interamente occupati da un museo che raccoglie opere d’arte provenienti dal territorio. E tra queste, la più antica immagine del Poverello d’Assisi impressa su vetro.

Pare proprio che l’abitato di Mercatello sia fin troppo piccolo per contenere tutte le sue meraviglie. E, in effetti, altra bellezza si perde nelle sue campagne: basti citare quello straordinario borgo fortificato che ha nome Castel della Pieve, villaggio dove un manipolo di nobili toscani decretò l’esilio di Dante da Firenze.

Castello della Pieve - Mercatello
Una veduta di Castello della Pieve. Photocredit: Marco Toccacieli

BORGO PACE

Da ultimo voglio dire di Borgo Pace. Per la verità, se ci si fermasse al capoluogo comunale, non ci sarebbe granché da raccontare: a parte un bel campo da golf e un luogo piuttosto romantico che vede i torrenti Meta e Auro prima accarezzarsi e poi unirsi come amanti, poco altro c’è da vedere.

Si tratta di un paese letteralmente spazzato via dalla furia dei nazisti nel corso della seconda guerra mondiale. Eppure, nonostante gli edifici moderni del rinato abitato, di bellezza ne rimane eccome. Ce n’è in abbondanza, ed è tutta contenuta nelle tradizioni e nelle frazioni che, come satelliti, ruotano attorno al piccolo capoluogo comunale. Bellissimo il villaggio di Lamoli, e ancor più sorprendente è la sua Abbazia intitolata a San Michele Arcangelo, le cui origini sono da far risalire a un giorno perduto nel VI° secolo.

Abbazia di San Michele Arcangelo - Lamoli
L’Abbazia di San Michele Arcangelo – Lamoli- photocredit: Marco Toccacieli

A fianco del peculiare luogo di fede trova posto il Museo dei Colori Naturali, dove il visitatore troverà il modo di ripercorrere la storia del colore dalle origini fino al primo ‘900, quando i colori sintetici fecero capolino sul mercato.

Vi sono poi, sparsi per il territorio, abitati ancor più piccoli di quello appena menzionato, ma non per questo meno caratteristici: assolutamente da non lasciarsi scappare è Parchiule, dove le case presentano ancora tetti in lastre d’arenaria e la gente vive dei mestieri del bosco.

le gorghe di Parchiule nell'alta valle del Metauro
Le gorghe di Parchiule-photocredit: marco Toccacieli

Va da sé che un Comune come Borgo Pace, ficcato com’è nel bel mezzo delle amene macchie appenniniche, non può che convivere con una natura affascinante e ancora selvaggia: quasi non si contano le gorghe da film in cui l’estate è possibile trovare refrigerio, gli straordinari sentieri e i luoghi buoni a ricercare funghi e tranquillità.

COSA MANGIARE E DOVE DORMIRE NELL’ALTA VALLE DEL METAURO

Ca' Montioni - Borgo nel territorio di Mercatello
Ca’ Montioni, ph. Marco Toccacieli

Benché a farla da padrone sulle tavole dei ristoranti sia il pregiato tartufo, è bene sapere che questa non è l’unica leccornia offerta dal territorio. Non credo che tu possa dire di aver conosciuto davvero l’Alta Valle del Metauro se prima non hai assaggiato il famoso pane allo zenzero o i piatti a base di patata rossa di Sompiano (Borgo Pace) e, per ciò che concerne Urbania, il crostolo (una sorta di piadina sfogliata, ma molto più pesante e saporita) e le celebri lumache alla durantina.

I palati più arditi possono poi azzardare una squisita corradella d’agnello annaffiata da abbondante vino rosso.

Per il soggiorno potresti pensare a Ca’ Montioni, un borgo del trecento perduto nelle campagne mercatellesi, completamente riattato ad agriturismo: un luogo dove quiete, bellezza e buon mangiare sono all’ordine del giorno.

Davvero caratteristico è anche il b&b ValdericArte (Lamoli), una casa d’artista inserita nel magnifico contesto boschivo dell’Alpe della Luna. Si tratta di una struttura ricettiva che tiene vive le tradizioni locali con numerosi corsi e, oltre a essere ideale punto di partenza per gli appassionati di trekking, dispone anche di un piccolo e curiosissimo museo: quello delle piante tintorie.

Buona visita!

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